Robert Boyle
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Il nobile irlandese può essere considerato il più grande chimico fisico del Seicento, in grado di utilizzare al meglio la filosofia meccanica del tempo; si occupò di numerosissimi temi; insieme a Hooke perfezionò una pompa pneumatica, grazie alla quale fu in grado di condurre importanti esperimenti sul vuoto. Il suo nome è presente in tutti i manuali di chimica: a lui si deve la scoperta della relazione esistente fra pressione e volume dei gas. 

Nel 1664 pubblicò un saggio, La storia sperimentale dei colori, in cui fra l'altro proponeva di utilizzare i pigmenti di numerosi fiori come indicatori di acidità o basicità di determinate soluzioni. Malgrado condividesse in pieno l’impostazione meccanicistica cartesiana, sui colori non condivise l'idea del maestro; secondo Boyle i colori erano in grado di evidenziare la composizione delle sostanze colorate, erano, pertanto, una proprietà intrinseca degli oggetti. Questa idea, per le sue successive applicazioni in campo chimico, si rivelò molto feconda.

Nel 1688, nel saggio Alcune osservazioni curiose sui difetti della visione, descrisse con chiarezza e precisione numerosi casi di difetti visivi, fra i quali anche il caso di una giovane donna che, a partire dall'età di 18 anni, a causa di una malattia, aveva perso la capacità di vedere i colori, tanto che, se cercava di cogliere delle violette, non era in grado di distinguerle dall'erba circostante; si tratta di uno dei primi resoconti di questo genere, presenti in letteratura, altrettanto interessante di quello descritto da Sacks.

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