Gli sviluppiLa riscoperta, agli inizi del Novecento, del lavoro di Mendel, i successivi studi di genetica delle popolazioni e naturalmente la nascita della biochimica e la conseguente individuazione della struttura del DNA, della replicazione e della trasmissione dell’informazione genetica, apportarono ulteriori conferme alla teoria evolutiva e spiegarono in modo soddisfacente i meccanismi che consentono l’invarianza della specie e le sue modifiche. Contemporaneamente gli zoologi, il cui esponente più significativo e noto è Ernst Mayr (1904), misero a punto la definizione biologica delle specie. Studiando sul campo le variazioni geografiche delle specie, essi verificarono ulteriormente ciò che Darwin aveva compreso attraverso l’osservazione dei fringuelli delle Galapagos, e cioè che, se un gruppo appartenente a una certa popolazione va ad occupare un territorio isolato in cui esistono nicchie ecologiche vuote, può diversificarsi e dare origine a nuove specie attraverso il meccanismo di quella che fu definita da Mayr “speciazione geografica o allopatrica ”. La paleontologia, inizialmente una disciplina eminentemente descrittiva, che si preoccupava di individuare i legami di parentela che univano reperti fossili, ha subito un profondo rinnovamento ad opera di George G. Simpson: in Tempo and mode in evolution (1944) (trad. It. : Ritmo e meccanismo dell’evoluzione) dimostrava che “[...] la storia della vita, così come risulta dai resti fossili disponibili, è compatibile con i processi evolutivi della mutazione e della variazione genetica guidata dalla selezione naturale verso l’adattamento delle popolazioni [...]” Nel 1947 si tenne un congresso a Princeton dal titolo Genetica, Paleontologia ed Evoluzione; in esso fu ufficialmente sancito ciò che negli anni precedenti era andato maturando, cioè una profonda ed ampia convergenza di zoologi, genetisti, paleontologi sui meccanismi fondamentali attraverso cui si svolge l’evoluzione; alla nuova teoria evolutiva che ampliava la teoria darwiniana, conservandone però i principi fondamentali, fu dato il nome di “teoria sintetica dell’evoluzione”, per porre l’accento sulla straordinaria, sostanziale convergenza fra le varie discipline in temi evolutivi e sul contributo che le stesse erano state in grado di offrire. Il congresso segnò simbolicamente la data di nascita di quella teoria che era ormai divenuta la teoria unificante per tutta la biologia, e che tale è rimasta sino ad oggi. I problemi aperti sono ancora , però, ancora molti [1] nel circa il 90% delle piante le radici contraggono simbiosi con ife fungine: il fungo assume glucidi dalle piante e immagazzina ioni minerali presenti in soluzione nel terreno, per poi cederli alle piante quando questi scarseggiano. |
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