L’impiego di marcatori molecolari ha fornito negli
ultimi anni notevoli contributi alla conoscenza delle conseguenze della
pesca intensiva. Ad esempio
il pesce Hoplostetus atlanticus è stato sottoposto ad intensa pesca solo di
recente; è stato così possibile analizzare la sua struttura genetica
“prima, durante e dopo” tale processo. Ciò ha permesso di documentare
nelle sue fasi e meccanismi di realizzazione il fenomeno dell’erosione
genetica causato dalla pesca. I massicci prelievi hanno causato
una diminuzione in soli 6 anni di circa il 70% della biomassa
e una riduzione anche maggiore della variabilità genetica, da imputarsi
anche alle particolari modalità di pesca impiegate.
Come altre specie di teleostei,
H.atalnticus mostra una
relazione diretta tra taglia ed eterozigosi degli individui; la
pesca tende a rimuovere selettivamente dalla popolazione
gli esemplari più grandi con genotipi più eterozigoti, depauperando la variabilità
genetica.
La caratterizzazione genetica di
tali popolazioni è necessaria per seguirne il destino, poiché possono
verificarsi, nella nuova condizione di simpatria artificialmente creata,
fenomeni di competizione, ibridazione ecc. con
ripercussioni notevoli sulla struttura genetica delle popolazioni.
L’esercizio
della pesca a scopi commerciali comporta spesso mescolanza in corpi
d’acqua circoscritti, sia naturali che artificiali, di popolazioni
native con altre popolazioni introdotte. Un caso
ben noto è quello delle trote. La trota comune (Salmo
trutta), quella iridata (S.gairdnerii)
e S.shaster,
la prima europea, le altre due importate dall’America, sono state immesse insieme
in torrenti, stagni, e vasche artificiali.
Diverso è il caso del salmone
(Salmo salar), specie di grande
interesse economico per molti paesi. Oggi si stanno cercando marcatori
molecolari per poter distinguere il contributo delle diverse popolazioni,
provenienti da fiumi diversi, rispetto all’unica popolazione oceanica oggetto di
pesca. Un ultimo punto riguarda i programmi di conservazione, pianificati
per proteggere specie in pericolo, che implicano misure anti-ibridazione
(ad esempio la soppressione di ibridi naturali tra cani randagi e lupi in
Europa). Questa politica può sia interrompere un processo evolutivo
potenzialmente di successo, sia portare all’estinzione specie esistenti
di origine ibrida, non ancora riconosciute come tali.
Invasione
di specie non native
Si
tratta di un'importante causa di estinzione, che viene spesso sottovalutata. I
grandi laghi africani Victoria,
Malawi e Tanganyika sono famosi per la grande biodiversità di specie
endemiche di pesci ciclidi. Nel Lago Victoria, si è stabilita una specie
esotica, la perca del Nilo, che mette a rischio le popolazioni endemiche.
La specie è stata introdotta, ancora una volta, per promuovere la pesca
sportiva.