Thomas Henry Huxley
Figlio
di un insegnante di matematica, Thomas Henry Huxley (1825 -1895) ricevette
un'educazione informale; lesse tuttavia molti libri di carattere scientifico,
storico e filosofico e da solo imparò il tedesco. A quindici anni iniziò il suo
apprendistato in medicina presso lo zio, chirurgo all'ospedale di Coventry
per poi continuare gli studi medici a Londra. A ventuno anni si imbarcò
come assistente medico presso la nave reale Rattlesnake per un viaggio di
quattro anni in Australia e Nuova Guinea, durante il quale collezionò e studiò
invertebrati marini, spedendo in patria materiale ed appunti di viaggio. I suoi
lavori e il ricco materiale vennero apprezzati in patria, tanto che al suo rientro divenne membro
della Royal Society e successivamente ricoprì la carica di rettore presso l'università di Aberdeen.
Conobbe Darwin pochi anni prima della pubblicazione dell'Origine. Huxley
fu molto convinto dal saggio, tanto da divenire uno dei più strenui sostenitori
dell'autore ed essere conosciuto col nomignolo di "mastino di Darwin".
Nel 1860 prese parte al famoso dibattito sull'evoluzione, svoltosi ad Oxford in
cui Huxley entrò in polemica con l'arcivescovo Samuel Wilberforce e col capitano
del Beagle Robert FitzRoy; secondo la leggenda, l'arcivescovo chiese
polemicamente a Huxley
se questi discendesse dalle scimmie da parte della nonna o del nonno e lo
scienziato replicò seccamente che senza dubbio avrebbe preferito discendere da
una scimmia piuttosto che da Wilberforce. In Man's Place in Nature (1863), teorizzò la stretta parentele fra scimmie e
uomini.
Huxley andò ben oltre le idee del padre dell'evoluzionismo;
in
Evolution and Ethics (1893), per esempio, sostenne che etica ed
evoluzione biologica sono fra loro incompatibili e pertanto è necessario che
l'uomo combatta la sua natura per favorire il progresso della società civile,
affermazioni che furono fatte proprie -estremizzate- da G.
J. Mivart.
Si interessò anche al
problema, appena toccato da Darwin, dell'origine
della vita.
Nella seconda metà dell'Ottocento era
stata formulata la teoria cellulare, che, secondo la formulazione più completa
attribuibile a Virchow (1821-1902), sostiene che:
tutti gli organismi sono composti da una o più cellule e la cellula è l'unità
di base secondo la quale è organizzata la vita, ogni cellula deriva da un'altra
cellula.
Molti studiosi
ritenevano che la sostanza di consistenza gelatinosa che si riscontra in tutte
le cellule, fosse la qualità specifica dei viventi, una sorta di materia
speciale, impossibile da indagare attraverso i consueti metodi chimico-fisici; a
tale sostanza fu dato il nome di protoplasma e molti pensarono che essa
rappresentasse il germe primordiale della vita.
Huxley,
esaminando campioni di fango prelevati durante una spedizione oceanografica
atlantica,
descrisse una materia trasparente gelatinosa, che a suo parere era una
massa di protoplasma: vita, dunque, allo stato nascente e pertanto una possibile
dimostrazione della nascita della vita a partire da materiale inorganico. Dopo 15
anni, fu appurato che il Bathybius (così era stato chiamata l'entità) non
era un nuovo genere di materia, ma semplice solfato di calcio allo stato amorfo.
Lo
scienziato fu anche molto impegnato nel sociale: si batté per
l'approvazione di numerose riforme, ivi comprese quelle per l'emancipazione delle donne e
per migliorare le condizioni dei negri. |