Le possibilità di intervenire sul DNA, per modificarne caratteri portatori di mutazioni pericolose, aumentano in modo rapido nel tempo. Uno dei mezzi per operare consiste nell’utilizzo della tecnica dell’RNAinterference (RNAi). In realtà questo metodo è conosciuto già dagli anni novanta dello scorso secolo, quando il prof. Craig Cameron Mello (n.1960), insieme a Andrew Zachary Fire (n.1959) che lavoravano presso Carnegie Institution di Washington,si resero conto che piccole molecole di RNA, inserite nel verme C. elegans,potevano interferire con il meccanismo della sintesi proteica, silenziando, in modo selettivo, alcuni geni. I primi approcci a questa metodologia risalgono a studi compiuti da Richard A. Jorgensen (n.1951) e collaboratori sulla possibilità di poter modificare il colore dei fiori di petunia utilizzando la genetica. Per questa scoperta, Mello che attualmente insegna presso la Università del Massachusetts, e Fire hanno ricevuto nel 2006 il Premio Nobel per la medicina. La tecnica consiste nell’utilizzo di molecole di shortinterfering RNA (siRNA) che introdotte nel sangue sotto forma di nanoparticelle, entrano nel nucleo delle cellule e sono in grado di riconoscere, in modo complementare, tratti di RNAm portatori del gene difettoso da eliminare. La formazione del tratto di RNA a doppio filamento che così si forma si associa ad un complesso enzimatico denominato Risc (RNA induced silencing),in grado di degradare ed inattivare il segmento di RNA bersaglio impedendo la relativa sintesi a livello dei ribosomi. L’applicazione in campo medico, come si può intuire, è molto ampia: dalle malattie neuronali, a quelle oncologiche, alle ematiche.
Per saperne di più:
https://it.wikipedia.org/wiki/RNA_interference
Nature.2002 Jul 11;418(6894):244-51.
Repubblica, 9 ottobre 2018, inserto Salute