Cro-MagnonEcco la descrizione dei Cro-Magnon fatta da Kurtén: Da B. Kurtén, La danza della tigre Muzzio, 2002 pg. 48-49 "... In quella regione arrivò un popolo dai capelli corvini e dalla pelle scura: retaggio di una lunga successione di antenati vissuti in remote steppe bruciate dal sole. Chiamavano se stessi Uomini; gli altri li chiamavano Neri. I loro segni di predominio erano la statura orgogliosa, il mento prominente, la fronte alta, una folta capigliatura gettata all'indietro, un lungo collo delicato, spalle ampie e fianchi sottili. La barba fluente del maschio adulto era un segno cospicuo del suo rango. Le donne erano più piccole e graziose da giovani; nella maturità, anch'esse sviluppavano i segni della loro posizione negli splendidi volumi di seni e fianchi, ventre e natiche. Il ruolo dell'uomo era cacciare, combattere, generare figli maschi e indagare il mistero della comunione con le forze dell'ignoto; quello della donna, partorire e allevare la prole, raccogliere i frutti dei boschi e dei prati, nonché obbedire al maschio che la sceglieva come madre dei suoi figli. Quegli uomini portarono con loro un nuovo linguaggio, senza confronto più ricco di suoni, elastico ed espressivo. Portarono inoltre la loro inventiva tecnologia, simboleggiata dall'atlatl, o bastone da lancio, che poteva catapultare un giavellotto con superiore velocità e penetrazione. Portarono i loro sogni e le loro speranze e la loro appassionata affinità con gli animali che cacciavano e che tentavano di riprodurre figurativamente con tutta la loro abilità e il loro amore. Essi si sforzavano di cogliere e rendere in immagini imperiture quelle fuggevoli forme animali che fiammeggiano nella retina e si rivedono con mirabile precisione e ricchezza di particolari quando gli occhi sono chiusi: animali in riposo, animali in azione; ciò che vede il cacciatore nel fugace momento in cui sta per uccidere, quando la perseveranza, l'abilità e l'astuzia stanno per essere ricompensate. In quell'attimo, col giavellotto in posizione, i muscoli e i tendini che già scattano nel lancio, la forza e la bellezza dell'animale s'imprimono per sempre in lui. Riproducendo quell'immagine, egli paga il suo debito e riceve l'assoluzione, poiché togliere la vita è un delitto che deve essere espiato..." E quella di Jan Tattersall Da Il cammino dell'uomo, Jan Tattersall, Garzanti, 1998 (pg. 11-14) "... I Cro-Magnon devono il nome alla località della Francia in cui furono trovati e descritti per la loro volta i loro resti fossili...Erano cacciatori e raccoglitori, e traevano il loro sostentamento dalle risorse ambientali. Erano giunti nella nuova terra in un'epoca in cui il clima si stava considerevolmente raffreddando, mentre i ghiacci polari dell'emisfero boreale stavano per raggiungere la massima espansione verso sud. Intorno a 18 kyr or sono, il limite meridionale dei ghiacci si era spinto fino alla latitudine della Germania settentrionale e dell'Inghilterra meridionale; oltre tale limite si estendevano vaste pianure prevalentemente spoglie su cui pascolavano grandi mandrie di erbivori di grossa taglia. Un clima freddo, dunque, non era necessariamente sinonimo di difficoltà insormontabili per i primi Europei anatomicamente moderni, sebbene gli scheletri dei Cro-Magnon di determinati periodi rechino le tracce di una vita difficile. Per cacciatori esperti e dotati di tutte le capacità cognitive di cui dispone l'uomo attuale, l'abbondante fauna che popolava la steppa aperta costituiva una ricchissima risorsa da sfruttare, talvolta con poco sforzo. I siti dei Cro-Magnon testimoniano che queste popolazioni sapevano trarre tutto il vantaggio possibile dalle risorse disponibili. La varietà di ossa animali rinvenute negli accampamenti supera di gran lunga qualsiasi altro ritrovamento precedente: resti di uccelli e di pesci compaiono per la prima volta nella documentazione