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Charles Darwin 

Charles Darwin (1809-1882) nacque a Shrewsbury, nel Kent, da una famiglia di condizione alto-borghese; il padre era medico, il nonno, Erasmus era stata una personalità di spicco negli ambienti intellettuali del suo tempo, la madre era una Wedgewood (nome di una delle più note fabbriche di porcellane inglesi).

Nel 1925 Darwin fu mandato dal padre ad Edimburgo per seguire gli studi di medicina, li interruppe dopo solo due sessioni: aveva infatti orrore del sangue e della sofferenza; il periodo scozzese non fu però infruttuoso, in quanto gli permise di ampliare le sue collezioni naturalistiche, di diventare un esperto tassidermista e di conoscere numerosi naturalisti con i quali mantenne sempre una fitta corrispondenza, in quegli anni divenne membro della Plinian Society e frequentò assiduamente Robert Grant, esperto di biologia marina e amico di  Étienne Geoffroy.

Nel 1827 entrò al Christ College di Cambridge, per avviarsi al sacerdozio; in questo periodo lesse più volte (come Il giovane Darwin in un ritratto di George Richmond.afferma nelle sue lettere) i 35 volumi del Viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo continente di Alexander von Humboltdt, considerato uno dei fondatori della geografia moderna; questa lettura gli fece maturare il desiderio di conoscere nuove terre. Si appassionò allo studio degli insetti, tanto da scrivere nell'Autobiografia: … a Cambridge nessuna occupazione mi interessò tanto e mi dette tanto piacere quanto la raccolta degli insetti…. (evidentemente la preparazione alla professione di curato di campagna era l'ultimo dei suoi pensieri)

Nell’agosto del 1831 Henslow, insegnante di botanica a Cambridge e caro amico di Darwin, gli propose di accettare un incarico come naturalista a bordo del brigantino Beagle. Al ritorno dal viaggio, che contribuì a fargli maturare una straordinaria competenza come naturalista, iniziò a mettere ordine nei suoi appunti e nella sua imponente raccolta di materiale, inviando a numerosi specialisti gli esemplari di vertebrati fossili da lui raccolti; Owen, per esempio, descrisse e classificò il Toxodon, mentre lui stesso si dedicò alla classificazione dei reperti di invertebrati e   curò la pubblicazione del rapporto scientifico sulla spedizione e Il viaggio del Beagle (1839). Nello stesso anno sposò la cugina Emma Wedgwood e la coppia, dopo un breve soggiorno a Londra, si trasferì nel 1842 a Down, nel Kent, dove Darwin visse sino alla morte; il trasferimento in campagna si era reso necessario a causa dello stato di salute del naturalista, che fu afflitto per tutta la vita da cefalee, disturbi intestinali, insonnia. Malgrado lo stato di salute precario, la sua attività fu instancabile, come dimostra la quantità di opere da lui prodotte.

Le ragioni che portarono Darwin a diventare evoluzionista, hanno fatto versare fiumi di inchiostro; certamente l'idea della trasformazione dei viventi era nell'aria, come testimoniano ad esempio le opere di Spencer o di Chambers, comunque sia, spese gli anni precedenti alla pubblicazione dell’Origine ad accumulare un gran numero di dati, intrattenne fitti rapporti epistolari con gli amici naturalisti che aveva conosciuto a Edimburgo, a Cambridge e durante il suo breve soggiorno a Londra e con numerosi allevatori inglesi. Nel 1838, come racconta nell’autobiografia, aveva letto il Saggio sulla popolazione di Malthus, che gli fece comprendere come la “guerra della natura” descritta con grande efficacia dai naturalisti precedenti, non coinvolgesse soltanto il rapporto preda predatore, ma si attuasse anche all’interno della stessa specie. Nel 1839, come risulta dai suoi diari, l’abbozzo della teoria era già delineato e nel 1844 scrisse un saggio abbastanza completo; eppure non si decise a rendere pubbliche le sue idee per molti anni ancora, sia perché voleva accumulare dati incontrovertibili, sia, forse, per timore dello scalpore che un’opera di tal fatta avrebbe sollevato. 

Nel 1846 iniziò lo studio sistematico sui cirripedi, a cui si dedicò per ben 8 anni. La passione che lo animava nel classificare questi animaletti, non era però di stampo linneano, non andava alla ricerca degli archetipi di Cuvier ma di antenati. Probabilmente non si sarebbe mai deciso a rendere pubbliche le sue idee, se non avesse ricevuto una comunicazione da Wallace. Darwin, sebbene sconvolto dal pensiero di essere stato preceduto, molto sportivamente aveva intenzione di lasciare a Wallace il merito della scoperta, ma gli amici, in special modo Huxley , Hooker e Lyell convinsero lo scienziato a pubblicare un articolo sulla Linnean Society firmato congiuntamente da Darwin e Wallace. 

Nel 1859 usciva L’origine della specie attraverso la selezione naturale e vedeva così la luce la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale. il libro ebbe una grande risonanza, anche se non mancarono critiche; forse la più puntuale fu quella di G. J. Mivart e la più malevola fu quella di R. Owen; nel dibattito entrò in campo anche Samuel Butler. Nel 1871 uscì L’origine dell’uomo e la selezione sessuale e nel 1872 L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali. Darwin si occupò solo di sfuggita dell'origine della vita; ecco quanto scrisse in una lettera all'amico William Jackson Hooker:

 

 è possibile che "[...] in qualche piccolo stagno caldo, in presenza di ogni sorta di ammoniaca e di sali fosforici, luce, calore, elettricità, ecc. si sia formato un qualche composto proteico già pronto a subir mutamenti anche più complessi, oggi una tale sostanza verrebbe istantaneamente divorata o assorbita, cosa che non sarebbe accaduto prima della formazione degli esseri viventi […]".

Questo brano, spesso citato per l'accenno al brodo primordiale, contiene un'osservazione importante: in un mondo privo di vita, la materia organica non subisce decomposizioni alcuna e può rimanere sulle onde, in piccole pozze calde, sui fondali oceanici, nelle meteoriti provenienti da altri mondi (ovunque ci piaccia pensare siano nate le prime molecole organiche) per un tempo indeterminato. Microsfere costituite esclusivamente da fosfolipidi, o da proteinoidi (pressoché impenetrabili rispetto ai nutrienti) possono esser rimaste immutate nel tempo, "morte", sino a quando non si è innescato un primordiale metabolismo. 

 

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