E’ molto interessante ricostruire, almeno in grandi linee, le diverse convinzioni scientifiche di questi due istologi, che differivano molto per temperamento e carattere, eppure accomunati dallo stesso entusiasmo per la ricerca istologica. Del resto, la migliore dimostrazione del loro comune interesse e della validità del lavoro che essi seppero realizzare, indipendentemente, è data dal fatto che la Reale Accademia delle Scienze di Stoccolma assegnò ad entrambi il premio Nobel per la Medicina nel 1906.( lo stesso anno anche il Carducci fu insignito del premio Nobel).
La personalità di Camillo Golgi è ben difficile da delineare, visto i pochi documenti che sono stati prodotti riguardo alla sua vita privata.Scrive un suo allievo, Eugenio Medea: La caratteristica di Golgi è la grande modestia, l’estrema riservatezza; nessuna di quelle arie di grand’uomo che spesso si danno quelli che lo sono e quelli che vorrebbero esserlo; così, la sua riservatezza confina talvolta con una specie di timidezza per la quale,dopo tanti anni d’insegnamento,egli era ancora un pò esitante nella voce all’inizio della sua lezione. (da Medea E. 1918 Camillo Golgi Rivista d’Italia anno 21° vol 3, pp 447-445). Il prof Faustino Savoldi, nella sua relazione per la cerimonia promossa in memoria di Golgi dall’istituto Lombardo conferma il giudizio di Medea, sostenendo che il professore di Pavia, per il suo carattere riservato, poteva apparire addirittura introverso.Spirito analitico,egli era legato al dato sperimentale in maniera quasi ossessiva, meno incline a speculazioni teoriche. Sempre pronto a rivedere le sue posizioni, egli era disponibile ad assumere un atteggiamento critico nei confronti del suo lavoro.Il suo modo di esprimersi era netto, deciso; il suo parlare privo di fronzoli o inutili orpelli. A volte, continua Savoldi, poteva dare l’impressione di essere arrogante, di non ammettere l’altrui opinione, ma era solo apparenza. Dietro il manifesto distacco vi era un animo sensibile ai problemi del suo tempo, al dolore degli ammalati e dei meno fortunati. La sua apertura verso i problemi sociali fu decisa e completa.
Nel 1866 Golgi s’impegnò nella cura dei malati di colera, nel 1873 assistette amorevolmente quelli affetti da vaiolo; i suoi studi sul ciclo del parassita della malaria furono di grande aiuto nella lotta contro questa parassitosi che causava moltissime vittime. L’istologo italiano fu tra i fondatori della Lega Nazionale contro la Malaria, e fu tra i più accaniti sostenitori di opere di bonifica e disinfestazione.In occasione del terremoto di Messina e di Reggio Calabria del 1908 offrì volontariamente il suo aiuto di medico alle popolazioni in difficoltà. Durante la prima guerra mondiale fondò e diresse un centro per il recupero dei feriti con lesioni del sistema nervoso periferico, contribuendo, inoltre, allo studio e allo sviluppo di tecniche di riabilitazione e recupero dei mutilati.Promosse infine l’istituzione di unità di chirurgia neurologica negli ospedali militari, e in qualità di senatore del Regno e Rettore dell’Università di Pavia incoraggiò fortemente il progetto di costruzione del Policlinico della sua città. Egli ha lasciato soprattutto pubblicazioni di carattere scientifico, in cui non traspaiono in modo chiaro le emozioni e i sentimenti. Anche in occasione di discorsi e circostanze ufficiali tendeva a privilegiare gli aspetti formali degli incontri, come ricorda il prof. Bruno Zanobio dell’Istituto di Storia della Medicina dell’Università di Milano.Qualche informazione di maggiore interesse sulla sua personalità si potrebbe ricavare dalla consultazione della miscellanea Golgi, conservata nella biblioteca dell’istituto di Patologia generale dell’Università di Pavia diretto dal prof. Vanio Vannini.Significativa è la raccolta di lettere che costituiscono l’epistolario di Albert Koelliker a Camillo Golgi pubblicate da L. Belloni .
