Ago 112017
 

Analisi di DNA antico senza la presenza di fossili.

 

Il sogno di molti paleoantropologi sta forse per realizzarsi. Lo comunica Giorgio Manzi, docente di paleoantropologia presso il Dipartimento di biologia ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma, e direttore del Museo di antropologia “Giuseppe Sergi”. Analizzare i siti preistorici e studiare le tracce biologiche dei suoi abitanti, senza avere a disposizione ossa o altri reperti anatomici sembrava fantascienza. Invece, arriva notizia che un gruppo di ricercatori del Max –Planck- Institut für evolutionäre Anthropologie di Lipsia, coordinato da Matthias Meyer e da Svante Pääbo ha messo a punto una tecnica che permette di estrarre materiale genetico da sedimenti geologici anche molto antichi. I paleogenetisti hanno riferito che da una campagna di scavi realizzata in Croazia, Francia, Russia e Belgio sono stati raccolti campioni di sedimenti che coprono un intervallo temporale variante da 550.000 a 14.000 anni dal presente. Da essi sono stati estratti frammenti di DNA mitocondriale (mtDNA) che si sono confrontati con quelli delle banche dati, utilizzando una sonda genica. È risultato così che molti dei reperti appartenevano a 12 famiglie di mammiferi estinti come mammut e rinoceronti lanosi, orsi delle caverne, iene maculate. Ma la scoperta più straordinaria è stata quella di trovare, in nove campioni provenienti da quattro dei siti esaminati, DNA umano in quantità sufficiente per poterne fare l’analisi. I risultati sono i seguenti: otto dei campioni analizzati erano mtDNA di Neanderthal, e uno di tipo denisoviano. In particolare questo metodo potrebbe risultare utile proprio per cercare tracce dell’uomo di Denisova, che finora sono state trovate solo in una grotta dei Monti Altai nella Siberia meridionale. La casa neandertaliana dove sono stati rinvenuti i maggiori sedimenti ricchi di DNA è la grotta di El Sidrón, nelle Asturie  (Spagna settentrionale). Il veterano della paleoantropologia Svante Pääbo ha così commentato questo straordinario risultato: ricavando il DNA dai sedimenti possiamo  individuare la presenza di gruppi umani nei siti e nelle aree in cui questo dato non può essere ottenuto con altri metodi; pertanto, l’analisi del DNA incluso nei sedimenti è una procedura molto utile e può diventare routine per l’archeologia e la paleontologia.

 

Per saperne di più:

Giorgio Manzi. Le Scienze, agosto 2017, n°588, pag.18.

Slon V. et altri (2017) Neanderthal and Denisovan DNA from Pleistocene sediments-Science 27 aprile 2017: eaam 9695.DOI: 10-1126/science.aam9695

DNA di esseri umani preistorici estratto dai sedimenti dei siti archeologici