GEMME D’ACQUA

 

I fiori delle zone umide della bassa pianura isontina

Foto e testi di Giulia Realdon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INTRODUZIONE

Le foto di questa pagina sono state scattate durante lo svolgimento di un progetto di Educazione Ambientale realizzato durante l’anno scolastico 2003-2004 nel Liceo Scientifico Statale “M.Buonarroti” di Monfalcone e provengono dalla zona denominata Schiavetti-Cavana.

 

 

L’area umida Schiavetti-Cavana, caratterizzata da risorgive che alimentano una palude da dulciacquicola a salmastra, si trova nella zona sud-occidentale del territorio comunale di Monfalcone, in provincia di Gorizia. A nord e nord-est è racchiusa da zone industriali, nella parte meridionale confina con insediamenti turistici e nautici.

Schiavetti-Cavana costituisce la palude costiera  più settentrionale del Mediterraneo ed è l’ultimo ambiente, insieme al  vicino Lisert, del sistema di zone umide  dell’Alto Adriatico: ad esso segue la costa alta che, con vari aspetti, prosegue ininterrotta fino all’estremità dei Balcani.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                      

 

 

 

Nei limiti di queste dimensioni relativamente modeste essa accoglie un’elevata biodiversità dovuta alla sua collocazione geografica al limite tra il bacino illirico-carsico (continentale) e quello mediterraneo, con la compresenza  delle relative specie.

Come si può intuire l’area considerata rappresenta una nicchia di naturalità sopravvissuta all’interno di una zona intensamente antropizzata, il che conferisce ad essa un valore rilevante, ma anche un accentuato rischio di essere alterata e scomparire in nome delle esigenze produttive del territorio.

 

 

L’area ha ricevuto una prima tutela ambientale da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, con l’istituzione dei Biotopi “Palude di Cavana” e “Risorgive di Schiavetti”. A questa tutela si è aggiunto il riconoscimento dell’Unione Europea, nell’ambito dei Siti Natura 2000, con l’identificazione di un S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria) denominato“Cavana di Monfalcone”, con un’estensione di 131 ha.

 

 

 

Gli studenti delle classi terze del Liceo Buonarroti insieme alle loro insegnanti di Scienze Naturali Giulia Realdon ed Augusta Scaramuzza hanno ricercato informazioni e dati bibliografici; hanno fatto numerose uscite nell’area di studio, effettuando misurazioni e raccogliendo dati riguardanti le  acque e gli organismi presenti.

Infine hanno raccolto i materiali del progetto in un volume in corso di pubblicazione.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GLI AMBIENTI

L’asseto idrogeologico della zona, unitamente ai fattori macro- e micro-climatici ed a quelli derivanti dall’azione antropica,  determina i tipi vegetazionali che compongono i due biotopi, creando una differenziazione tra ambienti propriamente a carattere di risorgiva ed ambienti a tendenza progressivamente più alofila.

Schematizzando si possono distinguere i seguenti ambienti, dei quali si fornisce una breve descrizione per definire il contesto nel quale sono inserite le specie fotografate:

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • LE OLLE
  • LE ROGGE ED I CANALI
  • I PRATI UMIDI
  • I PRATI STABILI
  • I BOSCHETTI E ARBUSTETI IGROFILI
  • LA PALUDE E LA BARENA
  • LA SPIAGGIA
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE OLLE

Le olle (infossature sorgentifere sub-circolari con fondo sabbioso/ghiaioso) sono caratterizzate da una vegetazione disposta a fasce concentriche (zonazione) in rapporto alla diversa disponibilità idrica.

Nelle zone di acqua libera sono presenti piante sommerse o galleggianti, mentre sui bordi della olla è ospitato un tipo di vegetazione con piante a fusto parzialmente sommerso, ancorate alle pareti della cavità sorgentifera o alle zolle affioranti; tale associazione viene chiamata marisceto dal nome di un’alta ciperacea dal fusto robusto e foglie taglienti, detta marisco o falasco (Cladium mariscus).

In questo ambiente si possono incontrare i fiori delle foto che seguono.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In alto: Myosotis palustris (nontiscordardimé delle paludi) e Iris pseudacorus (iris giallo).       A sinistra: Senecio paludosus (senecione palustre), pianta di un certo rilievo e rarità.

