Qualche idea per percorsi didattici sul CoV-SARS-2
a cura di Angela Colli
Scuole chiuse per Coronavirus e inviti alla didattica digitale: perché non approfittarne per, realizzare con gli studenti un percorso di ricerca sui virus, affidando loro alcuni siti o lasciandoli liberi di navigare in rete con la consegna di giustificare le scelte effettuate?
È importante arrivare a una corretta informazione superando bufale e fake news
Anche le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità si preoccupano di sfatare miti (Myth busters)relativi al virus.
Molti siti in cui si trovano informazioni utili sono in inglese: un’ottima partenza per itinerari didattici CLIL.
Materiale didattico molto utile si trova in: https://formazione.deascuola.it/didattica-a-distanza-per-gestire-lemergenza/
Alcune semplici domande potranno guidare la ricerca:
Cos’è un virus?
La rivista Le scienze ha messo a disposizione fino a fine marzo 2020, Il Quaderno dedicato ai virus senza dover pagare il costo usuale (3,99 euro). Un’ottima opportunità per capire meglio la natura dei virus, le loro caratteristiche e il pericolo che possono rappresentare. Il volume comprende anche articolo di Simon Makin dedicato nello specifico al Coronavirus
Come si chiama il virus che sta contagiando quasi tutto il mondo? Perché?
Il nome corretto è CoV-SARS-2: si tratta del settimo coronavirus riconosciuto in grado di infettare esseri umani. Come il suo parente CoV-SARS-1, la causa della SARS del 2002, e molti altri virus della stessa famiglia è stato trasmesso da una specie animale all’uomo cioè la patologia causata dal CoV-SARS-2 è una zoonosi e prende il nome di COVID-19 (abbreviazione di coronavirus disease 19), una malattia infettivarespiratoria. L’11 febbraio 2020 l’organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che il nome ufficiale della malattia è “COVID-19”. Il direttore Tedros Adhanom ha precisato che il nome era stato scelto per evitare riferimenti a una specifica posizione geografica, specie animale o gruppo di persone in linea con le raccomandazioni internazionali per la denominazione che sono volte a prevenire la stigmatizzazione.
I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico. I Coronavirussono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (fra cui uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.
https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/situation-reports
https://www.livescience.com/topics/coronavirus
Da dove viene?
Il serbatoio naturale (“reservoir”) del virus erano i pipistrelli (suddivisi in ca. 1200 specie, il 20% di tutti i mammiferi), ma il passaggio all’uomo, come molto spesso avviene nelle zoonosi, avvenne attraverso un ospite intermedio: lo zibetto (“palm civet”). Grazie allo “spillover” o salto di specie, il meccanismo secondo il quale un virus patogeno diventa maggiormente infettivo nei confronti di una nuova specie, il CoV-SARS-2 sarebbe stato originariamente presente in animali selvatici (come quelli venduti al mercato di Wuhan), ed in seguito a mutazioni avrebbe acquisito la capacità di infettare esseri umani. Queste mutazioni possono essere anche molto semplici, ad esempio le proteine di superficie di un virus potrebbero diventare capaci di essere riconosciute da parte di nuovi recettori presenti su cellule di una nuova specie.
Un esempio: HIV (human immunodeficiency virus) si sarebbe originato da SIV (simian himmunodeficiency virus), un virus che nelle sue varie forme si trova in diverse specie di primati nell’Africa centro-occidentale. SIV è praticamente innocuo per l’uomo ma ad un certo punto, anche grazie alla sua rapida trasmissione in un gran numero di persone, questo virus deve essere mutato diventando il ben più temibile HIV.
https://theconversation.com/wuhan-coronavirus-we-still-havent-learned-the-lessons-from-sars-130484
Come viene accertata la presenza del coronavirus nel nostro organismo?
