Cartesio
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René Descartes (1596-1650) 

 

 

 

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La visione secondo Cartesio; i nervi ottici non decussano, ma inviano le loro informazioni alla ghiandola pineale, centro di controllo

 

 

 

 

Formazione dell'immagine; nel disegno è rappresentato l'esperimento di Scheiner

René Descartes (1596-1650), che tanta parte ha avuto nel porre le fondamenta a tutto il meccanicismo si interessò di ottica, metereologia, medicina, anatomia ed embriologia; ai fini del nostro discorso, il grande merito di Cartesio sta non soltanto nell'aver dato per primo una spiegazione generale dei fenomeni ottici, ma anche di aver compreso la natura della percezione, eliminado tutti quei riferimenti magici ed esoterici presenti sino a quel momento, come si vede da questo brano, in cui a proposito di un pezzo di cera afferma: 

...Ora, qual è questa cera, che non può essere concepita se non dall’intelletto o dallo spirito? Certo è la stessa che io vedo, tocco, immagino, e la stessa che conoscevo fin da principio. Ma, e questo è da notare, la percezione, o l’azione per mezzo della quale la si percepisce, non è una visione, né un contatto, né un’immaginazione, e non è mai stata tale, benché per lo innanzi così sembrasse, ma solamente una visione della mente, la quale può esser imperfetta e confusa, come era prima, oppure chiara e distinta, com’è adesso, secondo che la mia attenzione si porti più o meno verso le cose che sono in essa, e di cui essa è composta...

Cartesio opera una netta distinzione fra sensazioni e gli oggetti che la provocano: la durezza, il calore, i sapori, la luce e i colori sono qualità soggettive, la luce non è una sostanza e i colori non sono caratteristiche delle particelle in movimento.

 Secondo il filosofo francese la sensazione del colore si origina dalla diversa rotazione conferita alle particelle dal fenomeno della rifrazione, per cui l’occhio subisce una pressione diversificata: una maggiore rotazione provoca la sensazione del rosso, mentre la sensazione del blu è data da una pressione minore. 

A proposito della luce, Cartesio nella Dioptrique (1637) fa l'esempio del cieco o di una persona nella più assoluta oscurità che, con un bastone, cerca di farsi un'idea dell'ambiente circostante:   

...Quindi la luce non è altro, nei corpi che si chiamano luminosi, che un certo movimento o un'azione molto pronta e viva, che passa verso i nostri occhi per il tramite dell'aria e degli altri corpi trasparenti, allo stesso modo che il movimento o la resistenza dei corpi che incontra il cieco, passa verso la sua mano, per il tramite del suo bastone... 

L'altro modello utilizzato da Cartesio per spiegare la natura della luce è rappresentato dal vino che in un tino, pieno di uva semipigiata, nel cui fondo siano presenti due piccoli fori, tende ad uscire in linea retta: 

...Così tutte le parti della materia che tocca il lato del Sole volto verso di noi, tendono in linea retta verso i nostri occhi nel medesimo istante che sono aperti, senza impedirsi le une con le  altre e anche senza essere impedite dalle parti grossolane dei corpi trasparenti, che  sono tra i due ...

I chicchi dell'uva nel tino rappresentano nel suo modello le parti più grossolane dell'aria. 

La  riflessione e la rifrazione sono spiegate attraverso il modello di una palla che, scagliata da una racchetta, colpisce un ostacolo e rimbalza e i colori con le diverse velocità di rotazione e di traslazione delle particelle d'etere: 

ci sono corpi 

...che riflettono i raggi senza portare alcun mutamento alla loro azione, i bianchi, mentre altri vi apportano un mutamento simile a quello che subisce una palla quando viene frisata, quelli cioé che sono rossi o gialli o azzurri o di simili colori...

I colori, pertanto, sono dovuti al diverso modo con cui i corpi ricevono la luce e la riflettono agli occhi di chi vede.

Cartesio, in questo modo, contribuisce, insieme a molti suoi contemporanei, a ridurre la percezione che l'uomo ha del mondo a semplici immagini, segni di cui gli scienziati devono aver consapevolezza, in modo da poterne comprendere i meccanismi di funzionamento; tutte le percezioni sono dovute a "corpuscoli" che colpiscono i sensi che a loro volta inviano informazioni all'epifisi. Si tratta di una semplificazione estrema del meccanismo della percezione, rispetto a quella che attualmente conosciamo, ma per la prima volta  viene operata una distinzione chiara fra gli oggetti e la percezione che se ne ha.

Le teoria corpuscolare della luce e la spiegazione da lui data della visione dei colori, però,  non fu considerata soddisfacente, dalla maggior parte dei suoi contemporanei; fu infatti criticata da Hooke, Huygens, Boyle e da Newton.

 

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