Difesa

The worst thing that can happen is not energy depletion, economic collapse, limited nuclear war, or conquest by a totalitarian government. As terrible as these catastrophes would be for us, they can be repaired within a few generations. The one process ongoing that will take millions of years to correct is the loss of genetic and species diversity by the destruction of natural habitats. This is the folly that our descendents are least likely to forgive us. (E.O. Wilson, 1985)

 L’uomo modifica l’ambiente per il soddisfacimento dei propri bisogni: taglia le foreste, mette a coltura la terra, preleva le risorse, e in questo modo causa modificazioni profonde, talora irreversibili; nei nuovi ambienti così formati alcune specie possono diffondersi, altre scompaiono. Ad esempio, la colonizzazione del continente australiano ha portato durante il secolo scorso ad una massiccia espansione di specie europee, come Trifolium subterraneum tra le piante e il coniglio selvatico europeo tra gli animali. E’ sorta così, a partire dalla metà dell’Ottocento l’esigenza di preservare alcune porzioni di natura intatta, anche come reazione ai devastanti effetti della rivoluzione industriale sul paesaggio e sulle “bellezze naturali”; nacquero così le prime riserve naturali.

 La principale finalità dei Parchi e delle Riserve è quella di preservare paesaggi, formazioni geologiche, flora, fauna ma in essi risulta necessaria la ricerca scientifica non solo per conoscere lo stato e il funzionamento degli ecosistemi che si devono conservare o ripristinare ma anche per sorvegliare i processi di alterazione indotti direttamente o indirettamente dall’uomo e per pianificare correttamente, su base scientifica, le possibili contromisure, infatti la loro costituzione  non è esente da rischi.

Un'altra iniziativa importante per salvaguardare la biodiversità è l'istituzione di banche di semi

Un punto di partenza per la conservazione delle specie riguarda il mantenimento della diversità genetica nelle popolazioni naturali. Si può assumere, infatti, che ad alti livelli di variabilità genetica nelle popolazioni corrisponda una maggiore probabilità di sopravvivenza nel tempo e /o in condizioni ecologiche variabili.

Tradizionalmente, il mantenimento di un alto livello di variabilità genetica nelle popolazioni viene realizzato:

     in condizioni di cattività, mantenendo la dimensione della popolazione abbastanza elevata in modo da limitare i fenomeni di autofecondazione o fecondazione parenterale e di deriva genetica o introducendo individui di altre popolazioni, ecc.;

  in condizioni naturali: rendendo l’habitat adatto a sostenere una popolazione di dimensioni tali da rendere basso il livello di inbreeding, permettendo e facilitando il flusso genetico tra popolazioni locali, ecc.

Solo recentemente, tuttavia, è stato possibile, mediante tecniche di biologia molecolare, valutare i livelli di variabilità e diversità genetica delle popolazioni e confrontarli tra specie abbondanti e specie, filogeneticamente affini, rare e/o minacciate di estinzione.  Stabilire una correlazione di causa-effetto tra uniformità genetica di una popolazione e sua probabilità di estinzione è un problema complesso. 

La consapevolezza dell’importanza della variabilità genetica delle popolazioni, che consente loro di affrontare con successo le più diverse vicissitudini ecologiche (cambiamenti climatici, epidemie, comparsa di nuovi parassiti, predatori, competitori, ecc.) ha fatto sorgere una nuova disciplina, la “genetica della conservazione”. La conservation genetics si propone di preservare la variabilità genetica delle popolazioni e, ove ridotta e scomparsa per fenomeni di erosione genetica, di ripristinarla con metodiche diverse. 

La diversità genetica è organizzata gerarchicamente. E’ possibile operare a favore della conservazione delle risorse genetiche disponibili a ciascuno dei vari livelli gerarchici riconoscibili in una specie. L’individuazione delle “unità familiari” può essere molto utile, ad esempio nella programmazione degli accoppiamenti in gruppi di individui conspecifici allevati in cattività, onde evitare la riduzione della variabilità  genetica dovuta ad inbreeding. Gli studi sulla “struttura di parentela” in specie in pericolo possono fornire informazioni utili ad impostare adeguate strategie di conservazione. Ad esempio l’analisi del DNA mitocondriale ha mostrato che gli aggregati di nidi che si osservano nella tartaruga verde marina Chelonia mydas, specie minacciata di estinzione, appartengono ognuno ad una stessa matrilinea. 

Le piante, essendo fisse al substrato, soccombono spesso in caso di manomissioni del territorio, come incendi o disboscamenti, mentre gli animali possono superare eventi catastrofici spostandosi in altre zone. Questo può essere un problema per la conservazione della flora; d’altra parte grazie a questa caratteristica risulta facile verificare l’esistenza di un vegetale in un determinato sito e la consistenza delle popolazioni, mentre ciò è molto più difficile nel caso degli animali. Come negli animali anche nelle piante va distinto il caso di una singola specie (o popolazione) in pericolo, da quello di un’intera comunità (una foresta, una torbiera, ecc.) minacciata di estinzione. Per assicurare la conservazione di una specie è stato constatato che nella maggioranza dei casi non è sufficiente proteggere un singolo gruppo di individui in quanto la sopravvivenza nella maggioranza dei casi dipende dalla concomitanza di molti fattori: ad esempio una specie vegetale potrà difficilmente mantenersi se non è assicurata la sopravvivenza degli animali che fungono da impollinatori. Si è giunti  così alla convinzione della necessità di realizzare la salvaguardia per intere comunità, oppure a livello di ecosistema, che si ottiene mediante l’istituzione di parchi nazionali e di riserve naturali. Un caso particolarmente evidente di connessione tra la sopravvivenza di piante ed animali è quello di Calvaria major, un albero della famiglia Sapotacee che forma foreste sull’isola Mauritius nell’Oceano Indiano, strettamente legato al Dodo

Le attività selvicolturali oggi cominciano a porsi il problema della salvaguardia ambientale. Un piano economico modernamente concepito, pur senza trasformare la foresta in parco nazionale, dovrebbe evitare lo sfruttamento intensivo dello strato arboreo e mantenere singole particelle nelle quali la condizione del bosco rimanga prossima a quella naturale, da utilizzare come riserva biogenetica per le specie spontanee vegetali e animali e da modello per l’assetto strutturale della comunità. Fra le associazioni più attive nella difesa dell'ambiente e nell'aiuto ai paesi in via di sviluppo, è presente la CGIAR 

Le cause antropiche del declino di molte forme animali sono molteplici, comunque esistono  interventi possibili. 

 Un altro approccio ai problemi di gestione ambientale è legato allo sviluppo di modelli matematici, per esempio i modelli di compartimentazione, oggi largamente usati.

Le specie a rischio, comunque, sono molto numerose.

Attualmente tecniche di genetica molecolare consentono di valutare i rischi.

Qualunque mezzo venga utilizzato, è importante fare in fretta, per evitare estinzioni.

 

 

 

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