Paul Ehrlich (1854-1915), pioniere dell’immunologia aveva già immaginato di poter combattere il cancro con le armi dell’immunità, mentre Rudolf Virchow (1821-1902), prima di lui, aveva intuito la connessione tra infiammazione e cancro. Il rinascimento dell’idea di sorveglianza immunologica contro i tumori (primo decennio del nostro secolo), è dovuto in larga misura, a Robert Schreiber e collaboratori della Washington University di St Louis, e in Italia a Guido Forni dell’Università di Torino. Il loro lavoro è conosciuto con il paradigma delle tre E: elimination, equilibrium, escape. Lavori sperimentali hanno infatti dimostrato che i linfociti T CD8+ eliminano le cellule tumorali sul nascere (elimination); in una fase successiva, meccanismi darwiniani e instabilità genetica del cancro generano varianti che mantengono un equilibrio tra difese e crescita tumorale (equilibrium); infine, un meccanismo di selezione darwiniana fa emergere varianti cellulari che sfuggono al controllo delle difese immunitarie (escape). Come è noto, l’azione del sistema immunitario viene contrastato dal tumore che mette in atto delle strategie difensive finalizzate a vanificare l’azione benefica dei linfociti T. Solo recentemente è stato possibile fare notevoli passi avanti nella terapia immunologica di alcune forme tumorali molto aggressive, con la scoperta dei cosiddetti checkpoint tumorali: CTLA4, PD1, LAG1, GITR, quest’ultimo scoperto dall’italiano Carlo Riccardi dell’Università di Perugia. I checkpoint sono dei posti di blocco che il tumore mette in atto per rendere inefficace l’attacco del sistema immunitario contro le cellule tumorali in crescita. Nuovi farmaci, chiamati inibitori dei checkpoint, disabilitano i segnali che attenuano l’immunità delle cellule cancerose, permettendo al sistema immunitario di svolgere appieno il proprio compito. Prospettive positive si aprono quindi nel prossimo futuro nella lotta sempre più stringente contro i tumori, utilizzando strategie immunitarie che prevedono anche vaccini con cellule dendritiche e l’impiego di cellule CAR-T. Le cellule dendritiche che circolano nell’organismo hanno la capacità di legarsi ad antigeni non familiari che poi presentano ai linfociti sentinella CD4+ e CD8+ che li distruggono. Antigeni presenti sui tumori vengono inseriti nelle cellule dendritiche, permettendo ai linfociti di distruggere il tumore che presenta quei specifici marcatori. La strategia CAR-T, utilizza linfociti ingegnerizzati (CAR sta per chimeric antigen receptors) che presentano recettori ibridi tra quelli presenti sui linfociti B e su quelli T. La proteina CAR viene messa in condizione di riconoscere specifici antigeni tumorali, permettendo la distruzione della cellula cancerosa.
Per saperne di più:
Alberto Mantovani: La promessa dell’immunoterapia, in “ Le scienze”, n°574, giugno 2016
Karen Weintraub: Come difendersi da cancro in “ Le scienze” n°574, giugno 2016
Wolchok Jedd.D. Un interruttore per spegnere il cancro in “ Le scienze” n°551, luglio 2014
http://cancer discovery.aacr journals.org/content/3/4/388.full.
http://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles 10.1186/s12916-016-0571-0