Gruppo di lavoro n. 9

Coordinatore: prof.Piero Lucisano

Moderatore.prof.Sergio Albani

 

 

 

 

Rapporto tra scuola, formazione professionale e lavoro; educazione degli adulti

 

0. IL QUADRO DI RIFERIMENTO ISTITUZIONALE

La legge quadro in materia di riordino dei cicli, pone con forza il raccordo tra la scuola e la cultura del lavoro, non come opzione aggiuntiva, ma come scelta di fondo caratterizzante il curricolo stesso, e si inserisce nell'insieme delle riforme promosse dal governo che prevede un articolato sistema dell’offerta formativa.

Dopo il conseguimento dell'obbligo scolastico l'obbligo formativo si realizza attraverso l'istruzione secondaria, formazione professionale iniziale e l'apprendistato (fig. 1).

Ciò perché sia effettivamente realizzabile richiede:

una presenza sul territorio di tutte le possibili opzioni, ciascuna posta in grado di operare in condizioni di parità in termini di risorse economiche, strutture, personale, ecc;

una forte integrazione in sistema a rete delle stesse, con pari dignità e nel rispetto delle reciproche autonomie.

Nel gruppo si è sviluppata un'ampia discussione sul fatto che l'integrazione sia favorita o meno dall'utilizzo del termine "secondo canale". In quando da un lato l'uso e l'affermazione della esistenza di un secondo canale formativo potrebbe rafforzare l'impegno strategico verso la formazione professionale e l'apprendistato, dall'altro tale uso invece potrebbe rafforzare la separazione tra scuola e formazione che invece si vogliono integrare.

Al termine del percorso formativo obbligatorio il sistema dell'offerta formativa prevede i percorsi universitari, la formazione professionale, l'apprendistato, la formazione superiore integrata.

Per chi invece sceglie l'inserimento nel mondo del lavoro sono previste politiche attive per il lavoro coordinate a livello regionale e sviluppate a livello locale attraverso i Centri di orientamento ed i Centri per l'Impiego (ad esempio i PIP, le iniziative per l'imprenditorialità giovanile, nazionali e regionali, i prestiti d'onore, nazionali e regionali).

Il sistema di avviamento al lavoro prevede inoltre l'integrazione pubblico privato attraverso le Agenzie di lavoro interinale ed il collocamento privato.

Una volta realizzato l'inserimento nel mondo del lavoro è attivo un sistema di formazione continua che si avvale di interventi regionali (FSE) e degli interventi legati alla legge 236 per la quale è previsto il passaggio delle competenze gestionali ad una Fondazione guidata dalle parti sociali.

Si sta sviluppando una rete di interventi per l'educazione degli adulti la cui competenza è del sistema locale. In tale ambito l'istruzione deve integrarsi con i sistemi locali principalmente per i percorsi di recupero legati ai processi di scolarità.

Il quadro legislativo di riferimento è dunque complesso poiché alle normative emanate a livello nazionale, vede affiancarsi le normative regionali e gli accordi assunti in sede di conferenza unificata (ex art. 8 del D.L.gs 28 agosto 1997, n. 281).

Perché ci siano le condizioni per il reale funzionamento dell'intero sistema dell'offerta formativa sarà necessaria una puntuale ricognizione su tutto il territorio nazionale delle competenze, strutture e risorse disponibili al fine di predisporre tutti gli interventi necessari, anche finanziari per riallineare il sistema nel suo complesso.

E' inoltre necessario che sia operativa la commissione prevista in sede di governo per il coordinamento degli interventi dei ministeri competenti insieme alle regioni.

 

 

                         
                         
 

Scuola dell'infanzia

Scuola di base

Scuola secondaria

Università

Formazione continua

 
                     

Specializzazioni

  
            

Classico-umanistica

       
            

Scentifica

       
            

Tecnica e tecnologica

       
            

Musicale e artistica

 

I

FTS

   
    

Obbligo scolastico

Obb.formativo

     
             
              
    

 

Sistema regionale

della formazione

professionale

Form. iniziale

Educazione degli Adulti

  
          

F.P. post obbligo

   
             
     

Apprendistato

    
          

Apprendistato

   
         
    

 

e delle politiche attive del lavoro

          
     

Agenzie Regionali

Centri di orientamento

    
           
      

Centri per l'impiego

 
        
                         

Figura 1. Schema del sistema formativo integrato

 

 

1. SCUOLA E CULTURA DEL LAVORO

La riforma dei cicli e la riflessione sui saperi deve tuttavia portare alla definizione di una cultura del lavoro e dello sviluppo all'interno dei percorsi di istruzione.

