Possiamo usare come esempio il DDT perché sono molti i biocidi che agiscono sull’ambiente come questo. Il DDT (DicloroDifenilTricloroetano), idrocarburo clorurato, e i suoi affini hanno due proprietà che li rendono soggetti ad accumulo biologico: 1. non vengono rapidamente demoliti a sostanze innocue; 2. sono liposolubili ma non idrosolubili, per cui invece di venire espulsi con l’urina si depositano nel grasso degli animali. Poiché il trasferimento da un livello trofico più basso a uno più alto è estremamente inefficiente, ovvero poiché nel passaggio di energia da una categoria di organismi che occupa una posizione precedente nella catena alimentare ad una categoria di organismi che occupa una posizione successiva si ha una dispersione dell’energia stessa, gli erbivori debbono ingerire grosse quantità di materiale vegetale (magari irrorato di DDT), i carnivori sono costretti a mangiare molti erbivori, e così via. Non essendo il DDT eliminato con l’escrezione, il predatore ingerisce la dose accumulata per un lungo periodo da tutte le sue vittime. Il DDT raggiunge così la massima concentrazione nei predatori in cima alla piramide ecologica. Sebbene l’uso del DDT sia stato proibito negli Stati Uniti, vi sono aziende chimiche che lo producono e lo esportano in nazioni che ancora lo utilizzano. Un esempio mostra come una rete alimentare possa essere influenzata, in modo inatteso, dall’uso dei biocidi. Gli acquitrini lungo le coste Nord di Long Island (New York) furono, a suo tempo, irrorate con DDT per combattere le zanzare. Più tardi si scoprì che organismi microscopici, viventi nell’acqua, contenevano circa 0,04 ppm (parti per milione) di DDT nelle loro cellule. Questa quantità di veleno è molto bassa, ma non ci si aspettava di trovarla in questi organismi. I pesciolini, i molluschi bivalvi e le chiocciole, che si nutrono di questi organismi, contenevano un livello di DDT almeno 10 volte più grande, compreso tra 0,5 e 0,9 ppm. Le anguille, le passere di mare e le aguglie, che mangiano le chiocciole ed i pesci piccoli, contenevano un livello di DDT tra 1,3 e 2,0 ppm. Gli uccelli predatori di pesci, gli aironi ed i gabbiani, che si cibano di anguille e pesciolini, contenevano un livello di DDT tra 10 e 25 ppm. In questo modo la concentrazione di DDT nei tessuti degli organismi coinvolti in questa rete alimentare è cresciuta di quasi 10 milioni di volte, a partire dalla quantità rilevata nell’acqua di mare; e quasi 625 volte dal livello del produttore, alla base della piramide alimentare, fino al livello del consumatore posto al vertice.
DDT ed altre sostanze chimiche si concentrano in un numero sempre più ridotto di individui nell’ambito della catena alimentare. Ogni consumatore si ciba di un gran numero di produttori. Il corpo del produttore può essere smembrato ed utilizzato dal consumatore, ma il DDT presente nel suo corpo non può essere rimosso. Ciascuno dei produttori contiene un po’ di DDT e queste piccole quantità si sommano nel consumatore. Più grande è la concentrazione di DDT in un organismo, maggiore è il danno che esso ne riceve. Gli uccelli predatori di pesci ed il pellicano sono danneggiati dal DDT, che impedisce loro la deposizione di uova normali. Il guscio dell’uovo è così sottile che le uova e gli embrioni che si sviluppano al loro interno vengono schiacciate dai genitori, nel nido. Vi è stato un periodo in cui alcune popolazioni di falchi cacciatori e di pellicani quasi si estinsero a causa dell’effetto del DDT. Nessuno si aspettava che il DDT, usato per controllare gli insetti nocivi, potesse colpire tanti organismi lontani dall’area sulla quale il veleno era stato irrorato. Le vittime del DDT avrebbero dovuto essere solo le zanzare mentre, invece, molti altri organismi ne subirono gli effetti. La malaria è una malattia che si trasmette da una persona all’altra, tramite le zanzare. Una persona affetta da malaria va incontro a periodi, ricorrenti, caratterizzati da brividi di freddo seguiti da febbre alta; in certi casi può sopravvenire anche la morte. Molte persone, ai tropici, soffrono di malaria. Vi fu un tempo in cui la malaria fu uno dei problemi sanitari più gravi nell’isola di Borneo, in Indonesia. Al fine di aiutare la popolazione del Borneo, specialisti dell’organizzazione mondiale della sanità irrorarono con DDT villaggi isolati e le aree circumvicine. La maggior parte delle zanzare delle zone irrorate morì, ma, essendo tutti gli organismi legati nella catena alimentare, molte altre specie ne risentirono le conseguenze. Mosche e scarafaggi, il cibo preferito dalle lucertole che vivevano nei villaggi isolati, morirono a causa del DDT. Le lucertole si riempirono di insetti avvelenati dal DDT; ed anch’esse, presto, cominciarono a morire. I gatti locali si cibarono di lucertole avvelenate e morirono. Dopo la scomparsa dei gatti, la popolazione dei ratti crebbe senza controllo. Le zanzare portatrici di malaria furono uccise dal DDT, ma i ratti diffusero un’altra malattia pericolosa per le popolazioni umane. La gente dell’isola non si preoccupava più della malaria, ma incominciò a morire a causa della malattia trasmessa dai ratti. E, per ristabilire l’equilibrio naturale, furono paracadutati nei villaggi, dei gatti, al fine di combattere i ratti. Questo è un altro esempio di effetti imprevisti che gli esseri umani possono avere su altri organismi ed anche su se stessi, a causa delle interazioni tra i molti organismi di una comunità. Gli antiparassitari che hanno sostituito gli idrocarburi clorurati sono meno persistenti, ma spesso più tossici per l’uomo, per gli uccelli e altri vertebrati. |