Aristotele (384 Stagira, - 322, Isola di Eubea) è uno dei grandi padri del pensiero occidentale; la sua cosmologia fu pressoché unanimemente accettata praticamente sino alle soglie dell'età moderna. Ricevette i primi orientamenti verso lo studio della natura dal padre, medico personale di Filippo il Macedone, che a sua volta aveva molto probabilmente frequentato la scuola di Ippocrate a Cos. Per un certo periodo tenne una scuola ad Atene, frequentata da numerosi discepoli. In molte opere affrontò il problema della nascita delle sensazioni ed è stato fra i primi a distinguere chiaramente i cinque sensi. Per quanto riguarda la visione, aderì alle teorie intromissive, in disaccordo con il suo maestro Platone:
...se nell'occhio ci fosse del fuoco, perché l'occhio non dovrebbe avere il potere di vedere anche nel buio? Non basta sostenere, come è insegnato anche nel Timeo, che nell'oscurità il raggio visivo si estingue. Cosa significa "spengersi della luce"? Che ciò che, come il fuoco del carbone o una semplice fiamma è caldo e secco viene effettivamente spento
dall'umido e dal freddo, ma il caldo e il secco non sono evidentemente attributi della luce o se lo sono gli appartengono ad un livello a noi non percepibile, altrimenti ci dovremmo aspettare che di giorno la luce del sole si spengesse quando piove e che il buio prevalesse quando c'è la nebbia...( De sensu et sensato)
I colori, per Aristotele sono una sorta di fuoco che proviene dai corpi, questo fuoco è formato da particelle più grandi o più piccole di quelle che costituiscono l’occhio dell’uomo o degli animali. Quando esse sono delle stesse dimensioni di quelle oculari, i colori non sono visibili ed il corpo è trasparente, se sono più grandi provocano la contrazione dell’occhio che percepisce il
colore nero. Tutti gli altri colori derivano dalla mescolanza, in vari rapporti, del bianco e del nero; essi si possono considerare analoghi ai suoni musicali e si può supporre che siano composti da semplici rapporti numerici fra bianco e nero, analogamente agli accordi musicali; gli altri colori intermedi presentano rapporti numerici più complessi. La confusione fra colore e brillantezza è rimasta sino al Diciassettesimo secolo.
Contrariamente ad
Ippocrate,
per Aristotele, il cervello, composto di acqua e pertanto freddo, non può essere la sede delle sensazioni, che risiedono nel cuore; lo stesso ragionamento vale per il pensiero, il cui corretto funzionamento dipende da un organo sufficientemente irrorato e caldo, come il fegato, mentre il cervello ha la funzione di raffreddare il cuore. La concezione del cuore come sede dell'intelletto è durata a lungo ed è legata all'osservazione immediata che
la rabbia, il dolore e la gioia hanno ripercussioni immediate sul battito cardiaco; di questa concezione sono ancora attualmente presenti segni nel linguaggio comune (ho il cuore spezzato, lo ho fatto di cuore ecc.)