Del tutto diverso il carattere e la personalità dell’istologo spagnolo Raimon y Cayal. Di lui esiste infatti una copiosa autobiografia (Recuerdos de mi vida), oltre ad un’opera di carattere didascalico avente come argomento le modalità da seguire per ottenere un sicuro successo professionale; l’opera in questione,molto popolare in Spagna, s’intitola Reylas y consejos para investigation cientifica. Tra gli originali suggerimenti che egli elargisce a chi vuole dedicarsi alla ricerca scientifica, si cita quello di scegliersi una moglie ricca, per mettersi al riparo dalle difficoltà economiche cui può andare incontro l’incauto sperimentatore. Il professore spagnolo è aperto, espansivo, a volte aggressivo, sicuramente egocentrico. E’ molto abile nel farsi propaganda e nel curare la propria immagine di scienziato e di uomo.Le sue doti sono più analitiche che sintetiche e non è dotato, a differenza del professore pavese, di autocritica. Il suo narcisismo lo porta a polemizzare con l’interlocutore che lui vede, come un potenziale antagonista da stroncare. Si vanta di aver inventato, prima di Edison (1847-1931) il fonografo, di aver scoperto l’apparato citoplasmatico che porta il nome di Golgi, nel 1891, e giustifica il ritardo nella pubblicazione con il fatto che non si sentiva del tutto sicuro dei risultati. (Golgi rese nota la sua scoperta nel 1898). Cajal, mostrando il lato contraddittorio del suo carattere, aveva del resto elogiato in una fitta corrispondenza, iniziata il 22 maggio 1889 con una cartolina, l’attività del Maestro italiano. Il prof. Calligaro dell’Università di Pavia, ricorda che l’istologo spagnolo, scrivendo a Golgi gli comunicava di aver ottenuto eccellenti preparati microscopici utilizzando il suo metodo di colorazione!
I due istologi s’inseriscono, com’ è stato annunciato nel titolo di questo paragrafo, in due filoni antitetici di ricerca, nel campo delle neuroscienze. Golgi aveva preso da Joseph Gerlach (medico tedesco 1820-1896), l’ idea delle reti sinciziali diffuse che rappresentavano la base della teoria reticolare. Egli accettava, in qualche modo, la tesi di alcuni fisiologi francesi i quali erano i fautori della teoria non localicistica dell’attività cerebrale.
Cajal era invece fautore della concezione cellulare del tessuto nervoso che in quegli anni era sostenuta da vari autori tra i quali Auguste Forel (medico francese1848-1931) e da Wilhelm His (medico svizzero 1831-1904).Questa teoria si sarebbe poi diffusa come teoria del neurone, come riporta la prof.ssa Maria Gabriella Manfredi Romanini nella sua relazione scritta per l’Istituto Lombardo. L’istologo spagnolo vede nei neuroni le strutture deputate alla ricezione, alla conduzione e all’emissione dell’impulso nervoso, e accetta l’esistenza dei punti di passaggio da un neurone all’altro, quelle che poi saranno definite sinapsi, e che egli chiama poeticamente placas de la alma attribuendo ad essi un’importanza cruciale, nell’attività nervosa. Golgi, al contrario, non accetta questa visione delle cose,ma attribuisce alla rete fibrillare la distribuzione funzionale dell’impulso nervoso che per l’istologo italiano è delocalizzata e distribuita ai vari settori della sostanza grigia, in modo appunto non localistico,come affermavano i fisiologi francesi. Ciò che accomunava i due scienziati era la consapevolezza che la reazione nera poteva dare loro la possibilità di penetrare, almeno in parte, i segreti del sistema nervoso; studiando la forma delle strutture si sarebbe riusciti a capire anche la funzione delle stesse, non esclusi il pensiero e la memoria! Golgi, difendeva la sua visione di una rete complessa di fibre nervose perché essa dava una perfetta corrispondenza tra l’indeterminatezza del sistema anatomico e la molteplicità di funzioni che caratterizza il sistema nervoso. Cajal vede concretamente, nell’osservazione delle sezioni di cervelletto e retina, i neuroni e le loro connessioni e concepisce un piano di ordine ed economia fra le sinapsi. Con il suo stile appassionato ed entusiasta convince molti colleghi, ed allarga la base dei consensi. Egli descrive, in termini entusiastici, il suo esordio nella comunità scientifica internazionale, avvenuta al Congresso medico di Berlino del 1889 e sottolinea la piena adesione di Koelliker e di His ai risultati dei suoi lavori.
