Storie di cani, di lupi, di uominiJohn Griffith London (1876-1916) nacque a San Francisco, ma presto si trasferì, con la madre Flora Wellman e il patrigno, un veterano della guerra civile, a Oakland, dove fece gli studi primari per poi intraprendere vari mestieri: contrabbandiere di ostriche nella baia di San Francisco, lavoratore stagionale in vari stati dell'unione, marinaio e cacciatore di foche, guarda-costa. A diciannove anni riprese gli studi e terminò la scuola secondaria. Nel 1897 il fallimento dei primi tentativi letterari lo portò a cercar fortuna nel Klondike, nel Canada Nord Orientale, alla ricerca dell'oro, dove rimase un solo anno, per far ritorno in California colpito dallo scorbuto; questa esperienza farà da sfondo a tutta una serie di racconti pubblicata inizialmente in riviste e poi raccolta nel libro Il figlio del lupo (1900); proprio in quelle terre selvagge saranno ambientate anche le sue opere più riuscite, come Il richiamo della foresta (1903) e Zanna Bianca (1906). La fama letteraria non calmò la sua natura inquieta; per sfuggire ad un matrimonio ormai in crisi, da cui aveva avuto due figlie, lo scrittore partì per Londra, dove frequentò le zone più degradate città, raccogliendo materiale per il resoconto giornalistico Il popolo dell'abisso (1903). Ne seguì un periodo di intensa produzione letteraria, tanto che in soli 16 anni scrisse ben 50 libri, fra romanzi e saggi. Fra essi merita citare Prima di Adamo (1907), una storia sulla vita selvaggia dei primi uomini, Il tallone di ferro, un romanzo di fantapolitica in cui l'America, piegata da un capitalismo rapace, se ne libera raggiungendo il socialismo, Martin Eden (1909), il cui protagonista sale la scala sociale ed intellettuale, conquistando fama e prestigio in un mondo borghese che inizialmente lo aveva respinto, ma, disilluso, si toglie la vita. Si tratta di un'autobiografia romanzata della vita del suo autore che si mostrò profetica; London stesso, sette anni dopo la sua pubblicazione, minato dall'alcol, si toglierà la vita. Il pensiero di London, lettore vorace, anche se poco sistematico, fu profondamente influenzato da David Starr Jordan (1851 - 1931),Herbert Spencer , Thomas Huxley,
Charles Darwin,
Karl Marx, Ernst Haeckel, Friedrich Nietzsche. Proprio il darwinismo sociale di Spencer, Heackel e Jordan e il pensiero di Nietzsche contribuirono alla formazione della sua ideologia, basata sulla fiducia delle capacità di miglioramento del singolo, in grado di emergere rispetto ad una massa informe. Agli inizi del secolo il dibattito sull'evoluzione era particolarmente vivace; molti
sollevavano dubbi sulla incondizionata fiducia in un illimitato progresso dell'umanità e ad essa contrapponevano una progressiva degenerazione, un ritorno inesorabile al bruto o ad una stolida infanzia, come quella prefigurata da Wells nella Macchina del tempo (1895). Il riemergere all'interno della specie di caratteristiche rimaste sepolte per molte generazioni (reversione o atavismo) rappresentava un problema, il
cui significato sarebbe stato pienamente compreso solo con lo sviluppo della genetica, ma su cui molti scrittori, come Zola ( si pensi alla Bestia umana) e lo stesso London basarono molte loro opere. L’americano, convinto che l'evoluzionismo fosse diretto da una lotta per la vita interpretata nella sua forma più elementare di legge del bastone e della zanna [1]
, nutrì un amore incondizionato per le terre selvagge, in cui la lotta per la sopravvivenza raggiunge gradi estremi di ferocia e in cui gli istinti primordiali potevano manifestarsi in tutta la loro forza. Fu particolarmente interessato al magico rapporto che è possibile stabilire fra l'uomo e il cane, o la sua forma selvaggia, il lupo, e probabilmente considerava gli altri mammiferi non umani molto più "umani" degli indigeni;
Lo scrittore, nel saggio, dal significativo titolo Gli altri animali (1908), a quanti lo attaccavano di umanizzare gli animali, rispondeva:
"...i cani che ho scelto come protagonisti non erano guidati da ragionamenti astratti, ma dall'istinto, dalla sensazione, dall'emozione e da ragionamenti semplici... ho cercato di far combaciare le mie storie con i fatti dell'evoluzione[3] .
