BOLLETTINO DELLA SEZIONE CAMPANA

STATUTI, BAGLIVA E CONTI COMUNALI IN BASILICATA
Nota redazionale

 

Per informazioni e abbonamenti: Sofia Sica



Il 16 novembre 1999, presso l’Istituto Italiano per gli studi filosofici, in Via Monte di Dio, n. 14, a Napoli, è stato presentato il volume di storia sociale di Antonio Lotierzo "STATUTI, BAGLIVA E CONTI COMUNALI IN BASILICATA" (Curto ed., Napoli).
Sono intervenuti il prof. MARIO De LUCIA storico economico, il prof. NICOLA DE BLASI storico della lingua e l’avvocato ALFONSO RECCIA. Qui di seguito si forniscono le relazioni, con questa nota redazionale. Il saggio di Lotierzo presenta due documenti originali: gli Statuti della bagliva di Marsiconuovo, comune del Principato Citra, aggregato dai Napoleonidi alla Basilicata, e i bilanci comunali settecenteschi. Per gli studiosi del fatto sociale totale, il testo della bagliva (Þg. 1) presenta un singolare concentrato di problemi storici, giuridici e sociolinguistici che consentono di avvicinarci al mondo dell’età moderna in un centro fra Vallo di Diano e Vald’Agri: Marsiconuovo (PZ) (Þg. 2). Lotierzo ricostruisce la figura del baiulo, quale magistrato di nomina regia che ricopriva mansioni amministrative e giudiziarie, codificate da Federico II: riscossione delle rendite e dei tributi locali dovuti dalle università, prelievo dei diritti per i giudizi espressi nelle pratiche di risarcimento dei danni. Il baiulo (o balivo o balio, dal francese "baillif") fa rispettare i prezzi delle derrate alimentari, controlla la legittimità dei contratti agrari e dei pesi e misure, al fine di prevenire frodi alimentari; sorveglia la salubrità dell’aria, come si evince da articoli attinenti la macerazione del lino e la concia; controlla il seppellimento delle carogne. Lotierzo discute le tesi storiografiche del Racioppi, Pedio, De Rosa, Corso ripercorrendo le linee di formazione del comune meridionale e gli apporti del diritto consuetudinario alla storia rurale del Sud. L’analisi dei bilanci comunali settecenteschi di Marsico consente di individuare possibilità e limiti dell’università, che estraeva rendite dall’affitto dei territori della Lama, Romaniello, Petridici, nonché da varie fide concesse ai comuni limitrofi, con cui si stabilivano complessi scambi economici. Nello "stato discusso" del 1818 appare evidente la positività della razionalizzazione napoleonica ma continua la sofferenza per un’esosità d’uscite e d’imposizioni, fra cui ragguardevole il peso per le maestre e i medici condotti che aggravavano le tasse fondiarie e per la molitura.


 
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