In basso: veduta di un’olla

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE ROGGE E I CANALI

La zona Schiavetti-Cavana è attraversata da rogge e canali artificiali attraverso i quali le acque rinascenti scorrono verso il mare. Le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e la velocità di scorrimento condizionano la presenza delle piante sommerse o emergenti più o meno reofile.

Anche le rive, se non sono troppo disturbate dalla manutenzione dei canali, sono popolate da specie interessanti, alcune delle quali caratterizzate da vistose fioriture come: Caltha palustris (calta), Leucojum aestivum (campanelle maggiori), Iris pseudacorus (giaggiolo acquatico), Lythrum salicaria (salcerella).

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da sinistra: Caltha palustris, Lythrum salicaria e

Nymphaea alba (ninfea), su sfondo di Cladium mariscus, in una roggia della zona.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


  

 

MESSAGGERI DELL’ETA’ GLACIALE: LE SPECIE MICROTERME

 

“In mezzo ad un terreno d’alluvione, a poco più d’un metro sul livello del mare, appaiono improvvisamente parecchie piante proprie delle regioni alpine e subalpine, mentre il vasto tratto che s’estende dalla radice dei monti a queste località ne va totalmente privo”.

Così nel 1874 l’illustre botanico triestino Carlo Marchesetti descriveva, quasi meravigliato, la presenza di specie microterme nelle risorgive friulane. In effetti si tratta di autentici relitti post-wurmiani i quali sono riusciti a mantenersi negli ambienti planiziali delle risorgive grazie al microclima relativamente fresco anche d’estate.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le specie microterme della zona Schiavetti-Cavana vanno ricordate: Parnassia palustris (parnassia), Hemerocallis lilioasphodelus (giglio dorato), Iris sibirica (giaggiolo siberiano), Gentiana pneumonanthe (genziana mettimborsa), Veratrum album (veratro comune) ed Utricularia vulgaris (erba vescica comune), una rara pianta carnivora.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

L’Hemerocallis lilioasphodelus o giglio dorato è forse la specie più appariscente: alta fino a 80 cm, presenta foglie lineari carenate e grandi fiori gialli che impartiscono un vivace tocco di colore ai prati umidi tra maggio e giugno. I frutti, verdi, trilobi, sono anch’essi piuttosto grandi.

L’Iris sibirica è una pianta rizomatosa con fusto alto 30-70 cm, foglie lineari larghe 2-3 cm e fiore profumato (maggio-giugno) azzurro striato di viola, formato da 6 segmenti di cui i 3 inferiori rivolti in basso e i 3 interni eretti.

La Gentiana pneumonanthe è alta fino a 50 cm e presenta piccole foglie lineari, opposte e numerosi inconfondibili fiori blu. Fiorisce a fine estate.

 

 

Dall’alto e da sinistra: Gentiana pneumonanthe, Hemerocallis lilioasphodelus, Iris sibirica, Gladiolus palustris, Parnassia palustris con Allium suaveolens  e Euphrasia marchesettii

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Euphrasia marchesettii (eufrasia di Marchesetti) è una piantina annuale alta 20-25 cm, appartenente alle Scrophulariacee. Fiorisce da agosto a ottobre con piccole corolle bianco-rosate. Si riproduce per disseminazione ed è legata a condizioni ambientali  “aperte” che sarebbero compromesse da un eventuale incespugliamento della torbiera.

E’ stata descritta per la prima volta nel 1897 da von Wettstein nelle paludi del Lisert (Monfalcone) e si presenta solo in poche stazioni di torbiera alcalina/prato umido dal Friuli Venezia Giulia alla Lombardia. Per la sua vulnerabilità è inserita nella Lista rossa delle Piante d’Italia ed è specie di interesse prioritario per l’U.E. ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, ossia la sola presenza di questa specie giustifica la tutela dell’ambiente che la ospita.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

