BOLLETTINO DELLA SEZIONE CAMPANA

Editoriale
S. Sica

 

Per informazioni e abbonamenti: Sofia Sica


E D I T O R I A L E
L’educazione ambientale viene affrontata oggi con una pluralità di approcci, per cui ci sembra di trovarci in uno stato di instabilità, per dirla alla Khun. Perché possa assumere una maggiore regolarità e maturità occorre una codifica, che rispecchi non solo gli aspetti tecnici ed epistemici, ma anche quelli sociali. E’ necessario che gli assunti scientifici e metodologici si accordino più o meno con i fatti, affinché siano condivisi e ciò avviene quando la scienza si rende portatrice di progresso.
Lo sviluppo è stato inteso fino a pochi anni fa come sinonimo di sviluppo economico, ma ci si è accorti che il degrado ambientale aveva raggiunto un punto di tale preoccupazione che non ha l’eguale se non nell’inquietudine che suscitano a scala planetaria i problemi legati alle disuguaglianze dei livelli di vita e del benessere ed allo squilibrio tra i paesi e le regioni dal punto di vista del consumo delle risorse.
La Commissione mondiale delle nazioni unite ha riconosciuto l’interdipendenza dei problemi di sviluppo locale dall’Ambiente, per cui il nuovo concetto di sviluppo ha cominciato ad includere il benessere delle popolazioni al quale si dà oggi il primo posto.
La conferenza mondiale sui diritti dell’uomo di Vienna del 1993 ha affermato che il diritto allo sviluppo è universale e fa parte integrante dei diritti dell’uomo. Ma la dimensione sociale e ambientale non può essere sacrificata in funzione dello sviluppo (crescita). C’è una presa di coscienza dell’interdipendenza degli aspetti economici, sociali, culturali ed ecologici dell’ambiente.
Obiettivo prioritario è quello di promuovere presso tutti (cioè presso ciascuna persona) una conoscenza elementare di questioni ambientali (PIEE: Programma internazionale di Educazione Ambientale - Unesco, ONU - 1995). L’Educazione Ambientale, come anche l’Educazione sanitaria, rientrano nei normali curricoli scolastici, sono parti peculiari dell’Educazione scientifica e dovrebbero essere inserite nella programmazione disciplinare non solo delle Scienze Naturali ma anche di altre discipline su ipotesi concordate in sede di Consiglio di Classe e non considerate a parte. A ciò dovrebbero concorrere alcune iniziative ministeriali, come il "progetto ragazzi 2000", il "progetto giovani", " lo sportello CIC", ecc. Di fatto, in generale, ciò non avviene e le cosiddette "Educazioni" vengono affidate ad Insegnanti di discipline le più disparate, come se non fossero necessarie competenze professionali specifiche. Spesso anche gli Insegnanti di Scienze demandano ad altri questo compito soprattutto per lo spazio orario assai ridotto a loro disposizione. Gli argomenti riguardanti l’Ambiente, che dovrebbero poggiare su solide basi di fisica, di chimica, di Scienze della Terra e soprattutto di Biologia, vengono spesso trattati in maniera sconnessa e riguardano prevalentemente gli aspetti patologici, come le varie forme di inquinamento o alcuni temi cari all’ambientalismo, come la pulizia delle strade, dei boschi, ecc. Indubbiamente l’appropriarsi di alcune competenze, anche se talvolta, di luoghi comuni, appaga il bisogno di autoreferenziarsi, di gestire l’innovazione scolastica ed educativa, di soddisfare non solo l’obiettivo della conoscenza di fatti e fenomeni, ma anche il desiderio di contribuire alle necessità di tipo politico ed economico che presiedono interessi generali, in quanto le problematiche ambientali sono vitali per il nostro pianeta e non sono rinviabili, per cui sopravanzano tutti gli altri interessi. Siamo quindi abbastanza lontani da una corretta Educazione Ambientale, che dovrebbe prevedere lo studio delle piante, degli animali, dell’uomo e degli habitat in un ambito disciplinare ben definito, nonché interdisciplinare, multidisciplinare e trasversale. L’ecologia, infatti, si avvale di altri contributi, ma possiede una sua struttura, un suo metodo, i suoi concetti strutturanti e nodi fondamentali, per cui non può essere ignorata come disciplina o sostituita da altre, che pure sono importanti per il ruolo che possono svolgere.
E’ necessario evitare la confusione e le sovrapposizioni e soprattutto la frammentazione delle Scienze Naturali, con la quale si corre il rischio di far assumere alle singole materie un carattere tecnico e strumentale anziché svolgere un ruolo formativo; ruolo che dovrebbe produrre una radicale e permanente modificazione del comportamento, una nuova cultura. E’ oggi possibile offrire alla Scuola opportunità che consentano non solo l’informazione corretta, ma il passaggio dall’informazione all’Educazione anche attraverso l’interazione tra gruppi sociali differenti per fasce di età e per posizione culturale e civica e soprattutto con l’interdisciplinarità.
La finalità prioritaria dell’educazione scolastica che noi tutti abbiamo ricevuto è stata l’acquisizione del diritto alla parola ed alla libera espressione, ma è venuto il momento di formare le coscienze (Margiotta 1996). L’Educazione Ambientale può contribuire egregiamente al raggiungimento di questo obiettivo nel nuovo secolo; obiettivo prioritario ed utile per l’orientamento nella risoluzione di problemi e bisogni di qualsiasi Paese e con diverse culture. Ho chiesto al M.P.I. una modifica sui contenuti essenziali per la formazione di base, contenuti inviati in tutte le Scuole per eventuali suggerimenti in vista della riforma della Scuola Italiana. Ho proposto che alla seguente frase: "Si potrà così consentire allo studente di appropriarsi dei linguaggi e dei modi di operare della scienza, di acquisire criteri per formulare domande sensate, che abbiano significato rispetto ai contesti presi in considerazione, di elaborare tecniche e strategie per giungere a risposte scientificamente accettabili" venisse aggiunto: "di impadronirsi di capacità di lettura dell’Ambiente tali da consentirgli di orientarsi nella complessa realtà". Bisogna orientarsi per essere in grado di prendere delle decisioni responsabili e fare riferimento ai valori ogni volta che la Scienza produce nuova conoscenza.
Sarebbe molto opportuno agganciare lo studio d’Ambiente alla Filosofia, che potrebbe fornire un contributo nell’analisi disciplinare della Scienze Naturali, nell’evidenziare i paradigmi correnti e quali sono le componenti ideologiche ed economiche che concorrono a svilupparli; inoltre, potrebbe far emergere le ideologie che stanno dietro le correnti ecologiste, il loro carattere democratico o antidemocratico, l’odio per l’uomo per la sua cultura, per la sua scienza oppure la prepotente centralità dell’uomo nella natura o la sua più discreta e rispettosa presenza. L’olismo ha fatto crescere le incertezze e diminuire i successi della Scienza, successi più a portata di mano con il riduzionismo. L’Ecologia ci insegna ad avere una grande modestia e ci fa prendere coscienza della nostra impossibilità di poter conoscere il tutto. Essa può essere lo strumento per aprire gli occhi sulla natura. Architetti, urbanisti, sociologi, antropologi affrontano il problema dell’Ambiente in maniera settoriale, rivendicando competenze appropriate per risolvere i problemi dell’ecologia. Ma le singole discipline non sono in grado di far fronte ai problemi in maniera globale, né avanzano proposte ispirate a principi di carattere generale. Al contrario senza competenze disciplinari si cade nel dilettantismo. Il sistema ecologico va visto nella sua interezza e nella sua evoluzione e non corrisponde alla somma delle singole parti. Esso affonda le sue radici nella botanica, nella zoologia nella climatologia, nella geologia, nella geomorfologia, nella biologia, nella pedologia, ecc., nello studio degli ecosistemi, delle popolazioni animali e vegetali, dei sistemi cibernetici di ecosistemi, del paesaggio, nello studio della popolazione umana fin dal suo primo insediamento in un luogo, evidenziandone lo sviluppo, il suo dinamismo nel tempo sotto l’influenza determinante dei fattori socio-economici e culturali. L’esperienza consente all’alunno di uscire dalla classe, di confrontarsi con la realtà con cui è a contatto tutti i giorni, di sperimentare la ricerca, di esprimere il proprio punto di vista e di discutere sul proprio cambiamento concettuale. Egli da "attore" sperimenta, indaga, misura, conduce interviste, parla con Amministratori locali e con quanti possono essere corresponsabili di un determinato problema; acquista consapevolezza, fortifica la propria sensibilità e progetta soluzioni per un migliore uso del territorio.