L'introduzione delle culture professionali nel percorso scolastico può significare un cambiamento forte nella scuola riformata come strumento e occasione formativa e come finalità dell'azione educativa.

La legge di riforma dei cicli attribuisce ai temi del lavoro e dello sviluppo un ruolo formativo significativo, i diversi percorsi di studio e di indirizzo ne dovranno fare quindi un asse forte del curricolo, capace di integrare i saperi.

Questo riguarda sia la necessità di interazioni più forti con l'esterno durante gli anni di scuola ed in particolare attività di conoscenza del sistema territoriale, stage e riconoscimento delle esperienze di lavoro, nella fase del ciclo secondario, ma soprattutto la cultura del lavoro deve entrare nei processi di istruzione come laboratorio e dimensione operativa delle discipline. La dimensione operativa nella scuola non può essere considerata "aggiuntiva"; il conoscere separato dall'operare. La dimensione della cultura professionale va considerata come parte costitutiva del conoscere.

Il collegamento tra scuola e mondo del lavoro può essere realizzato sviluppando abilità cognitive e relazionali in percorsi di formazione che sul piano del metodo e dei contenuti siano idonei a connettere nel modo più attivo e completo i giovani con il mondo esterno.

Una didattica più attiva che attraverso la realizzazione di compiti concreti aiuti a sviluppare ad esempio:

- capacità tecniche ed intellettuali di relazionarsi con gli altri (capacità di relazioni e di comunicazioni)

- capacità di pianificare soluzioni di problemi (capacità di reperire, trattare ed utilizzare dati, di analisi e di sintesi, di ricercare ed individuare soluzioni).

Il rapporto più stretto con la cultura professionale deve tradursi anche nella progressiva acquisizione di un senso di responsabilità, di autonomia e di cooperazione da parte degli studenti e delle studentesse che li veda impegnati in modo autentico nelle attività quotidiane.

Tirocini, stage, valorizzazione delle competenze acquisite in esperienze di lavoro costituiscono elementi insostituibili per realizzare nei fatti l'integrazione fra i sistemi formativi sopra richiamata.

 

2. ORIENTAMENTO

Questo nuovo quadro richiede che l'orientamento allo studio e al lavoro venga sviluppato in modo integrato dai diversi attori del sistema formativo (scuola, università, formazione professionale, Centri di Orientamento regionale, Centri per l'impiego, parti sociali).

Si richiede dunque che i docenti oltre alla funzione orientativa insita in ogni attività di insegnamento (ben definita con direttiva n. 487 del MPI), siamo in grado di accedere più facilmente alle informazioni sui diversi percorsi disponibili, sulle richieste del mercato del lavoro e sulle modalità di interazione con i sistemi locali.

In particolare alla fine dell'obbligo scolastico ed alla fine dell'obbligo formativo debbono essere previsti modalità e spazi curricolari per specifiche attività di orientamento e accompagnamento al lavoro.

Le competenze necessarie per informare ed orientare dovrebbero essere possedute da tutto il corpo docente e non possono essere esclusivamente delegate a figure interne o esterne al sistema scolastico.

Nella prospettiva del sistema integrato per l'orientamento allo studio e al lavoro sarebbe utile:

· evitare convenzioni bilaterali (ad es. scuola - università).

· realizzare percorsi formativi comuni per gli operatori dei diversi servizi impegnati (ad es. scuola, formazione professionale, servizi per l'impiego, servizi di orientamento, ecc.).

Il ruolo fondamentale dei nuovi servizi per l'impiego di informazione e orientamento e di supporto alla lotta all'evasione dell'obbligo scolastico (che attualmente colpisce soprattutto la popolazione maschile) e all'abbandono richiede che questi servizi vengano attivati concretamente su tutto il territorio nazionale e che venga attivata l'anagrafe formativa.

 

3. PARI DIGNITÀ DEI PERCORSI PREVISTI PER L'OBBLIGO FORMATIVO

I due percorsi, istruzione e FP, per integrarsi devono distinguersi sviluppando ciascuno la propria identità, i propri modelli formativi e didattici. Restano ferme le finalità formative e l'impegno a garantire, attraverso i diversi percorsi, a tutti le competenze necessarie per esercitare appieno la cittadinanza e sviluppare le proprie potenzialità ed il comune impegno a garantire una cultura del lavoro e la "occupabilità" alla fine dei percorsi.

