attilio pasqualini

“La buona scuola” di Renzi e noi

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Set 042014
 

Come preannunciato da tempo,  Renzi ha presentato ieri il piano scuola del suo governo.  Il documento, un pdf di 136 pagine intitolato “la buona scuola”, appare ambizioso e affronta, in  sei articolati capitoli,  non certamente tutto  ma molto dell’immenso campo d’azione e delle innumerevoli problematiche della scuola.

Il primo dei 6 capitoli riguarda il complicatissimo tema del reclutamento, seguono il capitolo su formazione e carriera degli insegnanti,  quello su autonomia e sburocratizzazione della scuola e poi  i capitoli riguardanti il potenziamento di talune discipline ed ambiti culturali, il rapporto tra scuola e mondo del lavoro ed infine il delicato tema delle risorse finanziarie.

Nella sua presentazione Renzi ha inoltre annunciato una “campagna d’ascolto” di due mesi, dal  15 settembre al 15 novembre, cui seguirà un anno per mettere a punto  quella che ha definito una “rivoluzione condivisa” con studenti, insegnanti e famiglie. La campagna d’ascolto raccoglierà le proposte innovative che verranno dall’universo scuola.

Questi  gli annunci e l’impegno del governo. Ora tocca a chi opera nella scuola, quindi anche  e prioritariamente ai docenti ed alle loro associazioni professionali, sviluppare un reale e approfondito dibattito su questa riforma.  Anche la nostra Associazione deve dire la sua. L’ANISN ha da sempre dato voce agli insegnanti che impegnano la loro professionalità in quell’asse culturale scientifico che la politica scolastica italiana  ha sempre  sottovalutato  ignorandone lo straordinario ruolo formativo e le fondamentali ricadute sociali in una realtà sempre più scientifica e tecnologica. La voce dell’ANISN, quindi, non può mancare nel dibattito che già si sta aprendo sui tanti temi toccati dalla riforma. Dovremmo però, innanzitutto (e subito),  definire a livello nazionale e di sezione locale le modalità di raccolta delle proposte, degli spunti, dei suggerimenti di soci e non soci, in modo da far circolare  idee ed informazioni e consentire la messa a punto di proposte organiche rappresentative dell’ANISN e dei suoi valori.

Il nostro sito può essere uno strumento  efficace per questo scopo. In attesa quindi di mettere a punto, quanto prima, la procedura  più semplice e funzionale, invito i frequentatori del sito e di questa rubrica ad inviarmi i propri suggerimenti.

Attilio Pasqualini

attiliopasqualini@gmail.com

CHI INSEGNERA’ BIOLOGIA NEL LICEO SPORTIVO ?

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Giu 262014
 

Il MIUR ha deciso: nel liceo scientifico sportivo,  che a settembre inizierà i suoi corsi in tante scuole italiane,  non sarà necessario che la Biologia venga insegnata da un docente abilitato all’insegnamento di quella disciplina.

Infatti, con la nota n. 3119 del 1° aprile scorso (e non si tratta del classico pesce…) il Ministero ha ritenuto che l’insegnamento di Scienze naturali  (Biologia, Chimica, Scienze della Terra) possa  essere assegnato per atipicità  ai  docenti con diploma di abilitazione in Chimica agraria o in Chimica e tecnologie chimiche o anche in Tecnologia ceramica (!)

C’è da chiedersi se questo provvedimento  incomprensibile sul  piano culturale e didattico  (come negare infatti  l’importanza della  Biologia umana nel liceo sportivo ?)  sia dettato almeno  dalla necessità  di salvaguardare  cattedre  di area chimica in esubero nei licei. Ma non è così. Il liceo scientifico sportivo è un indirizzo di nuova istituzione e in tutto il sistema liceale l’insegnamento di Scienze naturali è sempre stato assegnato alla A060, la sola classe di concorso che abilita all’insegnamento di Biologia, Chimica e Scienze della Terra. Unica eccezione è stata fatta dal MIUR,  anche qui in modo discutibile,  per il liceo scientifico delle scienze applicate dove le classi di concorso di area chimica (A013, A012, A066) sono state ammesse per atipicità all’insegnamento anche di Biologia e Scienze della Terra allo scopo, in questo caso, di salvaguardare i titolari delle cattedre di chimica dei vecchi licei scientifici tecnologici da cui “scienze applicate” sostanzialmente deriva.  Se poi si osserva il quadro complessivo degli organici dopo il “riordino gelminiano”  risulta evidente che le classi di abilitazione di area chimica non hanno certo subito le riduzioni orarie che hanno invece duramente colpito  la A060.

