Giu 062016
 

L’allarme arriva, non del tutto inaspettato, dalla Pennsylvania. Una donna di 49 anni è stata infettata da un ceppo del batterio Escherichia coli che si è dimostrato resistente ai diversi antibiotici, compresa la colistina, ultima risorsa da utilizzare, quando gli altri farmaci hanno fallito. L’infezione ha prodotto nella donna una cistite non grave (ben diversa la situazione di eventuali pazienti anziani  ricoverati in reparti ospedalieri per lungo tempo). Il primo batterio resistente alla colistina, antibiotico prodotto da alcuni ceppi del Bacillus polymyxa, era stato isolato nel 2015 in Cina, in un maiale infettato dal ceppo SHP45 di E. Coli. La notizia fu riportata da Liu Jian Hua, professore dell’Università Meridionale dell’Agricoltura cinese, sulla rivista The Lancet Infectious Diseases (Novembre 2015).Altri casi di resistenza hanno riguardato ceppi di Klebsiella penumoniae, Proteus vulgaris, Pseudomonas aeruginosa. Il nuovo caso è stato riportato da Antimicrobial Agents and Chemiotherapy, del maggio 2016, e Giuseppe Cornaglia, presidente del gruppo di studio sulla resistenza agli antibiotici della Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive (Escmid), ha riferito: “Noi non ce ne siamo accorti, ma i ceppi resistenti di diversi batteri sono già diffusi intorno a noi”. I numerosi casi di resistenza alla colistina sono presenti in Europa, ed in particolare in Italia, con una percentuale di infezioni ospedaliere che raggiunge il 6,3% (media europea del 6%), in Asia, e negli USA. Studi genetici hanno dimostrato che la resistenza è dovuta alla presenza, nel genoma del batterio, di un gene denominato mcr-1, il quale ha la particolarità di diffondersi all’interno di plasmidi che possono essere inseriti in altri batteri, anche di specie diverse, mediante semplice contatto. L’Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso la notizia allarmante che numerose specie animali possono essere portatrici di geni che conferiscono la super resistenza, con possibili ripercussioni anche sulla salute umana. Dame Sally Davies, la chief medical officer del Regno Unito (consulente governativa per la sanità pubblica), in un’intervista alla Bbc, del marzo 2013 dal titolo “Antibiotics resistance as big a risk as terrorism”, ha paragonato la super resistenza batterica ai danni provocati da un attacco terroristico. E secondo Timothy Welsh, professore all’università di Cardiff, gli antibiotici potrebbero presto diventare inutili: “nel momento in cui mrc-1 diventerà globale, ed è questione di ‘quando’ non di ‘se’, e il gene si allineerà con altri geni resistenti agli antibiotici, allora molto probabilmente vedremo l’inizio di un’era post-antibiotica”. Un possibile argine a questo incombente pericolo può essere quello di incentivare la ricerca farmacologica, di migliorare le condizioni igieniche degli ambienti ospedalieri e di incoraggiare un uso più razionale degli antibiotici. Per saperne di più:

 in inglese: http://amr-review.org/sites/default/files/160525_Final%20paper_with%20cover.pdf

In italiano:

www.humanitasalute.it/…/44447-superbatteri-la-resistenza-agli-antibiotici

www.agi.it/salute/2016/05/…/allarme_batteri_boom_resistenza_ad_antibiotici-808724

www.datamager.it

www.corriere.it/…/vecchi-antibiotici-combattere-resistenzabatterica-piu-fondi-f96f3ca6

www.mednat.org/cure_natur/antibiotico_resistenza

www.repubblica.it

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