Un dato ambiente può essere suddiviso in 4 compartimenti (o gruppi di ecosistemi) con caratteristiche funzionali e con livelli di maturità diversi. Tali compartimenti sono:
I quattro compartimenti sopra descritti interagiscono tra loro in termini di input e output. La loro proporzione ottimale e la loro disposizione spaziale in un dato ambiente è stata finora oggetto di politiche casuali e con orientamento a breve termine; i modelli di compartimentazione dovrebbero, invece, insieme ad altri modelli, fornire una base scientifica per una gestione ottimale del territorio a lungo termine. Un esempio interessante è quello degli Stati Uniti in cui nel 1980 circa il 24% del territorio era costituito da ecosistemi agricoli, il 6% da ecosistemi urbano-industriali e il 70% da ecosistemi seminaturali. Di questi solo il 4% era protetto in qualche misura dall’impatto antropico sotto forma di parchi naturali e statali, di aree protette, di oasi faunistiche e floristiche, ecc. Se si considerano anche le acque costiere continentali, le percentuali diventano del 20% per gli ecosistemi agricoli, del 5% per quelli urbano-industriali e del 75% per quelli seminaturali, incluso il 15% rappresentato dalle acque costiere continentali. Questi ultimi valori danno un rapporto tra ecosistemi urbani, industriali e agricoli da una parte e ambienti naturali o seminaturali dall’altra di 1:3. Tale rapporto, considerato globalmente, risulta appena soddisfacente. A livello locale, tuttavia, numerosi sono i casi di sovrasfruttamento. Così la capacità di supporto per la via in alcune regioni costiere del Nord-Est e in quella dei Grandi Laghi è stata di gran lunga superata, come indicano l’elevato inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera. Per determinare rapporti ottimali tra i vari compartimenti e in particolare tra quello urbano-industriale da una parte e quelli protettivi, produttivi e di assimilazione dall’altra, vanno tenute presenti alcune considerazioni generali:
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