LE TORBIERE

I prati umidi su substrato torboso della zona Schiavetti-Cavana  (così come le poche altre torbiere rimaste nella pianura friulana) sono dovuti alla risorgenza di acqua ricca di calcio e leggermente alcalina, ed appartengono alla categoria delle torbiere basse alcaline. Il terreno è quasi sempre imbevuto dall’acqua di falda, sia per trapelazione diretta che per capillarità; i depositi torbosi, per la parziale decomposizione dovuta al continuo ricambio delle acque, si presentano disorganizzati e poltigliosi. I prati tortosi sono dominati da Schoenus nigricans (giunco nero), a cui si accompagnano Carex elata (carice spondicola), Molinia coerulea (gramigna liscia), Phragmites australis e, laddove il terreno rimane imbevuto anche nei periodi di siccità, da Cladium mariscus.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da sinistra : Schoenus nigricans e particolare di Allium suaveolens in torbiera

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I PRATI UMIDI

A differenze delle torbiere, con le quali sono in continuità, i prati umidi si trovano a quote leggermente più rilevate rispetto alla falda idrica e pertanto sono imbevuti d’acqua per periodi più limitati (autunno-primavera). Si tratta di praterie naturali che si stabiliscono su suoli poco permeabili, torbosi ed argillosi, sostituendosi ai prati torbosi quando l’imbibizione del terreno diminuisce in seguito a bonifiche idrauliche.

Sono caratterizzati da specie erbacee igrofile e da una ricca composizione floristica con presenza di specie rare. Ciò è dovuto anche al fatto che questi prati non vengono concimati; in caso contrario essi si trasformerebbero nei più comuni prati da sfalcio.

 

 
 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un discorso a parte lo meritano le diverse e rare specie di orchidee che si possono ammirare in questa zona: Epipactis palustris (elleborine di palude), Gymnadenia conopsea (manina rosea), Dactyloriza incarnata (orchide palmata), Orchis laxiflora (orchidea acquatica), Orchis palustris (orchidea palustre), Anacamptis pyramidalis (orchide piramidale) ed altre, le quali fioriscono tra la tarda primavera e l’estate.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In alto: Cirsium canum

In basso, da sinistra: Gymnadenia conopsea, Epipactis palustris e Orchis laxiflora.

 

 
 

 

 

 


             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I PRATI STABILI (PRATI MESOFILI)

Sono prati un tempo destinati alla produzione di foraggio per il bestiame e caratterizzati dal fatto di essere sfalciati regolarmente (almeno 2-3 volte l’anno). Derivano dal taglio di antiche aree boscate o dal drenaggio di prati umidi in seguito a bonifiche. Il loro aspetto dipende dal tenore di umidità del substrato.

Tra le numerose specie costitutive di questo tipo di vegetazione si possono ricordare molte graminacee, diverse leguminose e composite.

I prati stabili rimangono spesso verdeggianti per tutto l’anno e sono sede di cospicue fioriture.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In basso, da sinistra: veduta di prato stabile e Betonica officinalis

 
 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I BOSCHETTI E ARBUSTETI IGROFILI

Benché non abbiano a che vedere con i più noti e pregiati boschi planiziali (nelle nostre zone ne rimane soltanto un lembo in località Bosc Grand di San Canzian d’Isonzo), queste formazioni vegetali si presentano ai bordi delle olle, dei corsi d’acqua a lento deflusso e lungo gli arginelli naturali ed artificiali, dove costituiscono una piacevole quinta arboreo-arbustiva che scherma la vista degli adiacenti insediamenti industriali.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La specie dominante è il Salix cinerea (salice cinereo), al quale si associano spesso Salix alba (salice bianco), Viburnum opulus (pallon di maggio),  Alnus glutinosa (ontano nero), Frangula alnus (frangola). Frequenti sono anche Populus alba (pioppo bianco), Populus nigra (pioppo nero), Ulmus minor (olmo campestre), Sambucus nigra (sambuco), Crataegus monogyna (biancospino), Cornus sanguinea (sanguinella) e Rubus sp. pl.(rovo).

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA PALUDE E LA BARENA.

Nella zona del biotopo Cavana, ad est dell’omonimo corso d’acqua, il fenomeno della risorgenza a valle del Brancolo, unitamente alla bassa quota del terreno (intorno al livello medio del mare), determina lo stabilirsi di un ambiente tipicamente palustre.

