IL CASO DIOSSINA
Quando
si parla di diossina bisogna aver chiaro che questo termine non è usato
per indicare un preciso composto, ma una famiglia di composti chimici.
Il nome si riferisce alla struttura di base: due atomi di ossigeno che
uniscono due anelli benzenici. La sostituzione di
atomi di idrogeno sugli anelli con atomi di cloro
produce numerose diossine clorurate, tra cui la famosa 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina,
normalmente abbreviata con la sigla TCDD. Si tratta di un sottoprodotto
della fabbricazione del triclorofenolo che si usa per la fabbricazione
di due erbicidi (tra i quali vi è il 2,4,5-T) e dell’esaclorofene, un
agente antibatterico. Tuttavia la TCDD viene anche prodotta in numerosi
processi di combustione che coinvolgono carbonio, idrogeno, ossigeno e
cloro in una serie di reazioni
fondamentali per lo sviluppo, anche se indesiderato e spesso
temuto, di questa sostanza. La TCDD è stata riconosciuta la prima volta
nel 1957 come contaminante del 2,4,5-T, quando 31 lavoratori impiegati
presso un impianto in Germania Occidentale, presentarono disturbi
dermatologici attualmente noti come cloracne, eruzione cutanea che
assomiglia all’acne e che si chiama così perché è causata
dall’esposizione a vari composti chimici organici clorurati.due
rapporti iniziali di diversi anni fa che indicavano che la TCDD era
mutagena nel batterio Salmonella non sono stati mai confermati da
numerosi studi successivi. Diversi altri studi di mutagenesi effettuati
su svariati sistemi biologici per mettere in evidenza la potenzialità
della TCDD di indurre mutazioni geniche e aberrazioni cromosomiche hanno
dato esiti negativi. Comunque sia, anche se le attuali conoscenze non ci
permettono di definire tale sostanza come mutagena o genotossica, alcuni
studi eseguiti su cavie animali hanno dimostrato che la TCDD risulta
essere cancerogena se abbinata con altre sostanze, quali acidi
fenossiacetici e clorofenoli. In merito alla pericolosità di
quest’azione sinergica possiamo ricordare il disastroso incidente di
Seveso (1976) che non solo ha contaminato l’area territoriale
circostante, ma ha anche causato l’insorgere di gravi eritemi
e gravi danni alle vie respiratorie.
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