E allora, come interpretare il provvedimento del MIUR ? E’ quello che l’ANISN ha richiesto al Capo del Dipartimento dell’Istruzione,  dott. Chiappetta, nonché al Dirigente firmatario della nota 3119, dott. De Angelis ed  ai sottosegretari D’Onghia e Reggi (Lettera al MIUR sul Liceo sportivo ).

Siamo in attesa di una risposta convincente.

 

Attilio Pasqualini

Cara ministra Giannini: quando la revisione del “riordino” ?

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Giu 182014
 

La Legge 128 del novembre 2013 prevede, all’art. 5,  il monitoraggio e la valutazione dei sistemi di istruzione professionale, tecnica e liceale. In particolare il testo impegna il MIUR ad iniziare la procedura entro 3 mesi dall’approvazione del provvedimento (quindi entro il passato febbraio 2014) ed a concluderla entro  il febbraio 2015.

Inoltre gli stessi Regolamenti relativi al “riordino” del marzo 2010  prevedono il  monitoraggio e  la valutazione costante del sistema nonché la presentazione al Parlamento, ogni 3 anni, di un rapporto del ministro dell’Istruzione. I 3 anni sono ampiamente passati e finora nulla è stato fatto.

L’ANISN, dopo l’uscita della Legge 128,  non solo ha  auspicato ma ha anche  richiesto al MIUR ed alle forze politiche  di dare seguito a quanto previsto da quella norma, in considerazione delle tante e gravi problematiche emerse in questi primi quattro anni di attuazione del “riordino”.

Recentemente anche il segretario generale della FLC-CGIL, Pantaleo, ha formalmente richiesto al ministro Giannini di conoscere “lo stato dell’arte” sull’argomento nonché la convocazione urgente di un incontro per trattare la questione.

C’è da augurarsi che la ministra faccia ciò che la legge le chiede di fare e che sia dato modo ai docenti e a tutto il mondo della scuola di contribuire alla soluzione delle gravi criticità presenti nella scuola del riordino.

 

A. Pasqualini

 

 

 


 

 

SI RIFORMA COSI’ LA SCUOLA ?

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Giu 152014
 

Dopo l’inserimento dell’ora di geografia nei tecnici e nei professionali ad opera della ministra Carrozza (novembre 2013) sembra che si vada verso un’analoga modalità per aumentare, questa volta, le ore di storia dell’arte nei licei.

 Pochi giorni fa il ministro Giannini ha firmato con Dario Francescini (ministro dei Beni Culturali) un protocollo di intesa assumendo un “impegno formale per rafforzare la storia dell’arte”. Tale affermazione ha ottenuto l’Immediato consenso  del senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della Commissione Cultura del Senato, e di esponenti politici di vari partiti.

Inoltre il ministro Franceschini ha detto che  ” in sinergia col MIUR abbiamo allo studio un percorso di studi liceali nel settore dei beni culturali incentrato sulla storia dell’arte e la conoscenza delle lingue e dell’uso delle ICT” ed ha anche aggiunto che, in attesa dei nuovi licei, “nell’immediato verrà ridato il giusto peso allo studio della storia dell’arte nelle scuole allo scopo di risarcire la materia del giusto ruolo nella formazione della cultura superiore”.

Senza voler entrare nel merito della teorica opportunità o meno di incrementare le ore di geografia e storia dell’arte piuttosto che di biologia o di musica o di scienze motorie o di qualunque altra disciplina, c’è da chiedersi:  è mai possibile che  in Italia,  nella scuola (ma non solo),  non si riesca a prendere decisioni dopo un’analisi seria ed organica  delle oggettive esigenze formative primarie dei nostri studenti?  Per quanto tempo ancora le spinte particolari dei gruppi di pressione prevarranno sull’interesse generale ?

 Perché il ministro Giannini  invece di  avallare le richieste del suo omologo dei Beni Culturali non da’ subito seguito alla norma contenuta nella Legge 128/2013 che prevede la revisione complessiva del “riordino” dell’ex ministro Gelmini, giunto ormai al quinto anno di attuazione e che ha ampiamente dimostrato tutta la sua inadeguatezza?

