Per
Forma biologica si intende un tipo morfologico che può essere riconosciuto, con
variazioni più o meno notevoli ma sempre limitate, in diversi gruppi vegetali,
indipendentemente dalla loro posizione tassonomica. La
necessità di creare specifiche categorie di specie nasce dalle problematiche
che si hanno nella comparazione tra flore di diversi ecosistemi o di diverse
regioni geografiche: l’informazione che deriva dal semplice confronto
floristico non è sufficiente e porta generalmente ad una totale divergenza. In
altre parole se paragoniamo le liste floristiche del litorale romano e del Gran
Sasso, o quelle del Lazio e della California avremo solamente un esiguo numero
di specie in comune. L’utilizzo di gruppi basati su caratteri morfologici, che
riflettono, secondo un approccio deterministico, l’adattamento ecologico ai
fattori ambientali, supera questo ostacolo. Il concetto di forma biologica ha
radici antiche ma la prima generalizzazione che portò ad un sistema largamente
conosciuto ed applicato ancora oggi si deve al fitogeografo danese Raunkiaer.
Il carattere morfologico sul quale si basa questo sistema è la posizione delle
gemme nella pianta ed il modo in cui queste vengono protette, considerando la
loro imporatanza per la ripresa vegetativa. Vengono individuate 5 categorie
fondamentali (T, G, H, Ch, P) suddivise in sottotipi:
lo schema riportato in tabella mostra le forme biologiche adottate in
Flora d’Italia dove sono integrate tre categorie minori (I, He, NP).
Forma biologica |
Strategia |
Sigla |
Sottotipo |
Terofite |
Eliminazione
delle gemme: piante annuali con superamento della stagione avversa sotto
forma di seme |
T |
|
|
T caesp |
T.
cespitose |
|
|
T rept |
T.
reptanti |
|
|
T scap |
T.
scapose |
|
|
T ros |
T.
rosulate |
|
|
|
T par |
T.
parassite |
Geofite |
Erbe
perenni con gemme sotterranee portate da bulbi, tuberi o rizomi |
G |
|
|
G rad |
G.
radicigemmate |
|
|
|
G bulb |
G.
bulbose |
|
|
G rhiz |
G.
rizomatose |
|
|
G par |
G.
parassite |
Emicriptofite |
Erbe
bienni o perenni con gemme a livello del suolo protette da foglie |
H |
|
|
H caesp |
E.
cespitose |
|
|
H rept |
E.
reptanti |
|
|
|
H
scap |
E.
scapose |
|
|
H ros |
E.
rosulate |
|
|
H bienn |
E.
bienni |
|
|
H
scand |
E.
scandenti |
Camefite |
Piccoli
arbusti e suffrutici con gemme a breve distanza dal suolo (< 30 cm) |
Ch |
|
|
Ch
suffr |
C.
suffruticose |
|
|
Ch
scap |
C.
scapose |
|
|
|
Ch
succ |
C.
succulente |
|
|
Ch
rept |
C.
reptanti |
|
|
Ch
pulv |
C.
pulvinate |
|
|
Ch
frut |
C.
fruticose |
Fanerofite |
Alberi,
grandi arbusti, liane con gemme su fusti elevati (> 30 cm) esposte
all’aria |
P |
|
|
P caesp |
F.
cespugliose |
|
|
P
scap |
F.
arboree |
|
|
P lian |
F.
lianose |
|
|
|
P
succ |
F.
succulente |
|
|
P
ep |
F.
epifite |
|
|
P
rept |
F.
striscianti |
Nanofanerofite |
Arbusti
minori |
NP |
|
Idrofite |
Piante
acquatiche totalmente o in parte immerse con gemme subacquee |
I |
|
|
I
rad |
I.
radicanti |
|
|
|
I
nat |
I.
natanti |
Elofite |
Piante
radicanti in acqua ma emerse nella parte epigea |
He |
|
Calcolando la
frequenza percentuale delle forme biologiche su un qualsiasi set di dati
floristici si ottiene il suo spettro biologico: Raunkiaer quantificò, sulla base di un campione
casuale della flora mondiale, il cosidetto spettro normale cioè la frequenza
media delle forme biologiche nel pianeta. Descrivendo una sorta di modello
ecologico-climatico si può evidenziare la prevalenza delle fanerofite nella
fascia intertropicale, delle terofite nella fascia arida, delle emicriptofite
nelle zone temperate e delle camefite in quelle fredde. In particolare per
l’Italia è evidente il passaggio dalla fascia arida subtropicale a quella
umida temperata come dimostrato dall’elevata percentuale di terofite in
Sicilia, Puglia e sud del paese contrastata da alti valori di emicriptofite in
pianura Padana, Alpi e Appennino. Tuttavia il sistema di Raunkiaer presenta limiti ben evidenti dovuti alla parzialità
del carattere fondamentale; inoltre esso non dà risultati soddisfacenti per le
flore tropicali trovando la sua massima espressione solamente alle nostre
latitudini.
Ogni
specie vegetale ha un suo areale di distribuzione che riflette l’area
all’interno della quale essa vive spontaneamente ed è determinato da fattori
ecologici e storici. E’ possibile individuare gruppi di areali simili che con
la loro ripetitività assumono un significato statistico: questi sono i corotipi
o tipi corologici. I sistemi presenti in letteratura fitogeografica sono
spesso leggermente differenti e riportano a volte nomenclature diverse, in ogni
caso generalmente il nome del corotipo considerato riflette quello della regione
geografica corrispondente. Per l’Italia si hanno 10 tipi corologici
principali:
· Endemiche |
specie ad areale ristretto e ben delimitato |
· Stenomediterranee |
specie ad areale mediterraneo con distribuzione costiera o in zone a clima simile (area dell’olivo) |
· Eurimediterranee |
specie ad areale mediterraneo in senso lato con
possibilità di presenza
anche in zone calde del centro europa (area della vite) |
· Mediterraneo-montane | specie delle montagne mediterranee |
· Eurasiatiche | specie continentali con areale a baricentro medioeuropeo ma con possibili estensioni in Siberia ed estremo oriente ed in zone submediterranee |
· Atlantiche | specie ad areale occidentale di bioclima umido oceanico |
· Orofite sud-europee | specie delle alte montagne sud europee |
· Circumboreali | specie ad areale diffuso nella zona temperata e fredda dei tre continenti |
· Artico-Alpine | specie ad areale artico con diffusione anche sulle maggiori catene montuose della fascia temperata |
· Cosmopolite | specie multizonali ad ampia distribuzione su tutti i continenti o quasi. |
Come
per le forme biologiche è possibile calcolare uno spettro corologico o
corogramma sulla base delle frequenze percentuali dei corotipi da una qualsiasi
flora. Per l’Italia sono stati calcolati i corogrammi delle singole regioni al
fine di evidenziare eventuali gradienti ecologici. La distribuzione geografica
dei corotipi italiani segue in linea di massima fattori climatici e altitudinali
e presenta risultati abbastanza prevedibili: prevalenza di stenomediterranee al
sud e di eurasiatiche al centro-nord con spiccata tendenza delle atlantiche per
le regioni tirreniche.