Ippocrate e Galeno, cripta della cattedrale di Anagni
Strumenti chirurgici, Pompei
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Galeno (130- 200 d. C.), i cui insegnamenti ebbero larghissimo seguito per tutto il medioevo e nel rinascimento, esercitò per lungo tempo la professione a Roma sotto Marco Aurelio e riprese gli insegnamenti ippocratici che erano stati in gran parte abbandonati nei secoli precedenti. La quantità dei suoi scritti è enorme; accettò, come Ippocrate,
la teoria secondo cui la malattia insorge a causa di un cattivo equilibrio fra i 4 liquidi corporei e credette nell'uso medicamentoso degli opposti: contraria contrariis curantur; per esempio, sosteneva l'effetto benefico del pepe, per scaldare il paziente, nel caso che la malattia fosse dovuta al freddo. Praticò la dissezione di numerosi animali, per meglio comprendere l'anatomia umana (la dissezione dei cadaveri
umani era
proibita per motivi religiosi). Si interessò in particolare dell'occhio dei mammiferi, descrivendo la retina, la cornea, l'iride, i dotti lacrimali, l'umor vitreo e l'umor acqueo, prestando particolare attenzione al cristallino e a quell'affezione che prende il nome di cataratta, concludendo che il cristallino è una struttura fondamentale per la visione, tanto che quando una persona è affetta
appunto da cataratta, che opacizza il cristallino, perde la capacità di vedere. Per Galeno sono i ventricoli cerebrali del cervello che assumono un ruolo fondamentale, in quanto sono una sorta di pompa che aspira il pneuma psichico (lo spirito animale) dagli organi di senso e lo spinge ai nervi per permettere la contrazione dei muscoli. Questa concezione permane sino alle soglie dell'Ottocento: nella cella anteriore dei
ventricoli avrebbero sede le
funzioni sensoriali e immaginative, nella parte centrale le funzioni razionali, nel terzo ventricolo la virtù della memoria, in particolare quel tipo di memoria, in qualche modo superiore, in grado di richiamare i ragionamenti e i ricordi complessi.
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