L'HORTUS CONCLUSUS Il giardino di Ninfa è una realtà così singolare che è necessaria per la sua comprensione un'analisi complessa delle circostanze storiche a cui dobbiamo la sua esistenza. Luca Onorato amava la vita di campagna e quindi soleva trascorrere le vacanze estive presso Cisterna; per tali motivi non contento della piccola villa con peschiere che Caetani avevano a Monticchio, volle crearsi un bellissimo giardino "il quale" diceva, "ha da essere le mie delizie". Questa frase si può riscontrare nel secondo volume della Domus Caetana. Già da tempi antichissimi esisteva un horto, ed i cedri, che ivi crescevano, erano di meravigliosa bellezza. Per la realizzazione e la costruzione dell'orto fu chiamato l'architetto Francesco Volterra, che all'epoca godeva di una fama inestimabile. Egli diede forma all'orto erigendo un muro di cinta fino al castello, l'ingresso principale era dato da un bellissimo portale di travertino realizzato nel 1578 che tutt1oggi si può ammirare. Su questo portale sono scolpite le onde che sono presenti anche sullo stemma di casa Caetani, i quali provenendo da Gaeta avevano conservato un legame profondo con il mare; inoltre le onde sono frammiste a tralicci di vite e grappoli d'uva, che rappresentano solo un elemento decorativo.v Sulla chiave dell'arco sotto l'aquila di Fondi si può tutt'ora leggere la seguente scritta: HORTHI NYNPHARVM DOMVS CAETANORUM. Dal 1600, quando questo portale è stato realizzato questa zona di Ninfa è stata denominata "Hortus Conclusus". Il termine "Hortus" era un po' generico perché era per lo più riferito ai giardini e comprendeva tutte quelle aree annesse alla residenza di campagne dove i proprietari avevano i propri giardini, un concetto estremamente diverso da quello attuale. Il giardino conserva tutt'oggi le caratteristiche della sua creazione infatti è ancora attraversato da due viali che si intersecano ad angolo retto, sull'incrocio dei quali è posta una grande vasca in pietra di forma ottagonale, mentre all'estremità di essi, a ridosso del lago, vi sono due nicchie di muratura, che rappresentano due fontane con stalagmiti, da cui l'acqua gorgoglia in larghi flutti per poi riversarsi in canali di muratura che conducono alle due peschiere, la cui funzione era quella di allevare e far riprodurre le famose trote macrostigme tuttora presenti nel fiume Ninfa. Queste due grandi vasche, che al centro hanno una struttura utile alla riproduzione dei pesci, furono scavate con ingente spesa e non lieve difficoltà, causate dalle numerose sorgive che scaturivano ovunque dal suolo . All'interno dell'orto vennero coltivate piante d'agrumi di ogni varietà et eccellentia; fatte provenire direttamente dalla Sicilia con l'aiuto di Marcantonio Colonna amico del cardinale che in quel periodo governava a Ninfa. Queste piante d'arancio trovarono nell' hortus conclusus il luogo ideale per svilupparsi e diventare produttive e rigogliose finché col passare dei secoli a causa della poca cura, per la maggior parte perirono, quattro di esse tuttavia dopo 350 anni sussistono, perché dall'enorme sistema radicale spuntarono delle rinascenze che, si sono sviluppate in grandi alberi, a loro volta morirono per cedere il posto ad altre rinascenze, obbedendo a quella forza della natura che mira all' eternarsi della vita. Nella fondazione dell'orto, e nella sua evoluzione, ci fu un personaggio Caetani, persona straordinaria passata alla storia, che aveva individuato in questo luogo la possibilità di coltivare specie particolari, sopratutto perché c'era abbondanza di acqua. A quel tempo quest'uomo era vice Re delle due Sicilie e governatore di Milano, ma allo stesso tempo era anche uno dei più grandi botanici italiani. Era un esperto di bulbacee cioè tutte quelle piante che possiedono i bulbi, aveva anche selezionato fino a 62.000 specie diverse. Quest'era l'epoca in cui vi erano veri e propri "cacciatori di piante"di questo tipo, al punto che i bulbi erano diventati molto preziosi. In quel periodo c'era il problema del prosciugamento delle paludi Pontine, tantissimi uomini si erano cimentati, inutilmente. Infatti sia loro che il Caetani non ottennero alcuni risultati, per questo motivo egli chiamò degli olandesi persone estremamente esperte, perché il loro pericolo quotidiano era l'acqua. Svilupparono allora delle tecniche per sopravvivere e per guadagnare terreno ma anch'essi non riuscirono a bonificare l'agro pontino. Nonostante il fallimento, alcuni olandesi continuarono a vivere nei dintorni di Ninfa, mentre coloro che fecero ritorno in Patria fecero tesoro di quest'esperienza, che applicarono in seguito sui tulipani creandone diversi tipi, come il TULIPANFASINA, IL TULI SERMONETANA E IL TULICAIETANA. Il valore di queste bulbacee fu straordinario e lo è tutt'ora. Dalle diverse informazioni ricavate possiamo quindi dedurre che l'hortus conclusus non è come il parco di Ninfa, perché ha un carattere diverso e molto formale, perché non è curato e ben tenuto come i giardini. L'orto è stato una creatura del 600 nel quale convergeva l'acqua di tutta la città. Ricerca di: G .Di Maio, G. Monica Domus Caetana v.2 pp. 16&172 I quaderni di Van Vyck pp. I 10-124-147-181-229-247 in formazioni di La uro Marche tti durante la visita d'istruzione a Ninfa il 5/3/1996 |