archeologica. Ciò non significa che i Neandertaliani non catturassero pesci: anche gli orsi lo fanno. Ma se davvero li prendevano, li mangiavano sul posto, mentre Cro-Magnon li portavano all'accampamento per spartirli: un tipico comportamento «moderno». Una testimonianza validissima della spartizione del cibo proviene da una località della Francia in cui gli archeologi hanno identificato i resti di un unico animale distribuiti fra tre diversi accampamenti in cui erano stati allestiti focolari, lontani fra loro qualche centinaio di metri e presumibilmente occupati da gruppi familiari distinti. I Cro-Magnon avevano anche una conoscenza senza precedenti delle abitudini delle loro prede. Ce lo indicano non solo l'ampia varietà di animali di cui si cibavano, ma anche l'ubicazione degli accampamenti e la loro arte. Numerosi siti si trovano in prossimità dei guadi, passaggio obbligato per i mammiferi gregari come le renne, che durante l'attraversamento dei corsi d'acqua erano particolarmente esposte alle imboscate dei cacciatori appostati nelle vicinanze. Vasti accumuli di ossa animali, talvolta recanti tracce di cottura, sono stati rinvenuti in associazione con strumenti litici al fondo di valli senza uscita che le vittime dovevano essere state indotte a imboccare in preda alpanico, o alla base di dirupi da cui furono fatte precipitare. Sappiamo con certezza che i Cro-Magnon osservavano minuziosamente le prede in ogni stagione dell'anno: le raffigurazioni degli animali mostrano talvolta il bisonte durante la muta estiva, il cervo maschio nell'atto di bramire durante la fregola autunnale, il rinoceronte lanoso con la piega della pelle che è visibile solo in estate o il salmone con la tipica deformazione dell'apparato boccale dei maschi nel periodo riproduttivo. A dire il vero, parte di ciò che sappiamo sull'anatomia di animali estinti la dobbiamo unicamente all'arte dei Cro-Magnon. I tessuti molli, infatti, normalmente non lasciano tracce fossili, ma ne hanno lasciate sulle pareti delle grotte e sui ciottoli su cui l'immagine dell'animale è stata incisa. Se non fosse per le testimonianze dei Cro-Magnon, per esempio, non sapremmo che il rinoceronte estinto dell'Europa dell'Era glaciale era ricoperto di una folta pelliccia e che lo straordinario Megaloceros giganteus, un cervo dalle grandi corna i cui resti ossei più recenti risalgono a 10.600 anni or sono, aveva una vistosa gobba dalla colorazione scura dietro le scapole. Unico caso di conservazione dei tessuti molli è rappresentato dalle carcasse congelate dei mammut scoperti nelle pianure siberiane, che ci hanno fatto comprendere quanto fosse precisa la percezione degli artisti dell'Era glaciale. Le particolari caratteristiche del mammut sono perfettamente visibili sulle pareti delle grotte, fino al dettaglio della proboscide con due appendici digitiformi. Nella lunga documentazione della vita dei Cro-Magnon, fra 40 e 10 kyr circa troviamo molte altre cose che non hanno precedenti nelle testimonianze di cui ora disponiamo. Gli accampamenti erano molto più vari per dimensione e complessità di quanto lo fossero mai stati prima, e quando si trovavano in posti riparati erano solitamente ubicati in modo da essere riscaldati dal sole mattutino. Sulle pianure aperte venivano erette capanne dall'architettura elaborata, spesso molto più complesse di quanto richiedesse la pura e semplice necessità. Le strutture più notevoli a noi note si trovavano in località della Pianura centrale europea e risalgono a circa 15 kyr fa. Nel sito ucraino di Mezeric sono stati rinvenuti i resti di quattro capanne coperte di tonnellate di ossa di mammut ordinate secondo un elaborato disegno. La cura e il criterio personale con cui le ossa sono state scelte e disposte su ciascuna capanna ha indotto gli archeologi a definire le quattro abitazioni «il più antico esempio di architettura»...". |
|