Il 23 e 24 febbraio si è svolto a Potenza il 2° Convegno di didattica delle scienze “La transizione nel passaggio dalla secondaria di primo grado a quella di secondo grado nell’insegnamento delle scienze. I colori, un percorso possibile”, realizzato grazie ad una proficua sinergia tra le sezioni SCI Basilicata, ANISN Basilicata, il Dipartimento di scienze dell’Università ed il Polo Lincei della Basilicata.
Buono è stato il numero dei partecipanti dei due ordini di scuola, in maggior parte della Basilicata, ma anche con significative presenze da altre regioni.
Dopo il primo convegno del 2013 (“L’ambiente e le sue trasformazioni; ricerca e metodologie didattiche innovative”) in cui l’ANISN, per la prima volta, presentò a Potenza l’innovazione metodologica nell’insegnamento delle scienze basata sull’IBSE, si è avvertita l’esigenza di porre l’accento sui temi della verticalità e continuità, della trasversalità ed unitarietà delle scienze, temi a cui è fondamentale ed urgente avvicinare il mondo della scuola e, al suo interno ancora di più la secondaria di 2° grado, affinché non restino patrimonio di pochi team, ma diventino prassi che “contagia” il corpo docente nella difficile progettazione quotidiana del percorso di insegnamento-apprendimento.
“Saperi a cui accedere dall’interno, con processi e non con prodotti cristallizzati, focalizzando la loro matrice epistemica, considerati sempre come forme di ricerca, generatrici di conoscenze aperte e implementabili … Apprendistato cognitivo, “Studenti apprendisti”, prima periferici e poi sempre più attivi e propositivi …”. Così ha aperto il convegno la prof.ssa Maura Striano della Università Federico II di Napoli, con idee forti che hanno subito fatto luce su quello che deve essere la strada da percorrere. Le ha fatto seguito la prof.ssa Anna Lepre che, forte della sua lunga esperienza come docente, formatrice e responsabile didattica del Polo SID del Lazio, è entrata nello specifico della tematica, “I colori”, ponendo l’accento sui punti nodali in un’ottica di verticalità e continuità, sui concetti chiave, su idee ed attività trasversali. E per testimoniare come un discorso di continuità verticale non possa prescindere dalla scuola primaria, e per dare prova di cosa può essere fatto in quel segmento scolare, ha dato spazio alla presentazione di un bel lavoro della sua trainer Antonella Marconi, un percorso IBSE su luce, colori e visione, svolto in una classe quarta della scuola primaria. Anna Lepre, poi, è stata anche guida preziosa e coordinatrice di un laboratorio: i componenti del gruppo hanno molto apprezzato le messe in situazione proposte, esempi di approccio IBSE e di didattica laboratoriale, e fatto tesoro di un’esperienza nuova per molti. Tutto questo, unitamente alle altre quattro conferenze tematiche ( “La Fisica dei colori” di Nicola Cavallo – UNIBAS, “La chimica dei colori” di Alessandro Lenzi – Direttore del Museo di Storia Naturale di Rosignano Solvay, “Il colore nei minerali” di Gabriele Giuli – Università di Camerino, “Vedere la luce, vedere i colori” di Nicoletta Berardi – Università di Firenze), tutte ottimi approfondimenti disciplinari, ha suscitato reale interesse nei partecipanti che, non solo hanno espresso pareri positivi sull’andamento della manifestazione, ma che hanno già dato prova concreta, in alcuni casi, di voler creare relazioni e collaborazioni per mettere in atto percorsi di continuità verticale, alla luce delle sollecitazioni ricevute.
Ugualmente importante l’intervento appassionato e competente della prof.ssa Brancaccio, della Direzione generale MIUR per gli ordinamenti scolastici e la valutazione, che ha portato al convegno, in anteprima, la rilettura delle indicazioni nazionali per il primo ciclo del 2012, appena conclusa dagli organi del MIUR. Ha, poi, illustrato con forza i pilastri delle indicazioni nazionali dei Licei e le linee guida degli istituti tecnici per mettere in luce le criticità da superare nella pratica didattica della nostra scuola, dato il permanere generalizzato di un approccio eccessivamente “discorsivo” che non aiuta gli studenti a riconoscere e a comprendere il valore sociale della scienza ed il suo ruolo come motore di sviluppo. Tra queste, la scarsa dimestichezza non solo ad affrontare problemi, ma anche a considerarne gli aspetti quantitativi, fondamentali e da considerare gradualmente fin dalla primaria (e qui, inevitabilmente, si innescano i linguaggi e gli strumenti della matematica che, come sottolineato dal prof. D’Alessio dell’UNIBAS nella tavola rotonda finale, sottendono trasversalmente tutti i fenomeni naturali). “Costruzione e non riproduzione della conoscenza, compiti autentici di adeguata complessità, riflessione e ragionamento … Il laboratorio come metodologia di apprendimento per fare scienza …” “Non esperimenti semplicemente osservati, quasi “magia, gli esperimenti di per sé non garantiscono la significatività; occorre sempre, invece, un’analisi fondata sul piano epistemologico e psicologico dei concetti scientifici per individuare gli esperimenti più adatti alle varie età”; tanto ha ribadito con chiarezza la prof.ssa Aquilini, vicepresidente nazionale della DDSCI, protagonista della tavola rotonda, che ha anche affermato con forza (e tutti sappiamo quanto sia necessario ed urgente farlo) che bisogna rinunciare all’enciclopedia delle scienze per un apprendimento significativo: puntare, invece, su saperi essenziali e fondanti, adeguati alle strutture cognitive e motivazionali degli studenti.
In conclusione, pensiamo di poter trarre un bilancio positivo dell’iniziativa, con la speranza di aver contribuito in piccola parte a dare vigore e a diffondere quel cambiamento nell’insegnamento delle scienze da più parti auspicato.