Una volta valutati i sintomi, la loro intensità e persistenza, si procede con un tampone: si preleva un campione di saliva e muco del paziente, si isola il materiale genetico e si effettua un’analisi con RT-PCR. Questa tecnica retro-trascrive l’RNA virale in DNA poi, come una normale PCR, amplifica quest’ultimo per permetterne il sequenziamento/riconoscimento. Il DNA amplificato è poi confrontato con quelle sequenze appartenenti al coronavirus più conservate nei vari ceppi: in caso di corrispondenza il test viene ripetuto per certezza e solo a quel punto si ha il verdetto
Conosciamo la sua sequenza genetica?
l virus è stato isolato in Italia dall’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma. La disponibilità dell’intera sequenza genomica del virus e di più isolati virali (messi a disposizione della comunità scientifica internazionale dai ricercatori che li hanno ottenuti) rappresenta un prezioso presupposto per arrivare rapidamente ad affinare le conoscenze sulle caratteristiche peculiari di questo nuovo coronavirus e, soprattutto, per la messa a punto di test diagnostici e lo screening di potenziali farmaci. La mappa genetica” del coronavirus circolante in Italia, sulla base dei primi 3 genomi completi, ottenuti dagli isolati italiani di Sars-CoV-2 circolanti in Lombardia è stata tracciata all’ospedale Sacco il 27 febbraio.
I ricercatori del gruppo Netxstrain hanno realizzato un’interessante mappa genetica del virus, una sorta di albero genealogico del “Sars-Cov-2” che ne evidenzia la diffusione geografica distribuendola cronologicamente.“
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/genbank/sars-cov-2-seqs/ ble for download.
https://nextstrain.org/ncov?l=clock&r=location
https://bedford.io/blog/ncov-cryptic-transmission/
Come si trasmette il nuovo Coronavirus da persona a persona?
Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:
- la saliva, tossendo e starnutendo;
- contatti diretti personali;
- le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi
Quanto è diffuso?
Un articolo molto utile è quello di Paolo Giordano
Coronavirus, la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos
“Un segreto della matematica è di non andare mai troppo per il sottile, e la matematica del coronavirus distingue la popolazione, tutti noi, in modo grossolano: ci sono i Suscettibili (S), cioè le persone che potrebbero essere contagiate; gli Infetti (I), cioè coloro che sono già stati contagiati; e i guariti, Recovere (R), cioè quelli che sono stati contagiati, ne sono usciti e ormai non trasmettono più il virus. Ognuno di noi è in grado di riconoscersi all’istante in una di queste categorie, le cui iniziali formano il nome del modello a cui gli epidemiologi si rivolgono in queste settimane come a un oracolo: il modello SIR”.
Importante è anche conoscere R0, «erre con zero», il numero di persone che, in media, ogni individuo infetto contagia a sua volta. Per il morbillo, ad esempio, R0 è stimato intorno a 15. Vale a dire che, durante un’epidemia di morbillo, una persona infetta ne contagia in media altre quindici, se nessuna è vaccinata. Per la parotite, R0 è all’incirca 10, per il Coronavirus circa la stima è intorno a 2,5.
L’organizzazione mondiale della sanità pubblica aggiornamenti in tempo reale della situazione nel mondo:
https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/situation-reports
https://www.healthmap.org/covid-19/
Quanto è pericoloso?
Bisogna Considerare gli indici di mortalità. o CFR La definizione del“case fatality rate (CFR)” è basata sul numero i casi diagnosticati, ma necessita anche la conoscenza dell’esito delle infezioni (guarigioni vs. morti) per cui non è possibile stimarla in un’epidemia in corso. Se si aggiunge poi la possibilità di trasmissione asintomatica ciò complica di molto una definizione accurata del CFR. Durante un’epidemia in corso è più utile fare riferimento al proportion of CF fatal cases (PFC)”che si ottiene dividendo il numero di morti causate dall’infezione per il numero dei casi diagnosticati; per quanto riguarda 2019-nCoV la PFC è per il momento del 2% (circa 20 volte superiore a quella dell’influenza stagionale). Più semplice e utile la definizione di “population mortality rate (PMR)” dove al denominatore è indicata la frazione di popolazione potenzialmente infettabile; al momento non si segnalano casi gravi al di sotto i 16 anni di età, per motivi ancora sconosciuti, per cui il numero di soggetti potenzialmente infettabili che possano andare incontro ad un’evoluzione grave e mortale dell’infezione è comunque molto alto.
