I greci
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Greci, Arabi e Mondo Medievale
La visione e in particolare la visione dei colori ha rivestito grande importanza nelle speculazioni dei filosofi greci. Due ipotesi si sono confrontate circa l'origine delle immagini, l'una emettitiva, l'altra intromissiva:
Pitagora (c 582 – c 500 a. C.)
riteneva che l’occhio si comportasse come un faro dell’anima; emanasse cioè luce per esplorare l’ambiente circostante e consentirne la conoscenza.
Gli atomisti, il cui esponente più significativo è Democrito ritenevano al contrario che la luce si muovesse dall'oggetto verso l'occhio, provocando la visione. Platone
(427-347 a.C.) sostenne una posizione intermedia: esiste una doppia direzione dell’azione comunicativa del
"calore" che impressiona l’occhio, provocando la visione; il calore esterno e quello interiore proveniente dal cervello impressionano l’occhio determinando la percezione.
Il padre della medicina occidentale, Ippocrate
(460-370 a. C.),
identificò nel cervello la sede delle sensazioni, mentre Aristotele
(384 – 322 a. C.), che fondamentalmente aderì alla teoria intromissiva della visione, pensava che la sede delle sensazioni fosse il cuore.
Euclide
(c. 295 a. C.), nel libro Ottica
formulò l'ipotesi che i raggi visivi, che anche secondo il suo modello provenivano dall'occhio, si propagassero in linea retta e capì che le dimensioni apparenti di un oggetto si potevano calcolare in base all'angolo formato dalle rette tracciate dall'apice e dalla base dell'oggetto osservato sino all'occhio
dell'osservatore.
Verificò anche che gli oggetti più vicini sembrano più grandi e si muovono apparentemente più velocemente; e fu in grado di misurare l'altezza di oggetti lontani in base alla lunghezza dell'ombra da loro proiettata (1). Archimede (287 a. C.), durante l'assedio della sua città, Siracusa, da parte dei Romani, avesse costruito una serie di lenti concave atte a far convergere i raggi del sole, così da distruggere l'armata romana. Molto probabilmente si tratta di una leggenda, che però indica che i greci conoscevano già allora le lenti e le loro possibili utilizzazioni.
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Tolomeo
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Tolomeo
(100 - 178 d.C. ca.), a tutti noto per il suo sistema planetario che rappresentò il modello cosmologico prevalente sino al Sedicesimo secolo, nacque probabilmente in Grecia e trascorse la maggior parte della sua vita al tempio serapeo di Canopo (nei pressi di Alessandria d'Egitto). Scrisse un libro di ottica andato purtroppo perduto, di cui abbiamo
soltanto una parziale traduzione dall'Arabo datata al dodicesimo secolo. Nel trattato si parlava di ottica, di visione binoculare, di principi generali come la natura della luce, la visione e il colore.
Gli insegnamenti di Galeno e Tolomeo
esercitarono una grande influenza nella medicina araba e rappresentarono testi base sino a tutto il Seicento.
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Gli Arabi
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Lo studio della visione e dell'ottica rivestì grande interesse nel
mondo arabo.
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Il Medioevo
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L'inglese
Ruggero Bacone, che aveva studiato la scienza araba, diffuse l'uso delle lenti e sognò un tempo in cui.
..le immagini avrebbero potuto essere proiettate nell'aria, in modo da poter
essere viste da tutti...
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Roberto Grossatesta
(1168 - 1253), rifacendosi alla Genesi, secondo cui la luce dà forma alla materia, affermava:
... Lux est ergo prima forma corporalis...
Per la prima volta la luce viene considerata qualcosa di materiale,
per cui è possibile ipotizzare che le sue caratteristiche, come quelle che permettono la visione, possano essere indagate attraverso mezzi naturali. Verso la fine del Milleduecento compaiono in Italia gli occhiali, i cui primi modelli sono forse di importazione araba. Faticosamente e lentamente si stava facendo strada la modernità.
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1 Per il lavoro di Euclide si consulti il sito:
http://ppp.unipv.it/Silsis/Pagine/Epistemologia/Rifrazione/Euclide.htm
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