                                                        Attilio Pasqualini

 

 

Il “Premio Galileo 2014” per la divulgazione scientifica all’etologo Frans De Waal

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Giu 022014
 

 

Il 9 maggio, a Padova, si è svolta la cerimonia dell’assegnazione del “Premio Galileo 2014” per la divulgazione scientifica, giunto all’VIII edizione.  Presenti  circa 700 studenti delle classi quarte delle scuole superiori, in rappresentanza dei  2000 ragazzi che hanno composto la giuria popolare, il  Premio è stato consegnato a Frans De Waal, etologo, primatologo e saggista di fama internazionale,  per il  lavoro  Il bonobo e l’ateo. In cerca di umanità fra i primati.

 In questo libro De Waal, sondando l’origine della morale,  propone un umanesimo non religioso,  anche se non antireligioso.  Nel programma di Frans de Waal, giunto in Italia da Atlanta, c’è anche, dopo Padova, la presenza a Torino  al Salone del libro per presentare il volume insieme a Telmo Pievani, già finalista del Premio Galileo.

Secondo classificato è risultato Nicola Nosengo, con il lavoro I robot ci guardano. Aerei senza pilota, chirurghi a distanza e automi solidali, Zanichelli,  2013 ; terzo classificato Adriano Zecchina, autore di Alchimie nell’arte. La chimica e l’evoluzione della pittura, Zanichelli 2012 ; quarto classificato Marco Ciardi, con Terra. Storia di un’idea, 2013 Laterza ; quinto classificato  Vincenzo Barone, con L’ordine del mondo. Le simmetrie in fisica da Aristotele a Higgs, Bollati Boringhieri, 2013.

Una Menzione speciale quest’anno è stata dedicata dalla Giuria Scientifica a Paolo Bianco, Elena Cattaneo, Gilberto Corbellini e Michele De Luca per aver difeso efficacemente e con competenza le ragioni della scienza contro le  “corbellerie” diffuse sul “metodo stamina”.  Per i tre scienziati ha presenziato Michele De Luca.

A. P.  da “Le Scienze”. 

Scienza, sviluppo e occupazione. Convegno all’Accademia dei Lincei

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Mag 092014
 

L’ 8 maggio  si è svolto a Roma, all’Accademia dei Lincei, il convegno “Scienza, sviluppo e occupazione. Verso una biennale italiana della ricerca e dell’innovazione”. L’iniziativa è stata organizzata dalla SIPS (Società Italiana per il Progresso delle Scienze) ed ha visto la partecipazione del Ministro Stefania Giannini e dei vertici dei più importanti Enti di Ricerca e di coordinamento della Ricerca in Italia (CNR, ISPRA, CENSIS, MIUR, CRUI, Confidustria, Finmeccanica, Agenzia per il Farmaco ed altri).

Dopo l’introduzione del prof. Maffei (Presidente dell’Accademia dei Lincei) e del prof. Cumo (Presidente della SIPS), il quale ha ricordato che la Società per il progresso delle Scienze punta alla diffusione della cultura scientifica nella Scuola, è intervenuto il prof. Mario Alì, Direttore Generale per l’internazionalizzazione della Ricerca del MIUR. A lui è spettato il compito di coordinare il convegno.

Il ministro Giannini ha indicato gli obiettivi del suo ministero nell’ambito della Ricerca: programmazione, individuazione di un preciso filone d’intervento, forte inserimento nel contesto internazionale. Ha poi sottolineato quelli che a suo avviso sono i punti di debolezza della nostra Ricerca, citando l’inadeguata politica delle risorse umane (scarso numero di dottori di ricerca e loro finalizzazione esclusivamente universitaria, non valorizzazione del merito) e la cattiva organizzazione strutturale (eccessiva frammentazione degli Enti di Ricerca). Ha infine espresso la sua fiducia nelle  opportunità che la presidenza italiana del semestre europeo può offrire per la crescita della Ricerca nel nostro Paese.

