Le Olimpiadi internazionali sono sempre una manifestazione indimenticabile per le delegazioni di tutto il mondo. Così è stato anche per le International Biology Olympiad 2018 che si sono tenute lo scorso luglio a Teheran, in Iran.
Per la prima volta raccogliamo un resoconto di questa esperienza da un punto di vista inedito: quello della giuria.
Per la precisione, la delegazione italiana IBO 2018 comprendeva, oltre agli studenti Mattia Biavati, Matilde Callegarin, Alessandro Rosa e Michele Russo, la professoressa Isabella Marini e gli Alumni ANISN Francesca Corti e Raffaele Sarnataro.
Qui di seguito riportiamo il racconto dell’esperienza di questi ultimi due.
Raffaele scrive:
“Le Olimpiadi sono sempre state una manifestazione emozionante: quando vi ho preso parte, da studente, e quando negli anni successivi ho partecipato come staff da Alumno ANISN alle nazionali, ed ero sicuro che partecipare da giurato alle IBO potesse essere altrettanto coinvolgente: avevo ragione!
Durante i primi momenti insieme e durante la cerimonia di accoglienza ho avuto modo di conoscere meglio gli studenti della delegazione italiana, che mi sono subito sembrati una squadra bella e affiatata di ragazzi intellettualmente svegli, e le loro guide, che erano studenti universitari iraniani, tutti sinceramente disponibili e gentili.
Dopo la sfilata delle varie delegazioni, i giurati sono stati separati dagli studenti, ma non prima di aver seguito in diretta tutti insieme la finale della coppa del mondo di calcio.
Noi giurati abbiamo trascorso i successivi tre giorni in uno splendido hotel, revisionando e traducendo le prove dall’inglese all’italiano. Non si è trattato un lavoro semplice, poiché le prove venivano continuamente ridiscusse e modificate, e noi stessi cercavamo, prima di tradurle, di risolverle, in modo da scovare eventuali errori o parole che nella traduzione potessero risultare involontariamente fuorvianti. L’esperienza della professoressa Marini è stata cruciale nel dirigere il nostro lavoro e, insieme a Francesca Corti, l’altro membro della giuria italiana, abbiamo formato un terzetto di lavoro efficiente e organizzato. Quei giorni ci sono sembrati un unico, lunghissimo giorno in cui la traduzione delle prove era intervallata solo dai pasti, e in cui abbiamo sempre fatto le ore piccole.
Nonostante il notevole lavoro, quei giorni sono stati allietati dall’interazione con i delegati delle altre squadre, con i quali abbiamo anche scambiato regali simbolici provenienti dalla nazione di ciascuno, ma anche dal ritrovato piacere di risolvere quesiti olimpionici. Mi sembrava di essere tornato ai tempi del liceo, e devo ammettere che la soddisfazione intellettuale di risolvere i quesiti era rimasta immutata: è stata, per me, un ulteriore stimolo a continuare a coltivare una passione per la biologia a 360° che lo studio universitario, e il percorso dottorale che ho intrapreso, inevitabilmente portano alla settorializzazione.
Sin da quando ho terminato l’ultima esperienza come studente con l’ANISN, con lo stage IBO del 2012, ho più volte preparato quesiti per le olimpiadi, ma in quel caso ero io a costruire la domanda, mentre alle IBO è stato diverso. È incredibile come le olimpiadi, a qualunque livello e persino “dal lato” della giuria abbiano questo potere di risvegliare e suscitare una passione di ampio respiro.
Nei pochi giorni rimanenti abbiamo partecipato ad escursioni agli antichi palazzi reali, al bazar, a musei, alla torre Milad, talvolta insieme agli studenti finalmente liberi dalle prove.
Con la sua sterminata distesa di palazzi, questa città di oltre 8 milioni di abitati mi ha colpito per l’insolito connubio tra la storia millenaria della sua civiltà e la sua chiaroscurale modernità.
La cerimonia di chiusura, come quella di apertura, si è svolta alla presenza di rappresentanti del governo, in un auditorium di un palazzo governativo, con una scenografia maestosa.
È stato commuovente applaudire i nostri ragazzi che sono riusciti a conquistarsi medaglie in una competizione così intensa, tra nazioni che sottopongono gli studenti ad allenamenti lunghissimi che settorializzano lo studio degli studenti; questo indica che l’ANISN opera un ottimo lavoro di selezione capillare nelle scuole italiane.
