I Chirotteri
inserito il: 30 gennaio 2007
L’ordine dei chirotteri comprende mammiferi dotati di struttura anatomiche adattate al volo, per
la presenza di una membrana sottilissima che unisce le estremità delle dita degli arti anteriori con quelli posteri (patagio) spesso con la coda (uropatagio). Il pollice, talvolta l’indice dell’arto anteriore è dotato di un artiglio con il quale si appende ad una superficie durante il riposo diurno o durante il letargo invernale.
I pipistrelli, il nome comune dei chirotteri, sono animali che non costruiscono nidi o giacigli. Il neonato, talvolta i neonati si aggrappa alla madre e si attacca subito ad uno dei capezzoli. Le ghiandole mammarie sono presenti in posizione alto toracica; talvolta alcune ghiandole mammarie non secernenti, sono presenti nella zona inguinale.
I chirotteri sono distribuiti in tutta la Terra ad eccezione di alcune aree antartiche. L’ordine dei Chirotteri è diviso in due sottordini: quello dei Megachirotteri, di grandi dimensioni, in genere frugivori e non presenti in Europa e il sottordine dei Microchirotteri. In Italia sono presenti solo tre famiglie delle 17 che formano i Microchirotteri: Rinolofidi, Miniopteridi,Vespertilionidi e Molossidi.
Seppure la determinazione specifica non è sempre agevole, le tre famiglie sono tra loro facilmente distinguibili. I Rinolofi sono dotati di una tipica foglia nasale, questo il nome con il quale si indica il musetto di questo gruppo. I Vespertilionidi e Molossidi, posseggono invece un musetto allungato; a loro volta, i Molossidi si distinguono dai Vespertilionidi per la coda che fuoriesce dalla membrana alare per più di 10 mm; in Italia è presente una sola specie di Molossidi , il Molosso di Cestoni
Tadarida teniotis.
I primi studi scientifici sull’orientamento al buio e le modalità di localizzazione degli oggetti derivano dagli studi di Lazzaro Spallanzani. Alla fine del 1700 nella Rocca di Scandiano catturò ed effettuò un gran numero di esperimenti sull’orientamento dei pipistrelli e per confronto anche con alcuni uccelli. Leggendo i suoi manoscritti, va detto che l’entusiasmo per la ricerca e il desiderio di carpire i segreti di questi animali superava ampiamente quello che noi oggi chiameremmo etica o limite deontologico di ricerca. “ Due (pipistrelli) sono stati sbulbati, dopo nel foro si è posta la solita pallottolina schiacciata di vischio.” ancora: “ Jeri dopo pranzo accecai con il fuoco un pipistrello, e turai le narici con cera lacca.” E così via molte e molte volte. Malgrado le sofferenze inferte a questi animaletti, va il merito a Spallanzani di avere individuato la capacità di orientamento dei pipistrelli anche quando gli altri organi fossero stati resi inutilizzabili. Per ciò egli ipotizzò la presenza in questi animali di un “sesto senso”.
Oggi sappiamo, grazie alle dimostrazioni di Pierce e Griffin (1938) che il “sesto senso”di cui parlava Lazzaro Spallanzani, in realtà altro non è se non la capacità dei Chirotteri di emettere suoni ad alta frequenza e di essere in grado di recepire il ritorno di questi ultrasuoni quando essi sono respinti da un oggetto colpito. Se il mondo di molti altri mammiferi è fatto di luci e forme, quello dei pipistrelli di suoni per noi del tutto impercettibili; non per questo tuttavia il loro mondo è più impreciso di altri.
A dimostrazione di ciò valga la precisione con cui essi localizzano una preda in volo, che può essere una falena o un dittero come una zanzara. Altrettanto stupefacente è la loro capacità di localizzare una minuscola apertura che potrà diventare un loro rifugio, o ancora quella di inoltrarsi all’interno di un a grotta carsica evitando gli ostacoli di stalattiti e stalagmiti.
Le abitudini notturne, i loro ambienti di sosta diurna o di svernamento di difficile individuazione, la repulsione che molti hanno nei confronti di queste bestiole hanno in parte distolto molti studiosi dall’effettuare ricerche su questo gruppo. Malgrado ciò, nell’ambito della Società Teriologica Italiana si è costituito già dal Febbraio 1999 The Italian Chiroptera Research Group Site che oltre a coordinare molte ricerche, cerca anche di stimolare una sensibilità positiva su questo gruppo da parte della gente.
Non dimentichimoci, infatti, che ai chirotteri italiani vi appartengono 34 specie molte delle quali elencate in appendice II e IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE), ovvero specie che per varie motivazioni sono di interesse comunitario.
Oltre che essere specie protette dalla direttiva Habitat, lo sono anche grazie ad alcune convenzioni internazionali come quella di Bonn (Eurobats) e Berna.
La ricerca attuale si può avvalere di strumenti assai sofisticati come i bat-detector, in grado di individuare la presenza di chirotteri grazie alla capacità di rilevare ultrasuoni. Le analisi delle registrazioni con appositi software consentono in alcuni casi di giungere ad una determinazione, per molte specie, se non certa quanto meno probabile.
In un prossimo intervento analizzeremo alcune peculiarità biologiche, come quelle riproduttive o migratorie.
Mauro Furlani
Bibliografia:
Scaramella D. 1984 Chirotteri italiani, Edagricole
Spallanzani L. Giornale delle Sperienze e Osservazioni Il giornale dei pipistrelli. Biblioteca della Scienza. Giunti. 1994
Vernier E. Manuale pratico dei chirotteri italiani. Unione Speleologia Pordenonese
Altre notizie e attività di ricerca si possono trovare in :
http://fauna.dipbsf.uninsubria.it/atit/
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