I numerosi interventi che sono seguiti hanno evidenziato la condizione  della nostra Ricerca. Si è fatto riferimento all’obiettivo strategico dell’UE che fissa al 2020 il conseguimento del 3% del PIL di ogni stato membro investito in Ricerca. Attualmente l’Italia è all’1,25%,  in forte ritardo rispetto agli altri paesi europei. E’ stato rilevato come in alcuni settori la Ricerca italiana abbia un ruolo di punta sia per qualità che per investimenti (biomedico, meccanico, aerospaziale) mentre in altri ci sia un forte ritardo,  e ancora  come  la componente privata della Ricerca sia molto ridotta  rispetto a quella pubblica e rispetto a quella privata degli altri paesi.  Si è osservato che in Italia il numero di ricercatori è pari allo 0,4 per mille, la metà di quelli della media europea e come la loro formazione attraverso i dottorati di ricerca, esclusivamente accademica,  non prenda in considerazione l’industria. Si è infine sottolineata l’importanza del riconoscimento sociale  della Ricerca  e la necessità di una cultura dell’innovazione capace di dare impulso alla produzione, come fu nel  dopoguerra.

Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, ha compiuto un’analisi severa della società italiana, rimarcando l’aumento della distanza tra un’élite (rappresentata dal mondo della Ricerca, dell’industria, dell’economia, ecc.) non più in grado di trainare la società ed un popolo immobile che alimenta il populismo; ed ha messo  in evidenza la divaricazione culturale tra un piccolo numero di giovani che consegue master e dottorati ed un grande numero che abbandona la scuola già prima dei 15 anni. Di qui il suo auspicio che la biennale non alimenti un’élite, che come tale non è in grado di trainare la società, ma sia funzionale all’innovazione intesa come fatto “corale”.

Anche il prof. De Bernardinis, presidente dell’ISPRA, ha posto l’accento sulla necessità che la Ricerca non sia elitaria ma tenga conto della società, necessità questa particolarmente evidente nel campo ambientale come anche in quello sanitario; ha inoltre sollecitato la politica ad una maggiore efficacia nella richiesta di investimenti europei adeguati alla straordinaria specificità ambientale del nostro paese.

Il Presidente del CNR, prof. Niocolais, ha sottolineato il ruolo sociale del ricercatore ed ha auspicato che l’Italia sia in grado di attivare, come nel dopoguerra, un nuovo processo di industrializzazione basato su Ricerca e Innovazione. Ha poi sostenuto che Università e CNR devono integrarsi maggiormente e che la formazione del ricercatore non comincia all’Università ma nella Scuola primaria, è già in quella fase che va praticato il metodo dell’indagine.

La sintesi finale del convegno è stata affidata al prof. Umberto Margiotta  dell’Università di Venezia. A lui è spettato l’annuncio della data di inizio della biennale, 8 maggio 2014, e  l’obiettivo di “lanciarla” nel semestre di presidenza italiana dell’U.E. La biennale non dovrà essere una vetrina ricorsiva, ma punterà alla formazione dei ricercatori ed allo sviluppo dell’innovazione, sarà il punto di incontro e di integrazione tra il meglio della Ricerca ed il meglio dell’Innovazione, dovrà promuovere il ruolo sociale della scienza.

Quali considerazioni trarre da questo convegno come docenti ed in particolare come docenti di scienze sperimentali ?  Nel corso del convegno è emerso a tratti, ma è sempre stato implicito, il ruolo cruciale della Scuola nello sviluppo della Ricerca e dell’Innovazione e non solo in quanto è nella Scuola che si acquisiscono i saperi, le competenze e le sensibilità fondamentali per  la conoscenza e quindi per la Ricerca e l’Innovazione, ma anche perché è la Scuola la sede naturale che consente di  superare la divaricazione sociale e le arretratezze culturali  che bloccano lo sviluppo del nostro Paese.

A.P.

Curricolo verticale: una riflessione del CIDI, un’occasione per l’ANISN

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Apr 302014
 

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Il CIDI organizza dal 5 al 22 maggio il 9° seminario nazionale sul “Curricolo verticale”. Il seminario è articolato in 8 diversi incontri che si svolgeranno in date diverse in 8 capoluoghi di provincia: Perugia, Palermo, Udine, Firenze, Potenza, Pescara, Roma, Cosenza (calendario e programma  su LocSeminario2014). Scopo del seminario è sviluppare una riflessione e permettere il confronto e la discussione su esperienze che possono costruire pezzi del curricolo verticale delle varie discipline, nei vari ordini di scuola.

Ragionare sul “Curricolo verticale” costituisce per i docenti la rilevante opportunità di discutere su aspetti didattici fondamentali quali l’impostazione dell’insegnamento, la scelta dei contenuti, delle strategie e della relazione educativa da attivare; significa considerare le differenti età, i vari stili di apprendimento e i disagi di apprendimento e di comportamento degli alunni.