La disputa assumerà caratteri accesi, ma sempre contenuta nei termini di un civile confronto d’idee e farà discutere un’intera generazione d’istologi. E’ interessante, riportare, a chiusura di questo argomento, le parole con le quali Golgi si rivolge al suo antagonista in una delle comunicazioni del 1890, pubblicate da una rivista tedesca: Ho di questo giovane ricercatore la massima considerazione e come ho ammirato la sua grande attività ed iniziativa, così apprezzo l’importanza delle originali sue osservazioni.Le poche divergenze tra le conclusioni sue e mie non hanno, né potrebbero avere riflesso di sorta su questi miei sentimenti, essendo io , anzi, profondamente convinto che siffatte divergenze, collo spingere alle indagini, riescono sempre proficue alla scienza. In esse si possono percepire serenità di giudizio e pacata consapevolezza delle proprie ragioni; patrimonio solo di un grande Maestro, come sottolinea il prof. Calligaro. Naturalmente molti si sono chiesti come sia stato possibile, per questi due grandi ricercatori, arrivare a conclusioni così differenti, pur utilizzando le stesse tecniche e i medesimi modelli.
La distanza tra la teoria della continuità e quella della contiguità, fra il gruppo dei reticularisti e quello cellularisti che alla fine dell’ottocento era molto definita e quasi incolmabile, con il tempo si è andata sempre più riducendo. Questo è l’aspetto se si vuole paradossale della polemica Golgi-Cajal, come ricorda la dott.ssa Manfredi Romanici dell’Istituto Lombardo. Nonostante il fatto che la teoria del neurone sia stato ormai accettata da decenni, e sia ripresa da tutti i trattati di neurologia, l’intuizione di un collegamento sinciziale tra le cellule, che era alla base del modello reticolare di Golgi,ritorna ad essere citato da più parti a seguito di osservazioni di giunzioni comunicanti fra neuroni e neuroni e fra neuroni e glia,( vi sono studi francesi ed italiani in questo campo, fatti tra gli anni 1984 e 1991).Inoltre, la scoperta recente di neurotrasmettitori e neuromodulatori non legati allo spazio sinaptico,ma presenti nell’interstizio tra le cellule, fanno pensare ad un sistema chimico nervoso che coinvolge e si sovrappone al classico sistema neuronale di trasporto ed elaborazione degli impulsi.In altri termini, conclude la Manfredi Romanini, si accetta ancora il trasporto polarizzato direzionalmente secondo l’intuizione dell’istologo spagnolo, ma la nascita e la modulazione degli impulsi appaiono sempre più complesse e come risultato di un’interazione che si elabora anche al di fuori del sistema cellulare neuronale.Lo studio più approfondito della glia ha dato, negli ultimi tempi, una consistenza anche morfologica al concetto di plasticità del sistema nervoso.Oggi si sa che le cellule gliali, considerate non degne di nota né da Golgi né da Cajal, costituiscono più del 50% del cervello e sono più abbondanti dei neuroni. Il loro ruolo nella trasmissione dell’impulso nervoso (in particolare negli astrociti) sta emergendo sempre con maggiore chiarezza e con risultati inaspettati.