Si tratta di una palude d’acqua dolce che sfuma gradualmente in palude salmastra con aspetti di vegetazione di barena, poiché le difese a mare risultano solo parzialmente efficaci  e, con l’alta marea, l’afflusso di acqua salata si verifica regolarmente.

Le barene sono superfici litoranee e lagunari emerse, di aspetto pianeggiante, occasionalmente inondate durante fasi di marea particolarmente alta, occupate da “praterie” di piante alofite erbacee.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa parte del territorio la specie più comune è Phragmites australis (cannuccia di palude), che forma popolamenti diffusi e tollera bene anche un certo grado di salinità, pertanto, associandosi spesso a  Bolboschoenus maritimus (lisca marittima), cresce anche nelle zone più vicine al mare, seppure con un’altezza più modesta rispetto a quella che presenta nelle zone d’acqua dolce.

Nella fascia più a monte, data la risorgenza d’acqua dolce, troviamo ancora notevoli estensioni monospecifiche di Cladium mariscus (falasco) come intorno alle olle degli Schiavetti.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le specie tipiche della barena invece sono: Juncus maritimus (giunco marittimo), Spartina maritima (sparto delle barene), Limonium vulgare (limonio), Halimione portulacoides (atriplice portulacoide), Inula crithmoides (enula bacicci), Aster tripolium (astro delle saline), Suaeda maritima (suaeda marittima o ròscano) e Arthrocnemum fruticosum (salicornia fruticosa), Salicornia sp. pl.(salicornia).

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Aster tripolium è una composita facilmente riconoscibile per il suo fiore, un capolino a “margherita” azzurro-violaceo visibile tra l’estate e l’inizio dell’autunno; ugualmente inconfondibile è il Limonium vulgare, che impartisce una tipica colorazione rosa-violacea alla barena nello stesso periodo (i “fiuri de tapo” delle poesie di Biagio Marin).

 Sotto: Aster tripolium e Limonium vulgare

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sopra: Inula crithmoides e salicornieto

L’Inula crithmoides è una pianta perenne, a fusto parzialmente lignificato alla base, alta 4 -7 dm. Le foglie sono carnose, lineari, a margine intero o tridentate all’apice; i fiori (agosto-ottobre) sono capolini gialli, i frutti acheni con pappo.

L’Arthrocnemum fruticosum è la salicornia perenne con fusto prostrato o eretto, ramificato. Le foglie, assai ridotte, carnose e cilindriche, opposte, sono fuse e avvolgono il fusto. I fiori sono assai modesti e poco visibili, sono presenti normalmente tra luglio ed agosto.

Le salicornie annuali (S. europaea, S. veneta) hanno fusto semplice o ramificato, alto 1 – 4 dm più o meno glauco, più spesso rossastro nei segmenti fertili. I fiori, quasi invisibili, sono disposti a tre a tre e con il fiore centrale più lungo di quelli laterali (S. europaea) o uguale agli altri due (S. veneta). Fioriscono nei mesi di agosto-settembre. 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SPIAGGIA

La spiaggia si estende per un breve tratto antistante l’argine a mare edificato nell’ambito della bonifica ed è interrotta dalla porta vinciana (fuori uso) che costituisce la foce della Cavana. Negli ultimi decenni la zona è stata soggetta a forti fenomeni erosivi a causa del moto ondoso e dei venti prevalenti (bora). La spiaggia dunque si riduce ad una sottile lingua sabbiosa. In questo ambiente così minacciato poche sono le essenze vegetali rinvenute.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Possiamo citare la Tamarix gallica (tamerice comune), piantata allo scopo di consolidare il substrato, e alcune specie erbose psammofile, annuali e pioniere quali: Cakile maritima (ravastrello marittimo), Xanthium italicum (nappola italiana), Salsola kali (salsola erba-cali), Salsola soda (salsola soda), Atriplex sp. pl.(atriplice)

 

 
 

 

 

 

 

 

 


 

Per informazioni e visite guidate:
Giulia Realdon

Liceo Scientifico Statale “M.Buonarroti”, via Matteotti, 8

34074 Monfalcone

tel 0481 410628

fax 0481 410955

 

Dall’alto e da sinistra: Salsola kali,  Cakile maritima e Xanthium italicum