I movimenti animalisti nati a partire dalla seconda metà del Novecento e lo sviluppo degli studi etologici, d'altra parte, ci hanno resi convinti che la barriera che ci separa dai nostri fratelli minori è labile e pertanto si può benissimo perdonare a London antropizzazioni che a volte possono sembrare eccessive. Basti citare, a titolo di esempio Jane Goodall da Il Popolo degli scimpanzé, Rizzoli, 1991, pp. 270: "...grazie ai sempre più numerosi studi sulla natura e sui meccanismi della percezione e dell'intelligenza animale, ora la maggior parte delle persone ritiene che tutti gli animali - tranne i più primitivi fra quelli non umani - provino dolore e che gli animali «superiori» conoscano emozioni simili a quelle che nell'uomo definiamo piacere, tristezza, paura, disperazione A difesa di London, accusato da più parti di razzismo, c’è da dire che nell’ambito del colonialismo di fine Ottocento il razzismo fu un atteggiamento assai diffuso sia in Europa, dove rappresentava una giustificazione all’espansione degli Stati-nazione, sia in America, le cui terre erano state recentemente sottratte ai loro antichi abitanti e gli scienziati amati da London, come Thomas Huxely, Davis Starr Jordan, e Ernst Haeckel , non solo non ne erano immuni, ma lo teorizzavano, preparando il terreno a quel darwinismo sociale che in molti paesi farà approvare leggi sull’eugenetica. I due racconti, Il richiamo della foresta
(1903) e Zanna Bianca (1906) sono fra loro complementari; nel primo Buck, un incrocio fra un San Bernardo e un pastore scozzese, viene sottratto ad una vita sonnolenta ed agiata all'interno della grande tenuta californiana del suo padrone e venduto da un servitore infedele come cane da slitta, merce rara e preziosa nei tempi della caccia all'oro. Catapultato in Alaska, in un mondo "primordiale" dove l'unica
legge è quella del più forte, dopo un iniziale periodo in cui a Buck sembra di vivere in un incubo, l'aggressività, sopita ma non spenta, durante la sua vita in California, coniugata ad un orgoglio ritrovato per le sue capacità di sopravvivere, lottare e lavorare,
Zanna Bianca percorre il cammino opposto: è un lupo, anche se con un nonno cane, è nato allo stato selvaggio, dove ha imparato a sopravvivere lottando, viene catturato dagli "dei" umani, di fronte ai quali rimane "impietrito da un'incantesimo ereditario, che consisteva nel timore e nel rispetto scaturito da secoli di lotte e dalle esperienze di generazioni e generazioni" (pg. 128 op. cit.) e incontra padroni indifferenti o folli, come Beauty Smith ..."crudele come solo i codardi possono esserlo. Incapace di far altro che rannicchiarsi e piagnucolare quando veniva apostrofato duramente da un altro uomo, si vendicava a sua volta sulle creature più deboli di lui. Ogni essere vivente aspira al potere, e Beauty Smith non faceva eccezione. Poiché gli veniva negata la possibilità di esercitare il potere tra i rappresentanti della sua specie, si rifaceva sulle creature inferiori, vendicando in questo modo l'istinto della vita che era in lui. Ma Beauty Smith non si era creato da solo, e non bisognava fargliene una colpa. Era venuto al mondo con un corpo deforme e il livello intellettivo di una bestia. Questa era l'argilla di cui era composto" (pg. 233 op. cit.) che lo costringe a lottare con altri animali in un giro di scommesse clandestine. È proprio in quest'ambiente, in cui Zanna Bianca ha raggiunto il massimo della ferocia e delle capacità di lottare per sopravvivere, che incontra un nuovo padrone che " sa amare", da cui si farà lentamente sottomettere e al quale si abbandonerà incondizionatamente, rinunciando per sempre ad una vita selvaggia..." Sia Buck che Zanna Bianca sono due personaggi indimenticabili, ma ai fini del nostro discorso sono preziosi per affrontare e discutere il termine lotta per l'esistenza in London, per il quale, come già accennato, si risolve quasi esclusivamente nella
legge del bastone e della zanna, I due racconti, a parte il loro intrinseco valore, sono interessanti anche in quanto permettono di prendere in considerazione le omologie di comportamento di tutti gli animali (ivi compreso l’uomo), già abbondantemente individuati di Darwin in L'espressione delle emozioni,
che sul comportamento del cane London si rivela un ottimo osservatore, non soltanto per le sue descrizioni delle terre selvagge, del loro immacolato biancore, dei loro suoni, mutevoli al variare delle stagioni e dell'ora del giorno, ma soprattutto quando narra le esperienze del cane o del lupo. Si tratta di pagine piene di poesia ma anche di grande sensibilità e intelligenza; la descrizione del lupacchiotto che si apre alla vita e alla conoscenza è insuperabile: "... e nel periodo in cui i suoi occhi erano ancora chiusi, aveva esplorato il mondo intorno a lui con il tatto, il gusto e l'odorato......aveva imparato... " a conoscere sua madre, fonte di calore, di cibo e di tenerezza. La sua lingua delicata e carezzevole lo tranquillizzava, quando percorreva il suo corpicino morbido" ...