Esistono farmaci? E vaccini?
Non esistono al momento farmaci specifici contro i coronavirus patogeni per l’uomo. Tuttavia, durante la pandemia di SARS, venne somministrato il medicinale Kaletra, contenente due farmaci (lopinavir e ritonavir) inibitori dell’enzima virale proteasi di HIV che si dimostrò efficace nell’attenuare i sintomi dell’ARDS e nel diminuire quindi la mortalità dei pazienti trattati.
I vaccini sono potentissimi strumenti di prevenzione, ovvero funzionano (quando funzionano) se somministrati alla popolazione a rischio o a quella generale prima della potenziale esposizione all’infezione. I vaccini cosiddetti “terapeutici” rappresentano invece una forma di terapia di soggetti già infettati e sono più un oggetto di ricerca sperimentale (anche in campo oncologico) che non una realtà concreta nel controllo di malattie infettive.
Si sente dire che, grazie alle moderne tecnologie, si potrà arrivare in poche settimane o mesi allo sviluppo di un vaccino. In realtà si dovrebbe parlare di candidati vaccinali che dovranno seguire il percorso predefinito di fase 1 (tossicità), fase 2 (dosaggio, modalità di somministrazione) e fase 3 (efficacia clinica) che non potrà essere compresso nel tempo più di tanto, nella migliore delle ipotesi almeno un anno, un tempo non realisticamente utile per la presente epidemia, almeno per quanto ne sappiamo oggi.
I cambiamenti climatici potrebbero influenzare il sorgere di questa e altre epidemie?
Secondo l’articolo “La lezione di Covid-19 sul clima” la sovrappopolazione dell’uomo sulla Terra si associa a un’eccessiva produzione di CO2 e a un aumentato rischio dell’insorgenza di epidemie. Lo stesso vale per i danni inflitti alla biodiversità, con conseguenze nefaste per il clima (per la ridotta capacità dei sistemi naturali di immagazzinare il carbonio) e per la nostra salute (ad esempio incorrendo in pericolosi patogeni). D’altra parte, secondo il Millennium Ecosystem Assessment, verso la metà del secolo le dimensioni della popolazione mondiale andranno stabilizzandosi.
Clima e salute viaggiano in tandem. A evidenziarne il legame è il Lancet Countdown report 2019, che associa i cambiamenti climatici a un’aumentata diffusione delle patologie infettive.
Servono le misure in atto in Cina? E In Italia?
Le misure straordinarie di massa attuate dalla Cina hanno portato a un calo del 90% delle nuove infezioni di Covid-19, mentre i casi in Italia e in Iran sono in crescita. Il numero di casi segnalati da ogni Paese dipende sia dal numero di infezioni sia da quante persone vengono sottoposte al test. Al primo marzo, la Corea del Sud aveva fatto il test a più di 100.000 persone, mentre gli Stati Uniti ne aveva eseguiti solo 472. Quindi è ormai chiaro che l’epidemia è molto più diffusa di quanto si pensi a causa dei mancati controlli.
La Fondazione Veronesi Afferma che: “ Il coronavirus è innanzitutto una questione di salute pubblica. Le misure restrittive imposte in alcune zone d’Italia si fondano su un semplice concetto: meno persone trasmettono il virus e più facilmente riusciremo a controllarlo. La ragione è presto detta: se in più dell’80% dei casi la malattia si risolve facilmente, il 20%dei contagiati può richiedere un ricovero ospedaliero. Il 5% la terapia intensiva. Ecco perché, ridurre il numero di contagi circoscrivendo i focolai, è l’unica
via al momento percorribile per evitare gravi difficoltà al sistema ospedaliero.”
https://www.sciencemag.org/news/2020/03/china-s-aggressive-measures-have-slowed-coronavirus-they-may-not-work-other-countries?utm_campaign=news_daily_2020-03-03&et_rid=35394736&et_cid=3229793&fbclid=IwAR1Rk0HTf2uLqUDyUOB4OEYfuWwQ80VOY72kJ1YFE0VBFrhl1XZoNH2tV5o
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30493-1/fulltext
https://www.livescience.com/coronavirus-questions-answered.html