Il percorso della scuola muove dai saperi, quello della formazione professionale dalla esperienza di progressiva acquisizione di una professionalità entrambi hanno in comune la centralità dell'allievo e le finalità educative generali.

Scuola e formazione professionale iniziale devono evitare forme di "addestramento" privo di valenza formativa.

La formazione professionale iniziale deve avere valenza formativa in un percorso che si sviluppa a partire dalla attività di laboratorio professionale e di formazione sul lavoro comprendendo anche le competenze di base legate alle aree linguistica, scientifico tecnologica e storico sociale.

Così intesa la FP iniziale non potrà più essere considerata dalla scuola il percorso destinato ai più deboli, ma deve rappresentare un percorso formativo con un suo carattere specifico che procede dall'esperienza alla riflessione e che ha al centro la tematica del mondo del lavoro e delle sue relazioni.

La FP dunque non rappresenta né surroga né supplenza dei percorsi di istruzione.

4. L'anno terminale dell'obbligo scolastico

Una criticità del sistema è nell'anno terminale dell'obbligo scolastico per il quale il Decreto 9/8/99 n. 323 prevede al punto 3 lettera c la "predisposizione di percorsi integrati, ferma restando la competenza delle istituzioni scolastiche in materia di certificazione delle attività svolte, da realizzare attraverso la stipula di convenzioni anche con Enti di formazione professionale riconosciuti."

Questo ha dato adito ad interpretazioni che hanno considerato possibile il trasferimento al sistema formativo regionale di allievi per il completamento dell'obbligo scolastico. Si ritiene che l'interpretazione corretta consenta lo sviluppo in convenzione di eventuali attività con carattere di orientamento, ma che la responsabilità dell'obbligo scolastico rimanga interamente del sistema di istruzione.

 

5.Rapporti tra sistema scolastico e sistema formativo regionale

Gli accordi del governo con le parti sociali del 1996 e del 1998 e la normativa successiva hanno indicato come prioritaria l'esigenza di integrazione tra i sistemi formativi. Al tempo stesso è necessario tenere presente che sia il sistema dell'istruzione sia il sistema della formazione stanno attraversando una fase importante di riforma che va a ridefinirne l'identità.

Mentre il sistema dell'istruzione sta completando questo percorso quello della formazione, anche per le caratteristiche dei diversi poteri regionali, deve ancora trovare un approccio unitario indispensabile per dell'obbligo formativo (formazione professionale iniziale) se si vuole che il sistema dei crediti e delle passerelle previsto dal regolamento attuativo della legge n. 144/99 art. 68 emanato dal governo il 7 luglio 2000, possa effettivamente realizzarsi.

 

6. Certificazione delle competenze nei passaggi tra i sistemi

Attualmente la normativa prevede, con il regolamento di attuazione dell'articolo 68 L. 144, che si costituiscano apposite commissioni in sede locale per valutare i crediti necessari in termini di conoscenze, competenze e abilità per il passaggio dal sistema della formazione professionale e dell'apprendistato al sistema dell'istruzione.

Queste commissioni composte da docenti del sistema di istruzione ed integrate con formatori del sistema regionale valutano la documentazione e predispongono eventuali prove di accertamento.

In modo analogo si determinano i passaggi dal sistema di istruzione agli altri percorsi.

Il sistema nazionale di valutazione dovrà monitorare in collaborazione con gli organismi del ministero del lavoro e le regioni l'attività di queste commissioni al fine di ricavare indicazioni utili a rendere omogeneo il lavoro delle commissioni stesse sul territorio nazionale.

L'art. 6 indica peraltro la possibilità di stabilire in accordo tra Stato, Regioni e Province autonome ambiti di equivalenza.

L'attuazione del sistema nazionale degli standard per la certificazione delle competenze (comunque) acquisite previsto dalla normativa, è condizione essenziale per l'attuazione effettiva di un'offerta flessibile, la realizzazione di passerelle tra i diversi sistemi e lo sviluppo di percorsi mirati e individualizzati.

