Camillo Golgi visse in un arco di tempo che vide grandi cambiamenti politici, letterari, filosofici,scientifici e tecnici. E’ quindi di grande interesse, rileva il Prof. Bruno Zanobio nella sua pubblicazione per l’Istituto Lombardo,stabilire le tappe salienti dell’impegno civile e politico dell’istologo italiano. La sua vita politica inizia con la candidatura al Comune di Pavia nelle elezioni del 1893. Molto più importante è la sua partecipazione attiva alla vita del senato del Regno d’Italia.Nella loro pubblicazione Vita e opere del senatore camuno Camillo Golgi edito dal Comune di Corteno (Bs), gli autori Goldanica e Marchetti, definiscono il senatore Golgi alieno dalla politica. Certamente Golgi non ebbe un ruolo di primo piano nella politica, essendo l’attività scientifica il suo impegno prioritario.
Il professore di Pavia fu nominato senatore il 14 giugno del 1900 per la categoria XIX (Membri Ordinari del Consiglio Superiore dell’Istruzione pubblica dopo sette anni di attività) e prestò giuramento l’11 luglio dello stesso anno. Il già citato prof. Zanobio ricorda alcuni suoi interventi che lo videro protagonista nell’aula del Senato.Da essi è possibile ricostruire il pensiero e le convinzioni personali del senatore pavese su alcuni aspetti della vita dell’Italia d’inizio secolo.
In un intervento del 16 marzo 1906 Golgi si schierò contro l’ingiustificata chiusura dell’Istituto di Chimica dell’Università di Pavia. Il direttore, prof. Giuseppe Oddo, aveva disposto la chiusura dell’istituto di chimica adducendo la mancanza di fondi. Gli studenti, ritenendo tale giustificazione un pretesto si erano messi in agitazione. Golgi appoggiò la protesta degli studenti e chiese che l’Istituto di chimica fosse riaperta. Nel giugno del 1913 presentò un’interpellanza per regolamentare la posizione degli assistenti universitari e l’ingresso nei ruoli dei professori ordinari negli Istituti clinici di perfezionamento di Milano; nel 1911 espresse il suo parere sull’esercizio e sulla didattica dell’odontoiatria e presentò un disegno di legge per introdurre la laurea obbligatoria in medicina, per esercitare la professione di odontoiatra; il 9 marzo del 1917 prese una decisa posizione a favore della protezione e l’assistenza agli invalidi di guerra. La questione degli invalidi di guerra era molto controversa e vedeva opposti schieramenti nelle commissioni mediche. Si trattava di disciplinare le possibilità di recupero funzionale di mutilati e il loro reinserimento nella vita normale. Molto attivo fu il suo impegno anche nelle diverse Commissioni, come quella promossa dal Nitti nel 1919, su un disegno di legge per la cura e la prevenzione della tubercolosi. In seno al Consiglio Superiore di Sanità del quale era membro dal 1886 e di cui ebbe la presidenza per alcuni anni,si prodigò in maniera forte nel chiedere la bonifica di alcune zone malariche e la profilassi chininica per gli abitanti a rischio di parassitosi. Golgi seppe quindi svolgere il suo ruolo istituzionale, con lo stesso rigore e la stessa dedizione che metteva nella ricerca. Il suo impegno non si sottomise mai a ragioni politiche di parte o a compromessi di sorta, ma s’ispirò a principi di onestà intellettuale e di servizio per le classi più deboli e bisognose di aiuto.