Per noi docenti di Scienze sperimentali il “Curricolo verticale” costituisce un tema di grande significato, in particolare dopo il riordino del 2* ciclo di istruzione che, accanto ai noti disastri,  compiuti, ha  perlomeno avuto la decenza di stabilire una continuità degli insegnamenti scientifici sperimentali tra scuola media e I biennio di tutti gli indirizzi di scuola. Si tratta di una continuità resa asfittica dai ridotti monte-ore, comunque di una condizione che consente uno sguardo che va oltre le poche ore della scuola media o le poche ore della superiore.

Nell’ormai lontano 2000 sulla nostra “Le Scienze naturali nella scuola” veniva pubblicato un bel lavoro di H. Manelli, E. Catalfamo e C. Todaro,  intitolato “Curriculum di base delle Scienze della Natura”, che presentava la proposta curricolare dell’ANISN. In attesa di una  riproposizione di quel lavoro sul nostro nuovo sito, è il caso di ricordare le indicazioni che venivano allora formulate: necessità di separare e ricomporre i saperi delle Scienze della Natura, di praticare un’apertura alla contemporaneità del vivere quotidiano, di prevedere un percorso articolato in tappe, di graduare l’acquisizione del metodo della ricerca e del linguaggio scientifico, di fissare con rigore i prerequisiti.

Il nuovo Direttivo dell’ANISN ha fissato tra i suoi obiettivi quello di lavorare ad un “Curricolo verticale” di Scienze naturali. Sarebbe particolarmente augurabile e utile per le finalità della nostra Associazione di affermazione e di potenziamento della cultura e della didattica scientifica sperimentale nella scuola, che i nostri iscritti, i nostri rappresentanti nei consigli direttivi delle sezioni locali, in particolare di quelle in cui si svolgerà il seminario del CIDI, partecipassero a quegli incontri e ne comunicassero le indicazioni ai colleghi. Questa rubrica sarà ben felice di pubblicare tutti i contributi e le osservazioni.

A.P.

Iscrizioni 2014-15 alla scuola superiore: le scelte degli alunni

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Apr 192014
 

Il MIUR ha pubblicato i dati relativi alle domande di iscrizione degli alunni al 1° anno dei diversi indirizzi di scuola superiore per il prossimo anno scolastico ( tabella_indirizzi ).

Si tratta di oltre 530.000 domande ed il confronto con il 2013-14 mostra indicazioni significative.  I licei crescono e superano la soglia del 50% delle iscrizioni totali, seguiti dagli istituti tecnici, con quasi il 31%, in leggera flessione per via della contrazione del settore economico.   In calo anche gli istituti professionali, che superano di poco il 19% .

Si conferma la preminenza del liceo scientifico che, arricchito del nuovo liceo sportivo, raccoglie quasi 1/4 delle scelte di tutti gli studenti italiani del 1° anno. Dopo lo scientifico segue a distanza l’istituto professionale per l’enogastronomnia e l’ospitalità alberghiera, che resta stabile al 9.2%.  Al terzo posto nelle scelte degli alunni il liceo linguistico, in costante crescita, che raggiunge l’8,9% distanziando il liceo classico (al 6,0%) che continua la sua flessione. Scende anche il tecnico economico “Amministrazione, Finanza, Marketing” che passa dal 9,2% all’ 8,6%.

A.P.

libri di testo: importante decisione del MIUR

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Apr 142014
 

Il MIUR, con la nota 9 aprile 2014 della Direzione Generale degli Ordinamenti, ha dato attuazione all’articolo 6 c. 1 della legge 128/2013 che introduce importanti novità in materia di adozione dei libri di testo.

Viene infatti abrogato il vincolo pluriennale (5 o 6 anni) di adozione così come l’obbligo di adottare libri di testo, che possono essere sostituiti con materiali alternativi. Dal prossimo a.s. 2014/15  il Collegio dei docenti potrà quindi adottare “libri di testo ovvero strumenti alternativi, in coerenza con il piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e con il limite di spesa stabilito per ciascuna classe di corso”.

