Il concetto di specie
Si tratta di un concetto sfuggente, sulla cui esatta definizione non vi è
ancora l'accordo fra gli
studiosi. è
indubitabile che il concetto ha radice biologica ed è anche abbastanza semplice
definire la specie animale, in quanto ci si può basare sul fatto che in questo
caso la riproduzione sessuale è la norma e quindi, al di là delle caratteristiche
morfologiche, è abbastanza semplice stabilire sperimentalmente se due individui
appartengono o meno alla stessa specie: basta incrociarli e verificare se i
figli sono a loro volta fecondi; in questo caso si può definire la specie come
costituita da gruppi di
popolazioni naturali che si incrociano fra loro e che sono isolate, dal punto
di vista riproduttivo, da altri gruppi analoghi (Mayr). Nel caso delle piante, però, la situazione si
fa molto più complessa, in quanto qui la riproduzione vegetativa è molto
frequente e anche casi di improvvisa poliploidia a volte superano facilmente la
barriere che dovrebbero esistere fra specie diverse; naturalmente, nel caso dei
batteri il concetto perde di significato, in quanto questi hanno la capacità,
grazie ai plasmidi, di "saltellare" da un organismo all'altro. Mentre per il
naturalista locale, poi, la specie coincide con la forma presente nel luogo di
indagine, se si osserva la una specie diffusa su ampi territori, si può
assistere alla presenza di specie politipiche, cioè
che hanno caratteri diversi a seconda il territorio occupato; malgrado
siano ancora fra loro interfeconde, presentano ampie variazioni geografiche; di questo si era già reso conto Linneo, che aveva liquidato il problema, parlando semplicemente di
"varietà" di cui lo scienziato non si deve preoccupare.
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