Sulla via del ritorno, i ragazzi, carichi di entusiasmo e un po’ malinconici per l’avventura appena terminata, pregustavano già le meritate vacanze, con lo sfondo dei test di ammissione all’università a settembre, riguardo ai quali ci hanno chiesto pareri e consigli durante il periodo trascorso insieme.
Sono stato molto contento di poter discutere con i ragazzi sul proprio futuro universitario: per me è una “restituzione” di quello che le olimpiadi hanno fatto per me, non solo coltivando la passione per le scienze naturali ma anche facendomi aprire gli occhi sulla realtà universitaria e della ricerca italiana. Sin da quando ho lasciato il liceo ho cercato di coltivare e mantenere viva la collaborazione con l’ANISN, associazione fatta di persone speciali e ispirate, in un contesto scolastico italiano dove spesso chi si impegna con passione, docente o studente, non è adeguatamente motivato, supportato e ricompensato. Oltre a proporre domande per le olimpiadi, sono diventato uno dei webmaster del sito ANISN e fondatore della pagina Facebook delle Olimpiadi, cercando di essere un socio “attivo” di questa comunità.
In questi anni ho imparato che la passione degli studenti, sin dalle scuole medie grazie ai Giochi delle Scienze Sperimentali, che è coltivata alle scuole superiori e messa in gioco alle Olimpiadi sin nei più alti livelli internazionali, non si esaurisce in un’esperienza fine a sé stessa. Al contrario è parte di un flusso di emozione e passione che continua anche oltre le scuole superiori e prosegue come passione per le scienze naturali o anche come propria professione, fino ad arrivare ai docenti che alimentano questo sentimento in un circolo virtuoso, di cui questa esperienza nel lontano Iran ha rappresentato un altro, indimenticabile, momento.”
Francesca racconta:
“Ritornare alle IBO (International Biology Olympiad) come membro della giuria è stato per me la realizzazione di un sogno. Come studentessa avevo già preso parte a questa competizione nel 2013 (Berna, Svizzera) e nel 2015 (Aarhus, Danimarca), e queste esperienze vissute nel periodo scolastico mi avevano lasciata estremamente arricchita dal punto di vista personale e scientifico, e mi avevano motivata a intraprendere gli studi universitari in biologia molecolare.
Anche una volta all’università, però, ho avuto la possibilità di continuare a collaborare con le Olimpiadi come Alumno ANISN, e questo mi ha permesso di restituire parte dell’impegno dei docenti dell’ANISN di cui ho beneficiato negli anni, collaborando nella stesura delle prove e nella gestione delle piattaforme social delle Olimpiadi delle Scienze Naturali.
Quest’anno, per la prima volta, mi è stata offerta l’opportunità di partecipare alle IBO dalla parte della giuria: è stato un cambio di prospettiva, e senza dubbio un’esperienza impegnativa ma molto affascinante. Molte cose cambiano, ma resta l’emozione, la partecipazione alle vicende della squadra e all’esito delle prove; ho trovato che rispetto all’esperienza da studente ci sono, ovviamente, meno agitazione per le prove e i risultati, ma più responsabilità.
Una volta arrivati a Teheran, dopo la cerimonia di apertura, le strade degli studenti e dei membri della giuria si sono divise: da questo punto siamo stati impegnati nella revisione e nella traduzione delle prove, prima pratiche e poi teoriche. Questa faticosa maratona durata tre giorni (e tre notti) è stata però anche una preziosa occasione di discussione e di riflessione sugli argomenti più vari, dalla biochimica alla fisiologia animale e vegetale, dall’ecologia alla biologia molecolare, e ho scoperto che le IBO possono essere un’esperienza stimolante dal punto di vita scientifico pur non partecipando più alla competizione vera e propria, grazie al confronto con i colleghi sia italiani che di molti altri paesi del mondo. La traduzione del testo delle prove da parte di noi membri italiani della giuria si è trasformata in un vero e proprio lavoro di squadra, in cui ognuno ha contribuito con le sue competenze e grazie alle conoscenze nei campi della biologia in cui era più ferrato, con un connubio tra l’esperienza nell’insegnamento e nella didattica delle Olimpiadi della prof.ssa Marini e quella scolastica e universitaria di noi Alumni.”