Una buona Educazione Ambientale, realizzata con ricerche sul campo, ricerche ben organizzate e approfondite in Laboratorio, realizzate con le metodologie e le tecnologie più appropriate, deve contribuire a: rompere le baronie tra le discipline; promuovere gli apprendimenti delle competenze trasversali; stimolare la riflessione sulle implicazioni storiche dei fenomeni naturali, che sono unici ed irripetibili; considerare che la conoscenza dei sistemi biologici non può essere oggettiva, ma presuppone il coinvolgimento del soggetto che vi partecipa con la sua sensibilità, il suo punto di vista, il suo linguaggio; far riflettere sul valore della Scienza e sui problemi di ordine filosofico ed etico che essa pone. Inoltre, l’Educazione Ambientale non deve trascurare il suo fine ultimo, che è quello di educare allo sviluppo sostenibile attraverso conoscenze, atteggiamenti e comportamenti mirati a:
• modificare i modelli di consumo quando questi prevedono uno spreco delle risorse;
• favorire l’autonomia di giudizio, la responsabilità ed il senso critico;
• invogliare alla cooperazione e alla solidarietà;
• sostenere fortemente i piani regolatori e le attività economiche che contengono i principi della sostenibilità;
• collegare il mondo della Scuola a quello del lavoro;
• collegare l’Educazione Ambientale alle politiche ambientali;
• attribuire forte valore alle strutture di Educazione Ambientale;
• essere consapevole del valore globale della Natura, che può acquistare voce solo attraverso l’Etica dell’Uomo.

S. Sica



 
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