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Edward O.Wilson

Edward WilsonLo statunitense Edward Osborne Wilson, ( 1929) è nato a Birmingham, Alabama; i suoi studi sperimentali si sono rivolti principalmente all'entomologia ed hanno riguardato in particolare l'utilizzazione dei ferormoni nella comunicazione animale, ma lo studioso è noto soprattutto per aver aperto il dibattito sulla sociobiologia con il saggio Sociobiology: The New Synthesis del 1975 (Sociobiologia, la nuova sintesi trad. It. 1979). Secondo Wilson, come del resto secondo la maggior parte degli etologi, i comportamenti animali - e pertanto anche umani- hanno basi ereditarie. Le società animali sono imparentate fra loro e pertanto hanno numerosi geni in comune; questi possono diffondersi grazie alla riproduzione individuale, che spiegherebbe la selezione di comportamenti egoistici, come l'aggressività, la territorialità, la grande cura con cui le femmine scelgono i maschi, la dominanza maschile ed altri comportamenti che accrescono il successo riproduttivo dell'individuo; possono anche aumentare il successo riproduttivo della società nel suo complesso - aumentando anche la diffusione dei loro geni, dal momento che essi sono con tale società strettamente imparentati- attraverso comportamenti apparentemente altruistici, grazie alla selezione parentale; in questo caso, la loro riproduzione può essere messa a rischio o può addirittura essere abolita, se c'è un sufficiente vantaggio per i conspecifici. Si tratta, dunque, una precisazione importante della teoria evolutiva, ma Wilson si è spinto oltre e, come successivamente ha fatto Richard Dawkins, ha sostenuto che è il gene e non l'individuo o la società nel suo complesso, l'unico oggetto di selezione e che è possibile applicare le regole scoperte sul comportamento delle società animali, alla più complessa società umana, in cui l'evoluzione culturale gioca un ruolo fondamentale che non può essere trascurato. Affermando che la maggior parte dei comportamenti umani è geneticamente determinata, Wilson ha varcato il confine fra le scienze della natura e le scienze umane. 

Ne emerge così un quadro secondo cui, ad esempio, l’addottrinabilità (“Gli esseri umani sono assurdamente facili da ammaestrare... essi ne vanno in cerca”.) e la fede cieca (“Gli uomini sono disposti a credere piuttosto che a conoscere”) sarebbero conseguenze adattative dell’evoluzione umana, poiché secondo l'autore gli individui conformisti si sottomettono più spesso agli obiettivi comuni del gruppo, garantendo sostegno anziché ostilità e accrescendo quindi la loro idoneità riproduttiva. Il quadro da lui delinato è sotto diversi aspetti simile a quello tracciato da Herbert Spencer, secondo il quale le disuguaglianze sociali sono il prodotto della selezione naturale e come tali devono essere accettate come naturali ed inevitabili; in questo modo Wilson, e con lui tutti i sociobiologi, trascurano l'importanza della capacità dell'uomo di creare cultura, che è anche in grado di modificare l'evoluzione biologica; il confine fra comportamenti innati ed appresi è molto incerto, inoltre, comportamenti che potevano essere adattativi nel lontano passato, non è detto che lo siano nelle società moderne. Le sue posizioni sono state oggetto di critica da parte di Richard Lewontin e Stephen Jay Gould,

Malgrado le polemiche che lo studioso ha sollevato, non si deve dimenticare che siamo di fronte ad un grande scienziato, da anni impegnato nello studio delle reti ecologiche che caratterizzano il Pianeta. Il suo libro, The diversity of life è un'accorata denuncia della drammatica erosione della biodiversità che sembra caratterizzare il Ventesimo secolo.

 

 

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