stemma dei Caetani
disegno tratto dai quaderni di Van Vyck
|
PIETRO DI ROFFREDO CAETANI: IL GIARDINIERE APPASSIONATO "Il giardiniere appassionato" è un libro scritto da R.Borchard nel 1938 in Italia, in cui l'autore tenta di spiegare i motivi per cui l'uomo ha creato i giardini. Egli sostiene che l'uomo è stato cacciato dal Paradiso Terrestre e inconsciamente prova a ritornarvi attraverso la creazione di giardini. Nel corso degli anni, il giardino potrà assumere diverse connotazioni, ma non scomparirà mai e questo perché l'uomo tende sempre a ritornare a quel Paradiso Terrestre da dove, per il Peccato Originale, è stato cacciato. Il giardino quindi, rappresenta una manifestazione particolarmente significativa dello spirito dell'uomo, e dedicarsi ad esso, è strumento di elevazione spirituale. L'agricoltura, in generale, ha origine circa 11mila anni fa, nel periodo Neolitico, alla fine dell'ultima glaciazione, quando l'uomo passando da una vita nomade alla vita sedentaria, è stato costretto a selezionare alcune piante utili, sia per nutrirsi, sia perché attratto dal loro profumo intenso, come le piante aromatiche, oppure dai colori dei fiori. L'autore sostiene che il giardino è un ambiente artificiale formato da piante e corsi d'acqua, in cui l'uomo traduce "in struttura" il suo rapporto con la natura. E' uno spazio cintato ordinato, produttivo, edenico. Il termine, in latino "Hortus Conclusus", in italiano "Orto chiuso" significa "Spazio delimitato". In questa descrizione si possono riscontrare gli elementi presenti nell'hortus conclusus di Ninfa, che risale al 1600. Infatti sul muro di cinta vi è l'ingresso principale rappresentato da un bellissimo portale in travertino, dell'epoca, inciso con elementi come le onde, che fanno parte dello stemma dei Caetani, all'interno una fonte ottagonale dello stesso periodo e due peschiere dove venivano coltivate le trote macrostigma, comunque più recenti. Ci si può chiedere come mai questo giardino nasce in questo periodo? La risposta è da ricercare nella storia,infatti nel 1500 ci furono:la caduta di Costantinopoli e la scoperta dell'America. Con questi due avvenimenti il mercato floreale cominciò la sua espansione. In Italia i fiori erano stati esclusi dai giardini a favore delle collezioni di piante medicinali e aromatiche,che venivano coltivate in un giardino chiamato "Giardino dei Semplici" di cui vi è un esempio tutt'oggi nell'orto botanico di Roma. L'importanza di questo giardino, che fra l'altro nasce verso il 1320 ad opera di Mattias Salvatores della scuola della medicina salernitana, è determinata da ricerche effettuate nel campo medico. Tutto questo durò fino alla fine del 1500. Fra tutti i paesi europei l'Olanda, per prima, grazie all'olandese Busbeq, ambasciatore dell'imperatore Ferdinando, inizia il culto dei fiori. Infatti il suddetto ambasciatore vide in un giardino presso Adrianopoli il fiore del tulipano, ne rimase incantato e lo portò in dono all'imperatore Ferdinando. Anche altri giardini ricevono questi fiori che cominciano a trovare all'interno di essi loro giusta collocazione. Insieme ai tulipani arrivano altre specie rare che determinano una nuova concezione del giardino che così diventa l'immagine di un mondo che risente l'influsso di tre società: quella americana, quella orientale e quella centro-europea. Anche a Ninfa giungono, nel 1600, bulbacee come i tulipani e vengono coltivate nell'Hortus Conclusus da un Caetani che si rivela così "Il giardiniere appassionato", nonché botanico. Bisogna sottolineare che in questo periodo tali piante hanno un grande valore anche economico e vengono trasportate per lunghe distanze su carrozze scortate. A Ninfa, in un primo momento la coltivazione non ha molto successo, ma, grazie all'intervento di olandesi, si riescono ad ottenere buone coltivazioni. Sicuramente hanno contribuito fondamentalmente, anche il suolo, la presenza dell'acqua e le condizioni climatiche del luogo. In tale periodo la coltura dei tulipani rappresentava un'operazione finanziaria capitalistica che metteva in moto un incredibile giro d'affari. Basta pensare che, alla fine del XVII secolo, in Francia, un solo bulbo aveva raggiunto quotazioni tali da poter costituire una cospicua ed appetibile dote nuziale per una giovane. Inoltre il tulipano veniva utilizzato, da chi poteva permetterselo, sia in cucina, che come medicinale:i bulbi venivano consumati sott'aceto, fritti e conditi, mentre i petali , bolliti in vino rosso, formavano un infuso che curava reumatismi e torcicollo. Affari non autorizzati e scandali finanziari, portarono infine al crollo del mercato dei bulbi Oggi nell'Hortus Conclusus di Ninfa troviamo un bellissimo giardino di agrumi; nel resto del giardino troviamo varietà botaniche provenienti da diverse parti del mondo, che qui hanno trovato le condizioni climatiche ideali per una rigogliosa vegetazione. BIBLIOGRAFIA 1) F.Gianni "Giardini. Riflessioni sul giardiniere appassionato" di R.Borchard 2) L.Sbrana "Il verziere di Melusina" Il tulipano. 1996 numero 1 pgg. 46-47 DALLA RIVISTA "NATURALMENTE"
|