Tali sistemi di certificazione basati su standard costituiscono la condizione necessaria per realizzare questi passaggi in modo più efficace e pienamente spendibili a livello nazionale e comunitario.

 

7. QUALIFICHE E PROFILI PROFESSIONALI E POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO

Si tratta di verificare in che misura, con la riforma dei cicli, sia possibile per gli istituti secondari (tutti) "realizzare in collaborazione con il sistema formativo regionale percorsi che consentano di conseguire contemporaneamente il diploma di istruzione ed una qualifica professionale".

L'articolo 7 del regolamento attuativo dell'articolo 68 L. 144 prevede che possano essere attivati percorsi integrati "con agenzie di formazione professionale o con altri soggetti idonei, pubblici e privati" per potenziare l'offerta formativa e consentire i passaggi tra i sistemi.

Si evince pertanto che tutto il sistema scolastico e non solo il segmento tecnico e tecnologico potrà attivare, nel triennio della secondaria, in accordo con il sistema regionale, percorsi integrati che consentano di conseguire il diploma ed una qualifica o il diploma ed una certificazione di crediti.

Questo percorso dovrà perseguito con il massimo impegno e realizzato mediante la concertazione con il sistema regionale nella fase di transizione per evitare che gli attuali percorsi dell'istruzione professionale che consentono di presentarsi sul mercato del lavoro con qualifiche specifiche vengano sostituiti solo da percorsi generali.

La discussione sui bisogni formativi è lungi dall'essere conclusa e le stesse qualifiche e profili professionali sono materia di dibattito e approfondimento; il mercato del lavoro soprattutto della piccola e media impresa continua a richiedere qualifiche e professionalità specifiche. Allo stato attuale è difficile ipotizzare che la riposta a questo bisogno possa essere fornita solo dal sistema della formazione regionale.

Nella definizione degli indirizzi delle diverse aree è necessario affrontare il rapporto tra titolo di studio ed iscrizione agli ordini professionali che potrebbe diventare problematica perché alla necessaria riduzione degli indirizzi deve corrispondere comunque una possibilità di accedere al mondo del lavoro attraverso i percorsi attuali.

Vanno distinti l'approccio alla conoscenza del mondo del lavoro che richiede tuttavia per la attivazione collaborazione tra scuola, Centri per l'impiego, imprese, realtà produttive e l'approccio all'inserimento nel mondo del lavoro che deve essere attivato nelle fasi terminali dell'obbligo formativo anche attraverso la presentazione delle opportunità fornite dalle politiche attive del lavoro.

 

8. IFTS

L'IFTS sia pure con un impianto assai complesso rappresenta un percorso importante tra gli sbocchi post secondari nell'ottica della integrazione dei sistemi. L'integrazione è infatti garantita dell'impianto che prevede per la costruzione degli interventi la compresenza di Scuola, formazione, università e mondo del lavoro.

In ingresso l'IFTS rappresenta uno dei percorsi aperti anche per coloro che hanno completato l'obbligo formativo nella formazione professionale o nell'apprendistato previo accreditamento delle esperienze precedenti.

La progettazione e la gestione dei corsi prevede che vengano definiti crediti spendibili anche in percorsi universitari.

Rimane il problema della possibilità per coloro che hanno adempiuto all'obbligo formativo in percorsi diversi dall'istruzione, di iscriversi all'università attraverso un riconoscimento dei crediti acquisiti senza passare necessariamente attraverso il conseguimento del diploma di istruzione secondaria.

Il problema si porrà poi con particolare evidenza per coloro che avendo avuto accesso all'IFTS e conseguito crediti per specifici percorsi universitari, allo stato attuale, non potrebbero utilizzarli se non tornando indietro e affrontando un esame con richieste assai più generali. Ciò richiede pertanto alle università una rapida attuazione dei nuovi ordinamenti che prevedono in ingresso la definizione di eventuali debiti formativi.

 

9. PROFESSIONALITÀ RICHIESTE PER IL RAPPORTO CON IL TERRITORIO

Il complesso delle iniziative di riforma richiede alla scuola, o meglio alle reti di scuole, un ruolo più attivo nel territorio e rapporti costanti con le altre agenzie formative, con il sistema produttivo e con il sistema delle politiche per l'impiego e delle politiche attive per il lavoro.

Le competenze generali in questi settori dovranno essere possedute da tutti gli insegnanti, tuttavia merita riflettere sulla necessità che si prevedano:

a) funzioni specifiche per insegnanti (anche temporanee);

b) tempi di lavoro dedicati.