Questo vuol dire che i docenti  potranno scegliere se continuare ad utilizzare, del tutto o in parte, la tradizionale offerta editoriale oppure produrre proprio materiale didattico. Si tratta di una significativa promozione dell’autonomia didattica e di un effettivo riconoscimento della professionalità docente e della libertà di insegnamento.

A.P.

 

 

5000 cantieri per la buona scuola

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Apr 062014
 

            Il  28 marzo si è tenuta a Rivoli (Torino) la conferenza del Partito Democratico sul tema dell’edilizia scolastica.  Presenti per l’ANISN i colleghi Nino Fanelli del Direttivo Nazionale e Silvio Tosetto Presidente della Sezione Piemonte. Qui di seguito si riporta una sintesi degli interventi più significativi.

             Dopo l’apertura, in videoconferenza, della neoministra Stefania Giannini (“le risorse per la scuola ci sono”) e del sindaco di Rivoli (“manca un servizio di consulenza sulla sicurezza per le scuole”), è intervenuto Umberto D’Ottavio, della Commissione Istruzione della Camera, secondo il quale sono disponibili, per l’edilizia scolastica, 3,7 miliardi di € rapidamente utilizzabili dai comuni. L’on. D’Ottavio ha rilevato inoltre che il 25% degli edifici scolastici è irrecuperabile per via dei costi eccessivi di messa a norma e pertanto sarà necessario sostituirli con nuove strutture.

           Secondo Davide Faraone, responsabile Scuola del PD, nei prossimi anni si possono attivare 5000      cantieri e sarà fondamentale che il coordinamento degli interventi sia affidato ad un unico ufficio centrale in modo da semplificare  le  procedure burocratiche.

             Il Presidente dell’UPI (Unione Province Italiane),  A. Saitta,  ha proposto che i finanziamenti vadano direttamente agli enti proprietari degli edifici scolastici e che, per i piccoli Comuni, siano le Province ad assumere il ruolo di ente appaltante.

          Sandy Attia, collaboratrice della Fondazione Agnelli, in nome del “fare buone scuole”, ha presentato diverse tipologie di ambienti scolastici per le diverse metodologie di insegnamento. Successivamente Vanna Pallucchi, di Legambiente, ha ricordato che da 14 anni la sua associazione promuove “Ecosistema Scuola”, un’indagine sullo stato dell’edilizia scolastica ed ha auspicato più ristrutturazioni di qualità piuttosto che nuove costruzioni; ha poi sottolineato come uno dei più gravi problemi della scuola italiana sia rappresentato dal numero eccessivo di alunni per classe, fattore questo di tale “disqualità” da rendere inefficace qualunque intervento edilizio. 

            Adriana Bizzarri, di Cittadinanzattiva, ha ricordato che a seguito di una sentenza del TAR del Lazio il MIUR dovrà rendere pubbliche le “banche dati” relative agli edifici  scolastici ed ha proposto una destinazione dell’8 per mille anche per l’edilizia scolastica.

              E’ seguita la toccante testimonianza di Cinzia Scafidi, la mamma di Vito Scafidi, lo studente che perse la vita per il crollo del soffitto della sua scuola, il liceo Darwin di Rivoli. Poco confortante la denuncia della presidente dell’ANDIS, Marilisa Mattiuzzo, che ha reso noto che dopo più di 5 anni dal tragico incidente del liceo Darwin solamente 1/3 del tetto della scuola è stato sistemato.

       Infine il sottosegretario Roberto Reggi ha sottolineato che il “decreto del fare” attribuendo poteri di Commissario  ai proprietari degli edifici (Comuni e Province) consente di accelerare i passaggi tra erogazione e impiego del finanziamento; ha ricordato poi che gli interventi di edilizia scolastica potranno uscire dal “patto di stabilità” e che dal 31 marzo inizia l’attività dell’ “Unità di Missione” cui spetta il coordinamento tra i detentori di risorse ed i titolari di spesa.Il sottosegretario ha concluso proponendo che la piccola manutenzione delle scuole sia affidata a chi esegue le pulizie, anche con la costituzione di squadre che operino in più scuole del territorio.

        Dopo gli interventi sono iniziate le attività dei quattro gruppi di lavoro che hanno affrontato i seguenti temi: “sicurezza e investimenti”, “la responsabilità nelle scuole”,  “sostenibilità ambientale” e “nuovi spazi per una nuova didattica”. Sul sito www.partitodemocratico.it/istruzione verranno riportate le conclusioni dei gruppi di lavoro.