Bassorilievo dell’Ara Pacis rappresentante Saturnia Tellus, la personificazione latina della Terra Madre, identificata dai greci con il nome di Gea.

Viene raffigurata come una donna che tiene in grembo due bambini tra fiori e frutta. All’ombra della sua fecondità tranquilla e regale, placidamente sostano una pecora e un bue. Ai lati, due figure femminili seminude più piccole: quella di destra, simboleggiante l’Acqua, cavalca, sopra onde increspate, uno squamoso serpente di mare, l’altra, l’Aria, seduta sul dorso di un cigno, trasvola un ciuffo di canne palustri. La brezza ha gonfiato le loro vesti come se fossero delle vele ma il gesto con cui trattengono l’ampio lembo del mantello non è di pudore.

 

Secondo il mito esiodeo narrato nella Teogonia, Gea o Gaia nacque per seconda, dopo Caos, subito prima di Eros (l'Amore). Senza l'aiuto di alcuna figura maschile generò il Cielo (Urano), le Montagne e anche il Ponto, personificazione dell'elemento marino. Messo alla luce il Cielo, si unì a questo e dalla loro unione nacquero molte divinità: da prima i sei Titani, poi le sei Titanidi e infine i Ciclopi, divinità legate al fulmine, ai lampi e al tuono. Dagli amori di Urano nacquero anche degli esseri giganteschi e violenti: gli Ecatonchiri. A tutti questi figli non fu permesso di vedere la luce e furono costretti a restare sepolti nelle profondità della loro madre, la Terra, poiché il padre li disprezzava. Gea, allora, decise di liberarli e chiese loro di vendicarla contro Urano. Solo Crono, il più giovane tra i Titani e le Titanidi, accettò la proposta dal momento che odiava il padre. Durante la notte, mentre Urano si avvicinava a Gaia, Crono con un colpo di falcetto, che gli era stato dato dalla madre, tagliò i testicoli del padre. Con il sangue della ferita caduto sulla Terra che venne fecondata, si ebbero nuove nascite: le Erinni, i Giganti e le Ninfe. Dopo la mutilazione di Urano, Gaia si unì all'altro figlio che aveva avuto alle origini, Ponto, e generò con lui cinque divinità marine. Crono, regnando sul mondo, si mostrò crudele quanto il padre e imprigionò anche lui i fratelli, figli di Gaia, nel Tartaro così che la Terra preparò una seconda rivolta. Quando Rea, figlia di Gaia e di Urano, fu incinta di Zeus, poiché aveva visto tutti i suoi figli divorati da Crono, andò dai genitori per chieder loro come poter salvare il figlio che stava per avere. Gaia e Urano le insegnarono a ingannare Crono, così Zeus poté crescere e sfuggire al padre. Gaia, infatti, al posto del bambino dette a Crono una pietra avvolta in panni. Più tardi, quando Zeus e Crono entrarono in lotta, Gaia disse che l'unico modo per avere il potere era quello di liberare i Titani, che consegnarono il fulmine, il tuono e il lampo a Zeus; con questi il dio cacciò Crono. Gaia, dal momento che era delusa della disfatta dei Ecatonchiri, suoi figli, si unì a Tartaro, dio dell'Inferno, e da lui ebbe due figli: Tifone, mostro di forza prodigiosa, che dichiarò guerra agli dei e Echidna, anche questo un mostro.

Altre teogonie la riconoscono come madre di Trittolemo avuto dall'Oceano, uno dei suoi figli. E così pure si dice che avesse generato Anteo dall'unione con Poseidone. I mitografi attribuiscono a Gaia la maternità di tutti i mostri come Cariddi, le Arpie e Pitone. Con il passare del tempo la Terra, simbolo della fecondità, divenne la Madre Universale e la Madre degli dei. Man mano che il pensiero ellenico personificava i suoi dei, la Terra acquistò aspetto umano divenendo Demetra o Cibele, i cui miti, più umani, stimolavano l'immaginazione mentre le considerazioni sulla Terra come elemento venivano affrontate dalla filosofia.

Questo mito è molto significativo poiché Gaia, con le sue tragiche avventure, le sue rivoluzioni e le sue unioni illecite e innaturali con i figli, dimostra come già al tempo di Esiodo fosse concepita come una creatura afflitta da mille dolori, sempre in lotta con i suoi figli, esseri mostruosii, fonti di calamità naturali.


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