 

10. RUOLO DELLE SCUOLE COME AGENZIE FORMATIVE NEL SISTEMA DELL'OFFERTA FORMATIVA REGIONALE.

Le scuole hanno ormai in tutte le regioni la possibilità di partecipare ai bandi del fondo sociale europeo e di proporsi come agenzie formative per iniziative di formazione professionale post secondaria e di formazione continua.

Le regole del FSE (Obiettivo 3 ed Obiettivo 1) ed i bandi regionali consentono alle scuole, singole o in rete, di proporsi come soggetto attuatore unico o in forma associata insieme ad altre agenzie (CFP, università, Imprese).

E' inoltre possibile per le scuole proporsi anche per la gestione dell'attività formativa esterna prevista per l'apprendistato.

Esistono inoltre altre iniziative a bando finanziate direttamente dall'Unione Europea al di là dei tradizionali circuiti rivolti direttamente alla scuola alle quali si può utilmente concorrere.

Queste possibilità rispondono ad un bisogno forte di formazione espresso dalla popolazione adulta occupata e non.

Ma ciò richiede alle scuole lo sviluppo delle capacità di progettazione necessarie per inserirsi in un sistema a bando e delle competenze necessarie per la realizzazione dei progetti che allo stato attuale non sono patrimonio comune, è da prevedere pertanto un sistema di supporto alle scuole che le metta in grado di accedere a queste possibilità, anche questo rappresenterebbe un modo per rafforzare l'integrazione nel territorio.

E' evidente perciò che nella formazione in ingresso degli insegnanti sia posta attenzione anche alla costruzione di competenze adeguate a tali finalità.

 

11. EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

L'accordo del 2 marzo 2000 della Conferenza unificata "in attesa della compiuta definizione del sistema integrato di istruzione, formazione e lavoro, a partire dall'anno 2000" stabilisce le linee per la riorganizzazione ed il potenziamento dell'educazione degli adulti

Il documento sulla base del modello dell'apprendimento per tutto l'arco della vita considera:

  1. le esigenze di recupero delle abilità di base del la popolazione adulta che deve inserirsi nel mercato del lavoro e migliorare la propria condizione di partecipazione alla vita sociale
  2. le esigenze della popolazione adulta occupata;
  3. le esigenze di formazione, aggiornamento professionale richieste dal sistema produttivo.

L'educazione per tutto l'arco della vita comprende la formazione continua che si sviluppa all'interno del mondo del lavoro e l'educazione degli adulti che deve offrire la possibilità di conseguire un titolo di studio, di riqualificazione per coloro che sono espulsi dalla produzione, di un elevamento culturale, personale e sociale.

L'EDA è dunque uno degli strumenti fondamentali per superare il gap del tasso di diplomati rispetto alla media UE, analogamente rappresenta uno strumento risponde alle esigenze di realizzare politiche di pari opportunità e di integrazione interculturale.

Il complesso delle attività educative per gli adulti in particolare dei CTP negli ultimi anni ha rappresentato uno delle modalità più efficaci per fare emergere una multiforme domanda di formazione.

Ferma restando la titolarità di programmazione delle regioni e le competenze degli Enti locali, la pubblica istruzione deve pienamente realizzare la riorganizzazione dei centri territoriali per l'EDA che costituiscono uno dei nodi della rete integrata dell'offerta formativa territoriale.

Per questo è necessario che nel comitato nazionale vengano fissate le linee guida che delineino gli obiettivi e gli standard previsti per questo tipo di interventi.

 

L'EDA come "modello aperto" è fondata su alcune caratteristiche costitutive che sono: la concertazione, l'autonomia e l'integrazione.

Più specificamente per quanto riguarda la concertazione si sottolinea l'esigenza di rimuovere la autoreferenzialità dei sistemi e di evitare il proliferare dei tavoli e degli organismi.

Per quanto riguarda l'integrazione inoltre, accanto all'integrazione orizzontale con gli altri attori del territorio, il sistema dell'istruzione deve generalizzare forme di integrazione verticale tra il segmento dell'obbligo e gli istituti secondari superiori.

Deve infine essere promossa, nell'ambito dell'autonomia delle scuole, la costituzione di reti al fine di ottimizzare e razionalizzare l'offerta formativa al territorio.