Micromammiferi
inserito il: 05 gennaio 2007
Con il termine micromammiferi, non si fa riferimento ad una unità tassonomica, ma a gruppi di mammiferi di piccole dimensioni, da pochissimi centimetri fino alle dimensioni di un ratto.
Le diferenze di dimensioni, all’interno dei mammiferi, sono davvero notevoli; per rimanere ai mammiferi terrestri, si pensi che si va dai 2-3 grammi del minuscolo mustiolo (
Suncus etruscus) a quelle di un elefante africano di 6 tonnellate, oppure, estendendo il confronto anche con mammiferi acquatici, alla balenottera azzurra di ben 190 tonnellate.
Ai micromammiferi appartengono i due ordini, quello degli Insettivori e dei Roditori, sono esclusi i Chirotteri che, seppure di dimensioni simili, non vengono compresi in questo gruppo.
Al primo ordine appartengono le famiglie dei Soricidae e dei Talpidae; a quello dei Roditori le famiglie dei Gliridae, Microtidae e Muridae.
I micromammiferi assumono un interesse comune per la loro distribuzione ecologica, il loro ruolo all’interno della catena alimentare in diversi ecosistemi e anche per la capacità delle popolazioni di essere rappresentative delle condizioni ambientali di un territorio. I due ordini a cui appartengono i micromammiferi “costituiscono un unicum organico e coerente il quale studiato nell’insieme riflette bene le condizioni ambientali dei biotopi (...) Nappi A. 2001.
I micromammiferi, rappresentano ottimi modelli ausiliari per tentare di comprendere i modelli evolutivi di un ecosistema, le dinamiche di popolazioni al suo interno, i suoi fattori di vulnerabilità, ecc.
Non sono poche tuttavia le difficoltà di studio di questo gruppo di mammiferi. Si tratta infatti di mammiferi molto elusivi, quasi sempre con abitudini strettamente notturne e anche, in alcuni casi, è estremamente difficile la loro determinazione specifica.
Per il loro studio si utilizzano fondamentalmente due metodi: quello della cattura con trappole e quella dell’utilizzo delle borre di rapaci notturni.
Entrambi questi metodi presentano vantaggi e anche elementi negativi.
Il vantaggio della cattura è che si può disporre dell’animale intero e dunque con tutti gli elementi anatomici e morfologici per arrivare alla determinazione. In casi controversi è possibile eseguire ricerche genetiche sia per determinare la specie che per calcolare la variabilità tra le popolazioni. Questo metodo è tuttavia spesso cruento, impone cioè l’uccisione dell’animale. Inoltre, la cattura con trappole è selettiva, ovvero non tutte le specie sono catturate con la stessa facilità e frequenza. Per evitare il primo inconveniente si possono utilizzare trappole non cruente “hair-sampling tube” con le quali si distacca dall’animale solo un ciuffetto di peli da cui poter effettuare le analisi necessarie.
L’altro metodo utilizzato ormai da decenni è quello di utilizzare i reperti ossei ritrovati nelle borre di rapaci notturni. In Italia questo metodo venne introdotto già dagli anni ’70 su borre di barbagianni (Contoli 1976). Il metodo offre il vantaggio, rispetto al precedente, di essere meno selettivo; il barbagianni sembra predare indistintamente tutti i micromammiferi presenti nell’area in funzione quasi esclusivamente all’abbondanza di una specie in un dato momento; in secondo luogo non è cruento dato che si lavora esclusivamente su reperti osteologici. Il limite del metodo è quello di non disporre dell’animale intero e dunque con grande difficoltà, talvolta, a giungere alla determinazione specifica. Da questo punto di vista le difficoltà maggiori si incontrano nei Muridi, tra le due specie del genere
Apodemus; (
Apodemus flavicollis) topolino a collo giallo oppure (
Apodemus silvaticus) topolino selvatico. Non meno difficile la determinazione delle tre specie del genere
Talpa (
T. europaea, T. caeca, T. romana ) o sempre tra gli insettivori nel genere
Neomys, genericamente toporagni, tra
Neomys fodiens e
N. anomalus.
Bibliografia citata
Contoli L. 1976 Predazione Tyto alba su micromammiferi e valutazione sullo stato dell’ambiente. Atti VI Simposio Nazionale sulla Conservazione della Natura, Bari 229-243
Nappi A. 2001 I micromammiferi d’Italia Edizioni Simone
Mauro Furlani
mauro.furlani@libero.it
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