Si tratta di temi che potrebbero benissimo introdurre argomenti legati ai meccanismi biologici che consentono l’apprendimento. A volte, però, London si lascia prendere la mano dal suo mondo in cui la lotta per la vita si tinge sempre e comunque di sangue, come nella descrizione della combattimento per la conquista della femmina, in cui Senz'occhio, il futuro padre di Zanna Bianca, "...si abbassò di scatto e chiuse le zampe sulla gola del compagno: un morso profondo e nello stesso tempo lungo e lacerante... il giovane capo... pieno di sangue e ormai colpito a morte, si scagliò contro l'anziano rivale e combatté mentre già la vita lo abbandonava... e per tutto quel tempo la lupa rimase seduta, sorridendo..." (pg. 65, op. cit) Da tempo sappiamo che negli animali le lotte intraspecifiche per la conquista del territorio che preludono all’accoppiamento sono altamente ritualizzate e regolate da coordinazioni motorie ereditarie che bloccano l’aggressività, quando questa potrebbe essere pericolosa per la sopravvivenza del conspecifico; è questo un ulteriore esempio a conferma dei meccanismi evolutivi che salvaguardano la sopravvivenza delle popolazioni; proprio a proposito dei lupi, Lorenz ha scritto in L'anello di re Salomone pagine scientificamente corrette che rivaleggiano quanto a poesia con quelle di London: ”.. .Un gigantesco vecchio lupo grigio chiaro e un altro lupo non molto più piccolo ma evidentemente più giovane si fronteggiavano e si rincorrevano in piccoli cerchi serrati con un'ammirevole «tecnica di gambe». L'occhio non riusciva a tener dietro allo scambio fulmineo dei colpi di zanne; però non era accaduto ancora nulla di serio, e le mascelle di un lupo si chiudevano sempre sui bianchi denti dell'altro, che parava il colpo; solo le labbra dei due animali sembravano averne riportato qualche taglio. Però il lupo più piccolo veniva rigettato sempre più indietro, e penso che il suo più esperto avversario cercasse intenzionalmente di spingerlo contro la rete del recinto. Ecco infatti che il giovane urta contro il filo metallico, inciampa, e il vecchio gli è subito sopra. E ora accade una cosa incredibile, proprio il contrario di quello che ci si sarebbe aspettato. D'un tratto il groviglio dei corpi si allenta, e i due animali rimangono immobili, spalla contro spalla, ma ora le due teste sono dalla stessa parte. Entrambi ringhiano rabbiosamente, il vecchio in tono basso, profondo, il giovane in tono più acuto. Ma si osservi l'atteggiamento dei due animali: il vecchio tiene il muso vicinissimo al collo del giovane, e questo volge via la testa, offrendo inerme al nemico la concavità del collo, cioè proprio la parte più vulnerabile del suo corpo. A non più di tre centimetri dal suo collo teso, là dove la vena giugulare scorre a fior di pelle, scintillano i denti dell'avversario sotto le labbra atteggiate a un ghigno cattivo. E mentre prima, durante la lotta, tutti gli sforzi dei due avversari tendevano a offrire ai morsi dell'altro solo i denti, l'unica parte del corpo insensibile alle ferite, e a proteggere appunto il collo dall'aggressione nemica, ora sembra che l'animale soccombente offra intenzionalmente proprio quella parte del corpo in cui ogni morso può essere mortale. E l'apparenza non inganna: è strano, ma le cose stanno proprio così.... Invece possiamo stare sicuri che in questa situazione il lupo o il cane vincitore non morde. È chiaro che lo farebbero volentieri, ma semplicemente non possono. Un cane o un lupo che offra la gola all'avversario nel modo sopra descritto non viene mai gravemente morsicato: l'altro ringhia rabbiosamente, apre e richiude la bocca e, senza aver inflitto neppure un morso, compie dei movimenti nell'aria, come per scrollare a morte qualcosa..." da L'anello di re Salomone, Adelphi, 2000 (pp 161-163)
Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono due racconti che insegnano l’amore e il rispetto per la natura e fanno anche comprendere che non esistono cani o lupi “cattivi”, sono gli uomini che questi incontrano che contribuiscono in modo decisivo a renderli amici per la vita o mortali macchine di morte. Ci sono state diverse trasposizioni cinematografiche sia di Zanna Bianca che di Il richiamo della foresta, ma si tratta, per quanto mi risulta, di operazioni commerciali, senza alcun valore artistico, in cui i due racconti vengono generalmente mescolati e falsati [1] La legge del bastone e della zanna è il titolo del secondo capitolo di Il richiamo della foresta [2] Si legga il seguente passo, tratto da Second notebook on trasmutation of Species (1838) di Darwin, riportato nel libro di Antonello La Vergata L'evoluzione biologica da Linneo a Darwin, ed. Loescher, 1979 : L'uomo (l'uomo rozzo e incivile) non avrebbe potuto vivere mentre erano in vita certi altri animali che poi sono periti. L'uomo vada a vedere l'orangutan in cattività, ascolti il suo espressivo piagnucolare, veda la sua capacità di intendere quando gli si parla, come se capisse ogni parola che si dice, veda il suo affetto per quelli che conosce, veda la sua passione e la sua ira, la sua scontrosità e la sua estrema disperazione; guardi il selvaggio, che arrostisce il genitore, nudo e senz'arte, che non progredisce, eppure può progredire, e allora si provi a vantarsi della sua orgogliosa preminenza. L'incomprensibile linguaggio dei Fuegini li pone al livello delle scimmie. [3] Brano di London riportato alla pagina web: http://london.sonoma.edu/Writings/ |
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